Capita per caso, che uno sostituisca una croce di San Giorgio coi quattro mori, con una panoramica dell'evento che caratterizza il giorno più significativo della città in cui vive.
È in quel momento che si apre davanti la desolazione di non essere né carne né pesce.
Da un lato abbiamo la terra d'origine, quella il cui sangue pulsa nel tuo apparato circolatorio, quella della lingua che hai imparato e non hai mai coltivato perchè non hai vissuto in quella terra in modo stabile, in modo che la tua formazione appartenesse a quei territori.
Già, la lingua..... e oltre a quella un simulacro di pensiero che non si è mai confrontato con pensieri analoghi, ma con quelli della terra straniera che ti ha ospitato e che benevolmente ha cercato di regalarti formazione e cultura, occasioni che non hai saputo cogliere perchè non hai capito l'importanza del piatto che ti veniva offerto.
Dall'altro lato abbiamo la città che ti ha accolto, ma sempre ai margini, le origini contano e la cerchia "pura" è molto ristretta. Gli stranieri non sono visti di buon occhio, a meno che non abbiano un conto in banca significativo.
Già, questa città è così, formata da un tessuto micragnoso, gretto, selettivo senza alcuna motivazione oltre ogni accettabile misura.
E a guardare alla distanza, vedi che in realtà sono gli emarginati quelli che ti hanno accompagnato nella parte di vita che hai condotto qui.
Eppure le vestigia della grandezza culturale e sociale di questa città, si annusano a ogni angolo del centro storico, una grandezza che non ha eguali nella storia d'Italia, un'avanguardia di pensiero che si è andata affievolendo nel corso dei secoli, sostituita da una pochezza di difficile comprensione.
Vecchie e grandi generazioni di mercati, sostituite da schiere di bottegai trinariciuti.
Questo è quello che accade quando metti a confronto due stati d'animo che fanno parte di te, ma nel contempo sono il tuo conflitto perenne, senza bandiera, senza appartenenza, sempre un bilico fra insoddisfazione e curiosita.
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