domenica 28 dicembre 2014

Chiedere

Batù era solito affermare, in modo un po' avventato, che chiedere è lecito e che rispondere è cortesia, senza tenere conto che la moderazione appartiene alla categoria delle virtù e serve principalmente per non esagerare.
Una volta che si trovò di fronte a un Maestro, chiese: "Quante volte è lecito importunare il prossimo chiedendo, sette volte?" Il Maestro rispose, in modo laconico, "non sette, ma settanta volte sette".....è così che i cattivi Maestri rovinano l'umanità, facendo passare il concetto che le nostre esigenze siano prioritarie anche quando si tratti di ottenere soddisfazione a danno di altri.
Già, gli altri, che strano concetto il rispetto per gli altri.... in fondo, chiedere è lecito.

venerdì 26 dicembre 2014

I cavalieri erranti.

Solo i numerosissimi errori commessi dai cavalieri erranti ne decretarono la scomparsa, non fu un clamoroso caso politico, come quello ben più triste di Jacques de Molay, solo distrazione, incuranza e comportamenti talmente superficiali da azzardare l'ipotesi che la Corporazione dei Cavalieri Erranti sia stata istituita a bella posta, al fine di concentrare la tipologia dei cavalieri cretini in un'unica grande congregazione, da non dover eliminare se non con la metodologia dell'autodistruzione che, in questo caso, come la storia ci ha testimoniato, ha funzionato benissimo.
Ciononostante, il mito del cavaliere errante è stato decantato nella letteratura europea con una visione romantica ante-litteram, quasi a significare il prevalere del fascino di questa figura il cui aspetto errabondo dominava rispetto a quello più semplicemente errante.
Il girovagare senza meta né posa di questi soggetti, dovuto esclusivamente alla poca chiarezza di idee e alla povertà dell'apparato intellettivo, venne invece attribuito, con un geniale colpo di mano culturale nell'ambito della correttezza interpretativa, alla spasmodica ricerca di situazioni, che le ingiustizie avevano sparso un po' ovunque, ove l'eroe potesse dare mostra del suo coraggio e della sua dedizione alla nobile causa del trionfo del Bene.
Compito, quindi, del cavaliere divenne, almeno nella teoria, quello di cercare il rifugio dove il Bene avrebbe dovuto penetrare per sconfiggere il Male e, dando sfoggio della propria abilità nelle armi, della propria arguzia strategica, risolvere ogni dramma mediante la soppressione del Cattivo, consentendo così il trionfo della Gioia.
Queste scialbe, quanto mitiche figure hanno popolato l'immaginario di scrittori e poeti, nonché animato la fantasia popolare per interi secoli, ritardando in modo colpevole il normale sviluppo di una società in cui la cavalleria era divenuta un inutile orpello.
La propensione alla scarsa capacità di valutazione e, quindi, all'errore, ha giocato per un buon periodo di tempo a favore di quanti vedevano nei cavalieri un sogno da proporre al popolino, ai fini esclusivi di mantenere le mani libere nell'uso e gestione del Bene collettivo.

giovedì 11 dicembre 2014

Capire

Ci sono momenti in cui capire è problematico, potrei capire se ci fosse qualcosa da capire, ma se non c'è niente da capire, non capisco cosa dovrei capire..... capire il niente è incomprensibile.

mercoledì 10 dicembre 2014

Dubbio

E quando sembra che sia il momento di entrare, occorre uscire per sincerarsi che il rientro sia possibile e opportuno, perchè niente è così difficile come entrare quando si sia già dentro.
Per entrare occorre essere fuori, chi non lo è, rimane tagliato fuori..... perchè spesso il fuori è tagliente, affilato come lama fatta apposta per correre sul filo del rasoio del dubbio.
Non si può vivere nel dubbio, tantomeno si può vivere col dubbio e nemmeno si può a Cabot Cove.

Vita di genere

Recenti studi del MIT hanno delineato nuovi orizzonti per spiegare come la vita umana femminile si protragga ben più di quella maschile.
In particolare lo studioso italiano M.B. ha messo a punto una teoria che pare fornire una risposta adeguata al fenomeno: "È un fatto innegabile che le donne vivano più degli uomini e la motivazione è da ricercare nel fatto che non prendono moglie"

sabato 6 dicembre 2014

La mafia nera.

Lascio la moto nel parcheggio vicino a Media World, un parcheggiatore abusivo si avvicina e mi chiede dei soldi per "guardarmi" la moto. 
Gli dico che la può guardare gratis, dato che la moto è mia...... lui (forse) non capisce la battuta e va avanti nel discorso, informandomi che potrebbe capitare "qualcosa" alla mia moto se lui non la "guarda"..... 
Gli sorrido e lo informo che se capita "qualcosa" alla mia moto, io lo conosco, lo cerco, lo trovo e gli rompo le ossa a bastonate, dato che abbiamo scelto la via della cauta diplomazia....
La domanda principale, a questo punto è: sono sa considerare razzista, dal momento che il parcheggiatore abusivo è un nero, presumibilmente senegalese e probabimente clandestino?
La tentata vessazione, per non chiamarla estorsione, merita il biasimo e la punizione solo quando sia perpetrata da bianchi?  O possiamo tranquillamente biasimare questi volenterosi ragazzi neri, che si avviano a una brillante carriera nel business dell'estorsione? E di più: è lecito considerare questo genere di richieste al pari del "pizzo" che ha fatto la fortuna di tante "onorate società", oppure dobbiamo classificarla al pari di un'elemosina obbligatoria, perchè il poveretto deve pur mangiare?
Ma viene allora da chiedersi, è certamente giusto che tutti abbiano il loro boccone di pane per sfamarsi quotidianamente, ma la strada del procacciamento del cibo dev'essere lastricata di minacce e ricatti?

E se lui, questo "persuasore" con tecniche di tendenza "mafioseggiante", che prescindono dal colore della pelle, della sua pelle, si avvia lentamente ma inesorabilmente nel tracciato che abitualmente seguono i nostri "picciotti", fanno bene i mafiosi nostrani italiani a incazzarsi con gli immigrati clandestini che rubano loro il lavoro, o la legge di mercato deve abolire questi privilegi di nicchia ingiusti e dare spazio a una sana concorrenza meritocratica anche negli ambiti di attività che non siano regolamentati da leggi dello stato?
Come vediamo, una semplice richiesta di riscatto, in cambio della restituzione della moto senza nemmeno un graffio, apre la porta a innumerevoli quesiti, senza scendere per forza nel terreno insopportabile del razzismo, ma senza nemmeno trovare scuse a questo genere di persone, di cui potrei fare tranquillamente a meno, a prescindere dal colore della pelle.

A proposito, al mio ritorno la moto non aveva neppure un graffio..... forse è stata "guardata" gratis.

P:S: - Forse è un racconto di pura fantasia, che vuole gettare benzina sul fuoco dell'intolleranza razziale e alimentare la guerra tra poveri che si è generata nella nostra gustosissima nazione..... quindi, ogni riferimento a mafiosi più o meno di colore, realmente esistenti potrebbe essere da considerare puramente voluto.

martedì 11 novembre 2014

Violenza

Sono estremamente favorevole alla violenza, all'uso della forza, alla coercizione e alla privazione della libertà..... basta che non vengano esercitate su di me.

sabato 8 novembre 2014

La soluzione

Si era aggrappato alla scia dell'aereo per tirare un poco il fiato. La stanchezza cominciava a farsi sentire, anche se, ancora, non si era vista.
Era sempre stato così, una lingua che pochi conoscevano, e che i più salmistravano, aveva fornito lo strumento per la comunicazione, che non aveva sortito effetti se non quello di fare invidiare al carrello del Boeing, quello dei bolliti.
Si ricordò che una volta aveva chiamato Angela per chiedere informazioni sull'orario dei treni, non contento aveva riformulato la stessa identica richiesta a Monica, poi si era incamminato verso la campagna, aspettando il momento buono per ricongiungersi alla sua ombra, dopo decenni di distacco. Un vero mattacchione.
Era chiaro come il sole che non avrebbe potuto essere quella la soluzione satura, ma anche volendo, quelli erano i giorni dello scioglimento e l'acido veniva venduto a fiumi, come le parole.


mercoledì 5 novembre 2014

Fasi

Per rispondere correttamente alla domanda del giorno bisogna chiedersi se sia meglio essere neutri, o se si preferisca essere in fase, quale che sia.... positiva o negativa, ma pur sempre fase....
Per evitare blocchi di qualsiasi natura è bene rispondersi con l'assoluta certezza che solo la sincerità può dare perchè la partita si gioca su più campi, ma chissà se quello neutro è effettivamente il più vantaggioso, oppure se serve ad evitare il famoso blocco......
Nell'attesa il muro pareggia in casa.

Il tempismo del tempo

Mi appassionano le giornate cariche di elettricità, quelle giornate in cui nuvole e pioggia si incontrano e decidono per un pic nic nel mio giardino..... ragazze, ma proprio oggi che ho da fare e non posso sortire?....... Quando si dice il tempismo del tempo.

sabato 1 novembre 2014

L'ago e il pagliaio

Chi cerca un ago, potrebbe trovare un pagliaio.
Chi cerca un pagliaio rischia di trovare un ago e pungersi.
Chi cerca un ago sappia che i pagliai sono l'abituale posto dove vengono riposti.
Chi cerca un ago e un pagliaio non ha capito come si rammenda un calzino.
Chi cerca un pagliaio trova un tesoro... e anche un ago, a volte...
Chi cerca un ago e lo trova in un pagliaio ha avuto una botta di culo.
Chi cerca lago, trova pagliai d'acqua dolce.

Chi va al mulino s'infarina, chi va al pagliaio no

mercoledì 8 ottobre 2014

Ecclesiaste

Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo. C'è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante. Un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire. Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo per ballare. Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci. Un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per serbare e un tempo per buttar via. Un tempo per stracciare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare. Un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace. (Ecclesiaste 3)
Ora è tempo di castagne e funghi.....

martedì 30 settembre 2014

Pari opportunità.

Trovo insopportabile che l'articolo indeterminativo richieda l'apostrofo di fronte a parole che inizino per vocale, purchè tali lemmi siano di genere femminile, con buona pace per le regole sulle pari opportunità, così vergognosamente disattese a ogni minima occasione...
Tale scandalosa discriminazione viene ignorata, a bella posta, persino dai movimenti femministi (in evidente connivenza con queste pratiche sessiste).
Appare in tutta evidenza che tale regola è stata ideata per distinguere il genere femminile, barbaramente sottoposto a pratiche di elisione da cui il mondo maschile viene, invece esonerato. Come potremmo chiamare tutto questo se non segregazionismo sessuale?
Ma da qualche parte ci sarà un po' di giustizia e di effettiva parità.

venerdì 12 settembre 2014

Ma Proust era un chiaroveggente?

Il nichilismo è una brutta pratica, specie quando non si è in grado di gestirla in modo da passare come vittima del destino, muovendo l'umanità a una compassionevole comprensione.

Alla rinfusa

Non accade mai quando i pensieri scorrono in modo ordinatamente organizzato, accade sempre quando la mente non trova requie e i pensieri vanno e vengono, ma i più vanno, e ti scopri a non ricordare il nome di Van Morrison, che pure hai ascoltato migliaia di volte.
Il flusso non diviene più un ordinato collegamente fra i piccoli frammenti che formano un'idea, ma il disperato tentativo di confermarsi che non tutto è perduto.....
....e lo scaffale degli alibi è ormai desolatamente vuoto.

mercoledì 30 luglio 2014

Qualità

Non c'è più una classe dirigente adeguata al ruolo di governare il Paese e tutti indicano i cinquemilaquattrocentosettantaquattro difetti che ogni singolo potente ha.
Credo che sia un dato inconstestabile, è crollata la qualità della classe politica e dirigente dell'Italia..... ma è possibile che sia diminuita di pari passo la qualità del popolo italiano?

La conquista

Guardò la parete scoscesa e irregolare con un po' d'ansia.
Aveva deciso che quella mattina l' avrebbe scalata, quale che fossero state le condizioni ambientali.
Era una giornata da tregenda, tutti gli ordini angelici si erano dati appuntamento per orinare insieme proprio lì.
In effetti era ripida, molto ripida....
Si fece coraggio e mano, piede, mano, piede, arrivò in cima, passando per timori, paure e anche qualche sforzo al limite delle sue possibilità.
Una volta in cima si girò, la parete scoscesa aveva mutato la sua essenza, trasformandosi in un pericoloso dirupo.
Mentre volava verso valle, sì pentì di non aver saputo resitere alla tentazione di scalare la parete e si rese conto che aveva mentito a sé stesso quando aveva considerato un rovescio della sorte che la parete si fosse trasformata in un profondo dirupo.
Anche Pippo diceva che una salita vista dall'alto somiglia tanto a una discesa.

martedì 29 luglio 2014

Il punto moribondo

Avevo passato lì, nel fango e nel freddo, le mie ultime 72 ore, avevo fame, sete, sonno e la mia mente si era adattata all'idea che tutto finisce, quanto avrei potuto restistere ancora?
Erano stati mesi di lotta senza quartiere.
Quella che una volta era stata la mia città, il panorama familiare, la cornice dei miei giochi e e della mia vita era si era rapidamente sfaldata, scomposta secondo una tecnica cubista, che aveva valorizzato il lato artistico e creativo degli esplosivi al plastico.
È per questo che ho gettato l'arma fuori e sono uscito con le mani alzate. Che altra scelta avrei avuto?
So bene che in questa guerra non si fanno prigionieri, ma ci sono momenti in cui la resa non sembra il male peggiore.

lunedì 28 luglio 2014

Il mago della pioggia

Non so se ha smesso da sola o se sono stati gli insulti che le ho rivolto nell'arco della giornata, sta di fatto che ho fermato la pioggia.

domenica 27 luglio 2014

Nascosta.

Si era presentata in altro modo, una vera rarità, una perla nera nell'oceano di banalità rappresentato dall'altra metà del cielo, ma era finzione, o quanto meno un tentativo tenero e inutile di proiettare un'immagine di sé che non poteva in alcun modo essere realtà, una lotta incruenta fra quello che era e quello che avrebbe voluto essere, nel lodevole e sciocco tentativo di sollevarsi almeno un poco al di sopra la melma della massa. Niente altro che banale finzione, per quanto generata da ottime intenzioni, nella migliore tradizione letteraria che  testimonia l'Umanità dall'inizio del tempo.
Sogno antico come quello di volare, l'essere ha sempre tentato di correggere e contrastare la natura umana, vani sforzi che si sono scontrati con la durezza dei fatti, comunque vadano le cose, ciascuno sarà sempre ciò che in origine era determinato.
La capacità di imprimere cambiamenti alla forma è stato il miraggio che ha portato alla confusione fra questa e la sostanza, come se fossero entrambe alla portata della nostra volontà e, quindi malleabili. 
La sostanza è fatta di materia non plasmabile, aggregata dal tempo e dal lento cammino nei secoli. Non c'è modo di essere ciò che non siamo, per quanto l'ipotesi possa sembrarci allettante, nessuna chance di variazione, miglioramento. 
L'essenza è statica, immutabile, ma la finzione può creare l'illusione di movimento che ci porta a credere che l'uscita dagli schemi antichi del pregiudizio sia a portata di mano.
Banalmente non lo è..... e la maschera resta maschera.

martedì 22 luglio 2014

Antisemita.

Un caro amico ha pubblicato una lettera di un suo amico israeliano, che voleva in tal modo esporre le ragioni di Israele nell'attuale situazione che vede il ruolino di marcia dei morti innocenti crescere giorno dopo giorno.
La lettera contiene una frase che riporto integralmente: "Le azioni militari su Gaza sono - per tanti - pretesti che crediamo giustifichino l'espressione di sentimenti in realtà anti-semiti.".
Non credo di meritare l'appellativo infame di anti-semita, anche se non sono pronto a giustificare il genocidio in atto nel nome della lotta ad Hamas.
Se uccidire centinaia e centinaia di innocenti in nome della lotta al terrorismo di Hamas, significa stare dalla parte giusta, sono contento di stare dalla parte sbagliata.
Israele non potrà mai dire che il suo braccio è stato armato da Hamas, come Hamas non potrà mai affermare che il proprio braccio è armato da Israele.
Entrambi sanno esattamente cosa stanno facendo, con un cinismo che è proprio dei popoli guerrafondai, barbari... sembra incredibile che, al giorno d'oggi, non si riescano a trovare soluzioni diverse che non siano bombe israeliane contro ospedali o scuole o razzi islamici contro quartieri popolari israeliani.
Sembra incredibile, eppure è storia di questi giorni, e il colpevole è sempre l'altro, mai un cenno di umiltà che miri a riconoscere gli errori compiuti.
Questi morti sono solo scomodi effetti collaterali, di cui Hamas ha di certo responsabilità, ma di cui Israele è tutt'altro che innocente.

domenica 20 luglio 2014

Comprendere

È opinione diffusa che il cervello stabilisca la capacità di comprendere o meno.
Recenti studi sulla follia collettiva applicata all'egocentrismo di maniera, hanno invece dimostrato che la capacità di comprendere è determinata dalla volontà di ascoltare ciò che viene detto, invece che pensare a come rispondere prima che il discorso del nostro interlocutore sia terminato.
Il prof. Tarani, dell'Università di Tirana, ha potuto riscontrare trentaquattro tipologie diverse di non ascolto, di cui solo una parte minima ci era conosciuta, le altre non sono ancora state catalogate, in quanto la loro struttura non è ancora ben definita. Dobbiamo, infatti, la loro intuizione, da parte dell'illustre ricercatore, esclusivamente a complessi calcoli matematici, che ne hanno evidenziato inequivocabilmente l'esistenza.
Questi risultati aprono nuove frontiere nella vita sociale e di relazione, la cui portata non è ancora di facile lettura, data la delicatezza e la complessità dell'argomento.

mercoledì 25 giugno 2014

La memoria è sempre corta.

Molti, in questi tempi odiosi di populismo qualunquista, si sperticano nelle lodi di Pepe Mujica, indicandolo come esempio da seguire per la rettitudine, l'onestà e il senso del dovere.
Ma quanta bella gente,  ma che bella moltitudine di cerebrolesi smemorati o ignoranti.
Grandissima parte dell'onda di ammirazione verso quest'uomo è schierata nella destra sfruttratrice e conservatrice, quando non definitivamente fascista. Grandissima parte di coloro che da noi inneggiano a questo galantuomo appartegono alla più bieca e oscurantista parte della nostra società.
Questa stessa popolazione che oggi inneggia a Mujica come esempio da seguire, negli anni 70 e 80 additava come orrore il movimento dei Tupamaros (Movimento per la liberazione dell'Uruguay dalla dittatura), di cui il nostro Pepe faceva parte, in quanto ispirato a principi marxisi leninisti. Pensa un po' comunisti e per di più combattenti.... il peggio del peggio secondo la nostra informazione governativa dell'epoca e secondo quella attuale e secondo quella parte che in questi 20 anni ha sostenuto nel nostro Paese, la perfida e insopportabile dittatura della democrazia.
Ma torniamo al nostro, liberato il Paese, il movimento di guerriglia urbana diventò movimento politico e poco alla volta, con la federazione dei movimenti di sinistra, è salito al potere con gli strumenti della democrazia, quella vera, prima conquistando la presidenza delle due camere e poi la presidenza della Repubblica, a distanza di pochi anni. Un evento possibile in una nazione che conta poco più di 3 milioni di persone, sogno irrealizzabile per il resto.....
Ma il succo è un altro, il populismo qualunquista che è così in voga in Italia in questi tempi, non ha vergogna di nulla e inserisce fra i suoi idoli anche i nemici di sempre, pur di salvaguardare il proprio tornaconto. 
Paradossalmente, la sinistra nostrana, invece di insorgere contro l'usurpazione di queste figure, si eclissa..... già, oggi esaltare il buon operato di un marxista leninista è scomodo anche a sinistra.


La base e l'altezza.

Quando la piena travolse le paratie di rinforzo e l'acqua decise di fare una rumorosa passeggiata in città, ringraziai il cielo di abitare al secondo piano di quel vecchio palazzo senza ascensore.

martedì 17 giugno 2014

In bilico

Capita per caso, che uno sostituisca una croce di San Giorgio coi quattro mori, con una panoramica dell'evento che caratterizza il giorno più significativo della città in cui vive.
È in quel momento che si apre davanti la desolazione di non essere né carne né pesce. 
Da un lato abbiamo la terra d'origine, quella il cui sangue pulsa nel tuo apparato circolatorio, quella della lingua che hai imparato e non hai mai coltivato perchè non hai vissuto in quella terra in modo stabile, in modo che la tua formazione appartenesse a quei territori.
Già, la lingua..... e oltre a quella un simulacro di pensiero che non si è mai confrontato con pensieri analoghi, ma con quelli della terra straniera che ti ha ospitato e che benevolmente ha cercato di regalarti formazione e cultura, occasioni che non hai saputo cogliere perchè non hai capito l'importanza del piatto che ti veniva offerto.
Dall'altro lato abbiamo la città che ti ha accolto, ma sempre ai margini, le origini contano e la cerchia "pura" è molto ristretta. Gli stranieri non sono visti di buon occhio, a meno che non abbiano un conto in banca significativo.
Già, questa città è così, formata da un tessuto micragnoso, gretto, selettivo senza alcuna motivazione oltre ogni accettabile misura.
E a guardare alla distanza, vedi che in realtà sono gli emarginati quelli che ti hanno accompagnato nella parte di vita che hai condotto qui.
Eppure le vestigia della grandezza culturale e sociale di questa città, si annusano a ogni angolo del centro storico, una grandezza che non ha eguali nella storia d'Italia, un'avanguardia di pensiero che si è andata affievolendo nel corso dei secoli, sostituita da una pochezza  di difficile comprensione.
Vecchie e grandi generazioni di mercati, sostituite da schiere di bottegai trinariciuti.
Questo è quello che accade quando metti a confronto due stati d'animo che fanno parte di te, ma nel contempo sono il tuo conflitto perenne, senza bandiera, senza appartenenza, sempre un bilico fra insoddisfazione e curiosita.

domenica 1 giugno 2014

Passa e si accumula.

Brutto giorno per le clessidre quello in cui la sabbia, il silicio di cui sono fatte, deciderà di entrare in agitazione per protestare contro la banalità della concezione del tempo, che viene considerata oltremodo riduttiva, rispetto alla sua reale essenza e alla componentistica che sottende questa tanto invisa considerazione.
D'altronde l'uomo aveva inventato questa dimensione, il tempo, per definire fasi della vita che si succedevano quasi come per abitudine, quotidianamente. Insomma, occorreva uno strumento che consentisse la scansione delle azioni nell'arco del periodo giorno notte.
Forse questo malconcio modo di trascorrere della vita, aveva dato una parvenza di movimento all'idea di tempo, tanto che si arrivò a coniare il motto latino "tempus fugit".
In realtà questa balzana idea ha ingannato intere generazioni di umani, divenendo mito della velocità, il tempo vola, il tempo fugge, il tempo è oro.......
La sabbia è l'unica aggregazione in grado di comprendere a pieno che il tempo trascorre solo nel passaggio stretto che unisce la superiore ampolla del futuro e l'inferione ampolla del passato, le componenti essenziali della clessidra. Quella strettoia è il presente, l'attimo fuggente, ma è l'attimo che fugge, il tempo si accumula diligentemente nel fondo dell'altra ampolla e lì si accumula, fin quando un nuovo utilizzo sarà determinato dal rovesciamento della clessidra.
Il presente è l'attimo del passaggio e non può certo definire il tempo, mentre l'accumulo di sabbia sul fondo della clessidra, ci parla di quelle sequenze di azioni e ci racconta la storia dell'uomo e dell'umanità.
Quello è il tempo e nessuno meglio del valoroso granello di sabbia ribelle può immaginarlo.

lunedì 19 maggio 2014

Pensieri da viaggio.

Quando il treno si fermò, scesi afferrando le due valige che costituivano il mio bagaglio culturale, erano due borse da viaggio Mandarina Duck, piene di idee innovative, che se avessero goduto della giusta divulgazione, avrebbero rivoluzionato il mondo e migliorato la vita di quasi tutti.
In realtà non ero così certo di volerle divulgare, avevo come il timore che occorresse ancora un po' di tempo, prima di prendere in considerazione un cambiamento radicale delle proprie visioni, un salto di paradigma ancora non adeguato alla conoscenza media.
La stazione era enorme e io ero indeciso se cambiare binario o uscire dalla rete, ferroviaria e non.
Mi fermai nel salone della biglietteria per guardare il tabellone degli orari e aprii il borsellino in cui tenevo le banalità, alla ricerca di una penna e un taccuino. Nel movimento, mi caddero accidentalmente un paio di pensieri ordinari, che un signore gentile si chinò a raccogliere. Nel porgermeli con un sorriso, considerò che gli sarebbe piaciuto tenerli, così........ tanto per potersi vantare di qualcosa di diverso.
Anuii e gli dissi che se voleva tenerli erano suoi.....e incredibilmente li tenne.

domenica 18 maggio 2014

L'ascolto e la comprensione

Molti pensano (ingenuamente ed erroneamente) che l'ascolto sia componente essenziale per un corretto rapporto interpersonale. Ascoltare ha valore solo se si capisce ciò che viene detto e se lo si tiene nella dovuta considerazione nell'elaborare il proprio pensiero, al fine evitare le noiose ripetitività.
"Sì però" è la frase più utilizzata da chi sta a sentire, ma non ascolta. È così che si prolunga a dismisura il processo di comprensione, senza peraltro la garanzia di raggiungerlo.

Vero è che ascoltare e capire ciò che si ascolta può comportare serie controindicazioni, come ad esempio il dover prendere atto che il proprio punto di visto è meno meritevole di attenzione, ma si sa, nessuno è depositario della verità rivelata, cambiamenti di rotta, talvolta anche repentini sono da mettere in preventivo. 
Ascoltare per comprendere è un'attività salutare, bisogna saperla svolgere con l'umiltà dovuta, potrebbe addirittura succedere che ci aiuti a crescere.

sabato 17 maggio 2014

Cercare spiegazioni all'inculata.....

Le giornate passano spesso così, tutte uguali, senza che nulla accada..... poi il lampo e la mente corre verso una plausibilile spiegazione del modo di dire..... e il modo di dire è "inculata".....
Già, questo è un modo di esprimersi non propriamente aristocratico, divenuto diffuso, almeno nelle mie zone, a significare una fregatura, una cosa andata male, un raggiro.....
Chissà come si è arrivati ad accostare il significato al lemma....
Il pensiero, che è fondamentalmente malizioso, vola alla sodomia, ai rapporti omosessuali, al peccato e tutto ciò che il lato B dell'essere umano richiama alle fervide menti.
Subito dopo si avvicina un altro aspetto che viene analizzato, è quello relativo all'utilizzo quotidiano del sedere per l'attività liberatoria delle scorie che il nostro organismo produce.
Da ultimo, il termine richiama un aspetto dell'approccio sessuale che comporta la penetrazione dell'ano, data l'elasticità del muscolo stellare che ne permette l'accesso, pratica che può portare un pene a eiaculare all'interno della terminazione intestinale.....
Già, è qui che si nasconde la magia e il genio dei modi di dire popolari.... nelle normali attività sessuali, la cui funzione principale è quella procreativa, utilizzare il culo per giungere all'orgasmo, significa non avere intenzione di dare un seguito all'attività riproduttiva della specie, pur soddisfacendo un proprio bisogno.
Spargere il proprio seme in un retto, non darà alcun esito alla prosecuzione della vita e si rivelerà quindi, come una cosa inutile, senza aspettative di progenie..... un'inculata, appunto.

Vorrei puntualizzare che, a volte, ho di meglio da fare, ma a volte no.

domenica 4 maggio 2014

I colpi e le colpe

"Voi gridavate cose orrende e violentissime, e voi siete imbruttiti. Io gridavo cose giuste, e ora sono uno splendido quarantenne." (Nanni Moretti)

Mi ero ripromesso di non affrontare mai l'argomento "politica" su questo blog, se non nel senso più alto e nobile del termine e cioè l'arte del compromesso che avvantaggi i più e che faciliti il vivere collettivo di comunità variegate di persone.
Ma è chiaro che diventa difficile osservare in silenzio lo scempio che quotidianamente viene fatto del Bene collettivo da parte di massima parte del popolo italiano, quella parte maggioritaria che ha fatto della propria ignoranza una bandiera e che ha osteggiato in tutti i modi la crescita di una società sempre migliore, distruggendo gradualmente, ma inesorabilmente ogni forma di arricchimento culturale, spirituale e sociale.
È di tutta evidenza che tutto questo non è avvenuto per caso, ma con un lento martellamento delle fondamenta del vivere civile e che ci sono responsabilità da distribuire. Ci sono, dunque, delle colpe che vanno attribuite secondo le responsabilità oggettive che ciascuno di noi ha avuto.

Avventuriamoci, dunque in questa fastidiosa palude maleodorante.

Vorrei innanzi tutto precisare che quando parlo di vita collettiva, sociale, uso sempre il "noi" per cortesia verso gli interlocutori, ma deve essere chiaro che le responsabilità di questo dilagare, ormai inarrestabile dell'ignoranza, non vanno certo ascritte a me, se non in parte che ritengo risibile.
Certo, avrei anche io potuto svolgere in modo più assiduo e incisivo la mia parte, al fine di far prevalere una visione più intelligente e meno stupidamente massificata del vivere collettivo.
Spesso mi capita di affermare che "abbiamo" i governanti che ci meritiamo e che ci rappresentano in toto. È inutile specificare che non mi sento minimamente rappresentato da questa feccia che da 40 anni a questa parte controlla la mia vita e impedisce qualsiasi timido volo di libertà.
Non mi rappresentano questi utili idioti che hanno seguito pedissequamente le indicazioni dei loro simili per costruire una società in cui i limiti dell'interesse individuale arrivano fino alla porta di casa propria, consentendo in tal modo che il bene di tutti diventi bene di nessuno, con tutto quello che consegue.

L'ipocrisia di milioni di persone che hanno sempre considerato lo Stato come una mucca da mungere e che ora, che la cuccagna è finita, puntano il dito contro i "politici" che loro stessi hanno fermamente voluto e confermato per decenni, finchè le vacche erano grasse.
È questo il limite della democrazia, se i ladri diventano più ddei possibili obiettivi, è chiaro che alcuni di loro cominceranno a diventare oggetto di attenzione da parte di altri ladri, in una sorta di saga surreale del furto. D'altra parte, può essere definita democrazia questa ridicola corsa al mantenimento dei propri privilegi? Tutti vogliono la loro parte di latte, ma nessuno è disponibile a contribuire al mantenimento della mucca con il proprio apporto di fieno.La cosa avvilente è che non stiamo parlando delle grandi cose, basta verificare queste affermazioni in una banalissima riunione di condominio

È triste osservare come stia crescendo in modo inarrestabile l'entusiasmo per l'uomo forte, come se l'unica strada percorribile (nell'ignoranza dominante) fosse adottare e sostenere un "salvatore della Patria", poco importa che sia un Cavaliere brianzolo, o un boy scout fiorentino o un buffone (pardon comico) genovese, o chiunque altro abbia posto al centro di una rivendicazione alla "Sistemazione delle cose" la propria insignificante persona: Tre beceri esempi di come il cervello degli italioti abbia abdicato a una qualsiasi parvenza di intelligenza, di come non ci sia in una gran parte del popolo italico la capacità di un impegno a costruire, anziché a depredare. 
È aberrante il concetto che non ci sia più un'idea da condividere per costruire un futuro, ma solo una sciocca ricerca di un leader capace di accumulare consenso (voti, intuli quanto ambiti) con vuote chiacchiere (abbiamo citato tre Maestri di questa nobile arte) e poi da osannare e seguire per demolire il poco che è rimasto ancora in piedi.

In tutto questo, dicevamo, ci sono responsabilità da distribuire e i più sono portati a puntare l'indice (sport nazionale che ha surclassato il calcio) verso i "politici", rei di avere depredato..... come se il popolino non abbia, nel suo piccolo, svolto la stessa attività di mettere al sacco tutto ciò che è collettivo.
In questi anni, diciamo dall'era Craxi ai giorni nostri, il ripiegare sui bisogni individuali è diventato un obbligo, peraltro ben accolto dai più..

C'è chi dice che la stra-grande maggiornaza degli italiani è composta persone perbene, che fanno il loro dovere sempre e comunque..... Rimango perplesso di fronte a questa affermazione. Se questo fosse vero, avremmo una diversa rappresentanza nei vari livelli politici e amministrativi, ma così non è... e se due più due fa quattro, anche questa affermazione è figlia della più ottusa ipocrisia. 
Si potrebbe azzardare, ma solo gli stupidi lo fanno, che siamo in un regime di tirannia. Oppure, potremmo ipotizzare, molto più realisticamente, che la cittadinanza elegge chi maggiormente si avvicina alle proprie peculiarità, demanda quindi a colui che sente suo simile la gestione del Bene pubblico, nel malsano convincimento che, così facendo, potrebbe averne un ritorno, un vantaggio personale. Dove mai vogliamo andare? Sono i "politici" il problema? ma per favore.....

In tutto questo c'è chi ha preso colpi per cambiare in meglio le cose e non ha potuto far granchè perchè questo strano Paese criminalizza da sempre le persone perbene, quelle sensibili al bene colettivo a tutto vantaggio dei criminali veri (ne siedono tanti nei posti pubblici del nostro Paese). Mai le "forze dell'ordine" sono intervenute sui faccendieri, puttanieri, ladri, persino assassini che hanno popolato le nostre due Camere.... ma ricordo alla perfezione la diligenza con cui aggredivano violentemente gli studenti che manifestavano per una scuola più giusta, per una società più giusta..... , indulgendo su pratiche che definire criminali sarebbe eufemistico.... basta guardre il bilancio molti ci hanno lasciato la pelle, e quella scia di sangue non è ancora terminata. I pretoriani hanno sempre fatto bene il loro mestiere.
Un discorso a parte meriterebbe la disinformazione dell'informazione. La bugia ripetuta più volte non diventa automaticamente verità, ma questo pare non interessare ai detentori di TV, di giornali e di blog che ti dicono "la verità" che nessuno ti dice....

Mi concedo da ultimo una nota di folklore: è del tutto singolare che i due massimi esponenti di due formazioni politiche di grandissimo impatto elettorale siano due criminali condannati, uno per evasione fiscale, l'altro per omicidio (colposo, ma pur sempre omicidio).

giovedì 1 maggio 2014

La colta ignoranza

"A volte capiva, a volte condivideva, a volte capiva e condivideva, ma più spesso non capiva. Era questo che rendeva inutile la condivisione. Infatti, se a menti allenate bene risulta logico che si possa condividere o non condividere, è opportuno inibire agli incomprendenti la divulgazione della loro visione non chiara."
Pensava questo, mentre rientrava al paese, dopo una lunga giornata nei campi ad osservare gli armenti che conducevano la loro normale vita quotidiana.
Strana vita quella degli ovini, sempre stretti in gruppo quasi a voler rendere più grossa la loro figura e allontanare così, o ridurre al minimo, il rischio di essere coinvolti e travolti da un'aggressione di predatori.
Ma non era  forse la stessa storia di sempre?
Non conosceva la storia di sempre, anzi, non conosceva la storia, forse non l'aveva mai conosciuta. Era figlio dell'ignoranza colta, quella strana creatura che aveva avuto momenti di grande popolarità presso i ceti inferiori, che portava alla lettura di intere librerie, senza capire cosa si stesse affrontando e che non permetteva di sganciarsi dalla bassezza del pensiero di appartenenza, pur nella convinzione di avere elevato il proprio essere.
Era quello che aveva portato la società a far prevalere il denaro sul pensiero, poiché fu finalmente defiinito in modo chiaro che la scalata sociale verteva soprattutto sull'accumulo di ricchezza materiale, piuttosto che sull'arricchimento del pensiero e dello spirito.
In realtà si era sentito deluso, per moltissimo tempo non aveva preso in considerazione che questa potesse essere una variante accettabile nella vita collettiva, ma aveva dovuto arrendersi all'evidenza.
D'altronde la possibilità che gli esseri umani potessero orientarsi in modo diverso era venuta chiaramente fuori, ma a parte l'entusiastico accoglimento a parole, nei fatti aveva fatto proselitismo per una sempre più minuscola rappresentanza.
Aveva ragione il suo ex amico quando affermava che nelle zone povere vogliono le stesse cose che vogliamo noi delle terre fortunate e agiate: una bella casa, una bella macchina, dei bei mobili, oggetti costosi. Aveva ragione nella prassi, frutto di una strategia perversa che mirava alla diseducazione dell'essenza, ma non nella verità profonda della vita.... quando ti sei comprato tutto, ti rendi conto che alcune cose non si possono comprare e difficilmente trovi chi te le dia, specie se è consapevole del tesoro che conserva dentro di sè.
Eppure, alcune volte, aveva avuto il dubbio. D'altronde se i più, e parliamo di una cifra molto consistente, pensavano determinate cose, all'esatto opposto delle sue, andava presa in considerazione l'ipotesi che fosse quella giusta.
Non c'era niente da fare il dilemma insolubile era proprio quello, stare male dalla parte giusta o stare bene dalla parte ingiusta.... e comunque, anche giusto e ingiusto, in questo caso, diventavano categorie eccessivamente restrittive e ambivalenti, nel senso che possono essere spostate indifferentemente da una parte e dall'altra, alla stessa stregua del concetto di bene e male.....
Il relativismo che si era impadronito del mondo lo portava in modo ondivago da una parte all'altra, sempre indeciso fra la terra e il cielo, e aveva impedito alle sue ali di svilupparsi in modo adeguato, ma non di spuntare..... come un tacchino, o uno struzzo..... e come lo struzzo spesso si copriva gli occhi nel vano convincimento di non essere visto.
E comunque, questo era e nulla avrebbe potuto mutarlo... la colta ignoranza aveva rovesciato il paradigma di riferimento, ribaltando il senso delle cose, sostituendo ai valori di difficile fruizione, disvalori di facile acquisizione, che avrebbero in pochi anni desertificato l'animo umano, alla stessa stregua di un virus indebellabile.

sabato 26 aprile 2014

G.B.

Rientra nella normalità delle cose che arrivi il momento in cui bisogna separarsi in via definitiva?
Sì, abbiamo faticato molto per accettare che la condizione della vita è che prima o poi finisca.
E quindi dovremmo accogliere la fine con filosofia, con leggerezza, perchè è la componente complementare della vita e delle gioie che questa ci regala nel corso del tempo.
Ma ci sono giorni che è dura da mandare giù.
Ci sono persone con cui trascorri momenti importanti, fitti, densi e poi....... li perdi di vista, se non ritrovarli in qualche saltuario incontro casuale, durante i quali scambi le informazioni dei lunghi periodi di lontananza, in pochi minuti.
È un amorevole inganno di noi stessi, per non farci sentire distanti, lontani. 
Poi, trovi su un social network una foto con l'annuncio che non ti capiterà più di incontrarlo e ti rendi conto che il re è nudo.
Che altro si può fare, se non cercare consolazione nel periodo trascorso insieme a fare musica e a bere vino.... in misura direttamente proporzionale.... ed era tanta musica.
È così, che una foglia dopo l'altra, l'albero della vita libera lo spazio, seccando noi vecchie foglie, per le nuove gemme che formeranno la società delle foglie future.

venerdì 25 aprile 2014

Strategie e leggi di natura.

Un piraña da solo non ce la fa, per questo motivo si muove in branco.
(ovvero come Lilliput si illuse di aver sconfitto Gulliver)

Il deserto

La luce era accecante, intorno solo sabbia, dune e sabbia.
La sabbia veniva sollevata dal vento e andava a creare i nuovi profili delle dune.
Un eterno cambiamento mai uguale a sé stesso..
Non so da quanto tempo stavo camminando, ma era tanto, veramente tanto.
C'era stata, poche ore prima, una tempesta di sabbia che mi aveva fatto perdere bussola e orientamento.
Ogni tanto mi apparivano dei palmeti all'orizzonte, ma si era trattato, fino a quel momento, di miraggi.
Ero bene attrezzato coi rifornimenti d'acqua, non sapevo quanto sarei andato avanti, se non avessi ritrovato quanto prima la direzione corretta...
Mentre camminavo la speranza di ricevere soccorso era ancora forte, in fondo avevo lasciato l'oasi di Abdi diretto verso quella di Wasa el Lamal; le autorità sapevano della tempesta di sabbia e avrebbero dovuto intuire che ci sarebbero stati attraversatori del deserto in difficoltà.
Ma poteva anche darsi che la stanchezza acuisse il mio pessimismo e che, invece, tutta la macchina dei soccorsi era già in movimento.... tanta era la voglia di nutrire anche una flebile speranza di qualche via d'uscita.
La stanchezza era forte e stava mettendo a dura prova sia la resitenza fisica che quella psichica.... intorno il paesaggio dai colori pastello, che diventavano sempre più saturi e vivaci.... la vista cominciava a fare i capricci.
Decisi che la cosa migliore era creare un rifugio di fortuna facendo diventare una specie di tenda la coperta di lana. Avrei dormito di giorno e camminato la notte, contanto su una temperatura certamente più mite.
Dovevo razionare la poca acqua, finita la quale avrei dovuto ricorrere alle urine.
Che situazione.......
Dormì alcune ore, ripresi il cammino che il sole stava calando dietro le dune di occidente, fornendomi un valido punto di riferimento.
Camminavo da tre giorni e le forze erano allo stremo. Decisi che avrei dovuto dormire un poco.
Mi addormentai sognando la salvezza.
Devo il mio ritrovamente alla squadra del sergente Javier Pascal, un caso fortuito, un evento che succede una volta ogni diecimila, infatti l'estensione di sabbia era talmente sconfinata da rendere una chimera qualsiasi ipotesi di salvataggio.
Nel rapporto avevano scritto che ero finito 12 chilometri a est, rispetto alla pista che conduceva all'oasi e l'avevo superata (l'oasi), senza accorgermene, perchè ero passato dal lato più orientale della duna.
Una sorte perfida come non mai, avevo la salvezza a poco più di due ore di cammino e non avevo saputo individuarla, nonostante la mia convinzione di sapermi giostrare in tutte le situazioni. Questa volta ero stato smentito dai fatti e avevo dovuto chinare la testa e dichiarare apertamente la mia sconfitta.
Avevo letto spesso che il sergente Pascal e i suoi uomini non erano nuovi a esperienze del genere e che si erano sempre brillantemente cimentati, con successo, in operazioni di recupero.
Anche stavolta non avevano smentito la loro fama, a questo punto meritata, e avevano recuperato un corpo disidratato, mummificato dal sole.
Già, dopo 62 giorni, 62 lunghi, lunghissimi giorni e altrettante notti, avevano recuperato quei poveri resti, prosciugati dal sole e martoriati dal vento e dalla sabbia, i miei.
Il deserto non mi aveva perdonato neppure da morto.


sabato 5 aprile 2014

Mutazioni

..........ed è per questo che ho deciso di adottarmi, non ne potevo più di vedermi solo e abbandonato.
La razza umana aveva subito una profonda mutazione e i nuovi esseri si mostravano con canini lunghi e affilati e l'indice della mano destra particolarmente sviluppato. Dei veri mostri da film dell'orrore.
L'atrofia riguardava tutto il resto, i tratti erano segnati e, ormai, in modo irreversibile.
Da me sarei stato più sicuro che non altrove.
Questa era stata l'unica decisione che avevo potuto prendere.......
In una bolgia del genere,sempre meglio di nulla.

lunedì 31 marzo 2014

Il Tutto e il Nulla.

C'è una linea rossa, sottile, al di là della quale è tutto diverso....o meglio, nulla è più uguale.
Una banalità, una sedia di un dentista, una normalissima dose di anestesia e una reazione allergica che in due ore mi ha portato sul punto di perdere la vista.
La impalpabile demarcazione fra presente e futuro si è manifestata in tutta la sua potenza incontrastabile, quasi a voler togliere in via definitiva il dubbio che possiamo in qualche modo determinare il nostro cammino.
È il Fato, o Casualità, o Presente che decide la traccia da dare all'immediato futuro e le curve sono imprevedibili e insondabili.

lunedì 3 marzo 2014

Scelte obbligate

La discesa era finita.... ed era finita anche la pianura.
Non restava che la salita.

venerdì 28 febbraio 2014

Momenti

Quando è tardi è tardi....inutile insistere.....
Una volta non era tardi, anzi, addirittura una volta è stato presto... era tanti anni fa ma lo ricordo come se fosse stato ieri.
Ora dobbiamo fare i conti con quello che è adesso, e adesso è tardi, un po' meno tardi di domani, ma pur sempre tardi, c'è poco da fare.
Dovevamo pensarci quando era presto, ma allora era troppo presto e abbiamo preferito rinviare.... e rinvio dopo rinvio si è fatto tardi e non se n'è fatto di nulla.
Ma non è sempre stato così, prima era presto, non era tardi, il tardi è arrivato dopo il presto e lo ha scalzato..... non abbiamo saputo approfittare di quando era presto.
È vero, non posso dimenticare che ogni tardi è stato presto prima di diventare tardi, ma la vita è fatta così, alle volte è tardi anche per fare presto, ma non è mai presto per fare tardi.... perchè quando è tardi è tardi.....inutile insistere.

mercoledì 26 febbraio 2014

Il sonno negato

È poco gratificante, quando non del tutto avvilente, appartenere a una generazione senza presente né passato, una generazione che avrebbe potuto giocarsi in modo creativo, rivoluzionario il proprio futuro, immaginando spazi di progresso, libertà e giustizia, fino ad allora inesplorati, come una vasta prateria in cui seminare il valori di una nuova corsa all'oro; una generazione sconfitta dalla precedente, perchè non ha saputo costruire nuovi dei, diversi dal vitello d'oro dei propri avi.
La generazione del dopoguerra, quella del boom economico, quella che "c'era tutto da costruire" e che avrebbe potuto prendere in mano le sorti di un grande progetto di società.... quella stessa generazione che si è trovata esautorata e costretta a seguire schemi prefissati, lasciando nel cassetto i sogni di voli ad alta quota, quelle ambite virtù di giustizia e ugualianza, che avrebbero migliorato la società e i cittadini.
La generazione accecata dai bagliori degli specchi montati a bella posta sulle mura nemiche, quella che ha scambiato per rivoluzione rivendicazioni sindacali al limite della demenzialità, la generazione che scendeva in piazza per difendere la classe conservatrice, quella operaia; la generazione che ha perso, quella che ha perso  perchè aveva solo la passione, ma non aveva strategia, quella che si era convinta che quelle illusioni di giustizia si sarebbero perpetuate solo laddove fossero state cristallizzate in leggi. 
Una generazione che aveva fatto male i propri conti, l'immaginazione non era andata al potere, si era fermata nel salotto buono della Marzotto di turno, a condividere una tazza di tea e pettegolezzi, con il fior fiore dell'aristocrazia, sia sociale che intellettuale. 
Ci sarà pure un motivo se le rivoluzioni le hanno sempre fatte le avanguardie, a volte intellettuali, a volte aristocratiche, a volte entrambe. Il popolo (nel migliore dei casi) è sempre e solo riuscito a fare qualche moto....due misere sillabe che sono scomparse in modo altrettanto repentino di come sono arrivate.
Una generazione che ha scalato le classi sociali, mutuando i valori del sogno in valuta più sonante e spendibile con le mani che avevano in mano le leve. Quelle stesse persone per cui la parola ugualianza si sbiadiva in modo lento e inesorabile, per lasciare spazio alla nuova dea, la ricchezza, che poi era la dea preesistente da schiede intere di generazioni.
Una generazione bastarda, uscita dagli orrori di una guerra, che non aveva vissuto né conosciuto se non attraverso la stucchevole retorica dei libri scolastici. Una generazione che si sentiva onnipotente e che avrebbe voluto, potuto e dovuto cambiare tutto.
Una generazione che è scappata di fronte ai propri doveri, che non ha combattuto i propri padri, e che anzi in massima parte ne ha sostituio le salme nella vita civile, quando questi hanno seguito l'ordinarietà delle leggi naturali.
Appartengo a quella generazione, più precisamente alla schiera che della propria generazione è stata vittima, quelli che hanno creduto ai nuovi ideali, che hanno contribuito con alacrità a rinnovare gli dei e ad abbattere le statue dei vitelli d'oro, quelli che sono stati distratti dagli ideali, perchè nella vita pratica non c'era posto per tutti; le risorse, si sa, non sono infinite.
Nonostante tutto questo, sono, mio malgrado, sopravvissuto al limite che mi ero prefissato dei 30 anni e la vita è passata sulle barche che trasportavano i luoghi comuni e le sicurezze della "normalità", così come veniva descritta da una società protesa all'autoconservazione ad ogni costo, che doveva necessariamente convertire gli stimoli di idee "rivoluzione", in più rassicuranti messaggi di possibili, per quanto lontani, miglioramenti diffusi.
Appartengo a quella parte della generazione che non avrebbe dovuto sopravvivere e che, paradossalmente non è sopravissuta, sconfitta e umiliata dall'altra componente della stessa generazione, quella dei seguaci della tradizione, quelli conquistati e acquistati dagli immobilizzatori.
Appartengo a quella generazione che "non ha voluto" come sostengono molti analisti del "volere è potere".
Appartengo a quella parte di generazione che non aveva sonno per tutti e lo ha distribuito solo a una minima parte, gli altri, quelli della parte sbagliata, sono sopravvissuti, seppure con una certa riluttanza, rimpiangendo per il resto dei loro giorni, di non avere potuto far parte di quella schiera i cui giorni si erano fermati quando le prime luci del fallimento non erano ancora visibili.

Dai diari di Patrizio Oriani

lunedì 10 febbraio 2014

La monetizzazione della libertà.

Le droghe leggere vanno liberalizzate perchè consentono di risparmiare i soldi di chi è detenuto per consumo o piccolo spaccio (220 euro al giorno), perchè tolgono alla malavita organizzata una fonte importante di arricchimento (si ragiona in milioni di euro), perchè oltre a questo, porterebbe denaro nelle casse dello stato (che, poverino, ha tanto bisogno)......
Insomma, moltissimi insistono che la liberalizzazione delle droghe leggere conviene per motivi economici.... che cazzoni e che cazzata....
Tutto viene ricondotto, e pare che non possa essere altrimenti, ai benefici economici che si porta dietro.... che sa tanto di vittoria del Tremonti pensiero, tutto ciò che non si mangia, o non produce reddito, è inutile.
Per quanto mi riguarda non sono interessato né alle droghe, né ai soldi che queste potrebbero fruttare allo stato, considero la liberalizzazione di qualsiasi cosa un atto dovuto solo e banalmente per una questione di libertà, libertà della società e libertà dell'individuo.
Già la LIBERTA', concetto che ha poco a che spartire col denaro e con la convenienza economica, e che gli adoratori del vitello d'oro hanno perso di vista.

martedì 4 febbraio 2014

Improvvisamente la corruzione.

Va sempre così, improvvisamente qualcuno ci guarda da fuori e dice, ma lo sapete che vi fottete 60 miliardi di euro ogni anno per non combattere la corruzione? E lo sapete che 60 miliardi di euro sono la metà di quanto costa la corruzione all'intero continente europeo?
Ovvio che non lo sappiamo, abbiamo mangiato pane e corruzione sin dalla nascita di questo povero Paese, non abbiamo debellato i centri romani del potere, prima pontificio e poi italiano, non abbiamo combattuto l'assenza dello Stato in larghe fette di territorio, con conseguente abdicazione del controllo territoriale a organizzazioni che hanno esercitato in modo determinato questa investitura di supplenza.
Siamo corrotti nell'anima di ogni singolo cittadino "onesto", pagando pegno a modalità comportamentali utili alla collettività in nome di un tornaconto personale talvolta di dimesioni insignificanti.
È questo probabilmente il nostro vezzo più significativo.
Noi siamo quelli indisciplinati, quelli che se possono non pagano mai, quelli che cercano l'amico per anticipare la visita ospedaliera, quelli che si fanno cancellare le multe tramite un parente, quelli che non chiedono le ricevute in cambio di uno "sconto" del 21 per cento a carico della collettività, quelli che si vantano della piccola evasione con sguardo ammiccante.
Non ci sono puri, il popolo moralmente "superiore" ha avuto la sua opportunità nellì'amministrazione del territorio e se l'è giocata per un piatto di lenticchie, ricalcando pari pari le infami orme di coloro che disprezzavano pubblicamente con inutili parole.
Non so se ci sarà una soluzione, non lo credo. Non credo che un popolo che non ha mai visto la Cosa Pubblica come un bene collettivo, ma come unterritorio di nessuno, atto solo alla razzia, possa improvvisamente rinsavire e riscoprire quella voglia di stare insieme come popolo, dando un colpo mortale definitivo alla logica delle "Famiglie".

mercoledì 22 gennaio 2014

W (by Peter Hammill)

Life is an endless succession of waves
You're happy and you're sad
And you don't appreciate the good times
Until you're in the bad
You wake up one morning - w -
And you're twice as unhappy
As you've ever been before in your life

You wake up, go to the window
And see smoke billowing across the lawn
You pick your feet up, drag yourself downstairs
And you're gone
You wake up one morning - w -
And you're twice as unhappy
As you've ever been before in your life

You wake up, look to your left
But you see no reassuring head
You stay in bed all day
At six o'clock you realise you're dead

W - Van de Graaf Generator

sabato 18 gennaio 2014

Dio è uno.

È vero, siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio, pensiamo, o potremmo farlo; ragioniamo, o potremmo farlo: insomma, svolgiamo, o siamo in grado di svolgere una serie di attività che ci allontanano dal mondo animale, per trasformarci nel "trait d'union" col paradiso.
Probabilmente siamo noi l'anello mancante della scala che va dal naturale al divino, siamo la congiunzione sospesa, la parola quasi pronunciata, il respiro di Dio.
È possibile che in questa possibilità di usare o meno le peculiarità proprie dell'essere umano, risieda il "libero arbitrio": si può pensare, ma anche no.... si può ragionare, ma anche seguire la corrente.... insomma, il respiro di Dio non fa di ciascuno una rappresentazione divina.
 

venerdì 17 gennaio 2014

Ancora sulla musica

Si pensa che tutto sia scontato, che tutto sia scritto o detto o entrambi.....
Nulla è scritto e poco è detto sul sentire umano nel suo senso più profondo, quello che è regolato dalle norme che Madre Natura ha stabilito e i cui processi di effetto sono e restano da millenni avvolti nel mistero più fitto.
La sequenza causa effetto, quando si tratti di esseri umani e frequenze musicali, ha dei risvolti misteriosi, al limite dell'insondabile, fatto sta che frequenze messe in un determinato ordine hanno effetti che vanno dalla sensazione generica di benessere, all'accapponamento della pelle, all'incipienza delle lacrime di commozione.
Strano processo quello che provocano nelle persone quelle frequenze che conosciamo come melodia, o meglio come musica. La cosa assume aspetti particolarissimi se si pensa che le sensazioni provocate non sono le stesse, ma mutano da individuo a individuo.
Centenarie scuole di dietrologi hanno voluto imbastire ipotesi di caste sacerdotali a conoscenza di dati che non sono divulgati al popolo. Gelosi custodi delle metodologie di controllo di indicibili forze per piegare, plasmare e dirigere le masse e il loro pensiero nella direzione voluta. 
Ovviamente, l'argomento è spinoso, con molti elementi a favore e molti contro, e nessuno in posizione tale da poter definire una certezza d'intervento.
Spicca fra gli elementi a favore dei dietrologi il dato storico che la composizione musicale sia stata oggetto delle attenzioni della Chiesa addirittura in un Concilio, quello di Trento, in cui furono regolamentate le norme di esecuzione del canto gregoriano, per eliminare le influenze che, piano piano, stavano contaminado la purezza della struttura originaria, sulla strada della nascente polifonia.
Al di là delle giustificazioni di facciata, l'intervento pone in grande evidenza la correlazione tra frequenze e anima, ove per anima non si intende certo il concetto dei padri della chiesa, ma qualcosa di più terreno, la capacità dell'essere umano di provare emozioni e, in alcuni casi, di esserci indotto.
In fondo questo è il grande mistero, il Paradiso potrebbe non essere dove ci hanno insegnato a credere.

mercoledì 1 gennaio 2014

2014

E anche questo è passato.
Ora ne inizia uno nuovo.
Ma non sono sicuro che sia nuovo.