mercoledì 26 dicembre 2012

È stato sempre così?

Natale è passato da poche ore e tutto sembra volgere verso altri lidi. Il "siamo tutti più buoni", o il "aiutiamo chi sta peggio" ha repentinamente ceduto il posto al "cosa fate l'ultimo dell'anno?".
Già, passata è la festa, odo augelli far domande sul futuro.
Ma come non comprendere, come non provare un moto di solidarietà umana, in fondo i Maya ci avevano dati per spacciati solo pochi giorni fa.... e invece è filato tutto liscio, compresi il solstizio e l'allineamento dei pianeti, come non fare tesoro di questa lezione che ha evidenziato a ciascuno di noi quanta poca cosa siamo?
Quindi è chiaro che in un rinnovato orizzonte, si facciano ora largo tematiche di rilievo.... "cosa facciamo l'ultimo dell'anno?", con buona pace del buon senso dei buoni sentimenti attivati dall'incombente catastrofe distruttrice.
I consumi sono crollati, abbiamo meno soldi e meno felicità. Possiamo lenire tutto questo? Non dovrebbe essere così difficile recuperare un aspetto che abbia una parvenza significativamente umana, che sostituisca in tempi rapidi la beota voglia di trenini del "meu amigu Charlie".
Ma c'è che quando si va alla stazione occorre prendere un treno che ci passa.... un po' come mangiare quello che passa il convento. Per ora va così, ma cambierà? È mai stato diverso?
Forse abbiamo solo abboccato all'amo...... forse.

domenica 16 dicembre 2012

La prima notte di quiete.


Il sole non scompare, c'è sempre.
Non sempre è visibile, non sempre ci può riscaldare, ma non è sua responsabilità.
Il sole eroga in continuazione la sua energia benefica e confortante.
Nel cielo,  il sole occupa una posizione dominante, ma sono le nuvole che agiscono da regolatrici, quasi una impalpabile intercapedine.
È il flusso delle nuvole che distilla il calore che ci potrà raggiungere.
Ma il sole è infinatamente potente e le nuvole, prima o poi, avranno la peggio e si dissolveranno.
E quando le nuvole saranno svanite, la percezione della presenza del sole sarà netta e tranquillizzante, potremo tornare a respirare e la notte non farà più paura.
Il sole non c'è per caso.









martedì 27 novembre 2012

Punti

Ogni qual volta sento il bisogno di fare il punto, capita che l'equilibrio si smaterializzi, per lasciare spazio a una sensazione di scivolosità saponosa, sotto le piante grasse dei piedi.
Può accadere che le questioni spinose diventino spinali e che una botta in testa diventi cronaca cranica; ma niente di tutto questo è paragonabile a quello che succede a Bolotana, quando ritrovano qualcuno che si era perso.
Proprio così, in fondo perdersi non è poi così difficile e nemmeno ritrovarsi è difficile. In realtà, se guardassimo con un po' d'occhio critico le cose facili e quelle difficili, ci accorgeremmo che abbiamo la capacità di valutazione di un tricheco del Baltico, nel deserto di Gobi, tanto tendiamo a invertire i parametri di giudizio, fino ad arrivare al punto di giudicare facile il difficile e viceversa, con una girandola di acrobazie mentali degne di Pico della Mirandola.
È quello il punto, non uno dei tanti, ma "il" punto. Non capirlo vuol dire continuare a cercare punti fermi o punti d'appoggio che, nel momento della necessità, verranno meno al loro ruolo e ci lasceranno in braghe di tela, realizzate col punto a croce. Il punto delizia dev'essere ancora progettato, ma ove lo fosse, non costuirebbe di certo precedente solido..... gassoso, tutt'al più.
Il punto di vista cambia a seconda della distanza dal quadro alfabetico graduato. Così come la situazione è caratterizzata dal suo punto. Solo l'addetto ai lavori lo percepisce, ma non sempre (è bene sottolinearlo) chi dorme non piglia pesci, ci sono pagine e pagine di lenze strappate che lo testimoniano, per non parlare della sciatica della sciabica, punto di non ritorno di romantici pescatori reumatici.
Le navi hanno qualche volta un punto fermo, contrariamente al mio viso e ai suoi punti neri, oggetto dell'attenzione di mani femminili scimmiesche e delle loro malefiche unghie.  Tuttavia, i fermi non hanno quasi mai un punto nave, così come le scimmie non hanno punti di contatto con la marineria, con esiti debilitanti per il puntuale e puntiglioso andamento della struttura. 
I punti sono una forza quando sono insieme, una sutura fra i lembi slabbrati di pelli insicure; ma sono altrettanto forti da soli, un solo punto di saldatura rigenera l'unione metallica a nuova vita e puntualizza la sua importanza.
C'è poco da fare ed è bene ricordarselo, il punto è proprio questo.

venerdì 23 novembre 2012

Momenti

Ci sono momenti in cui gli amici, i conoscenti, la famiglia stessa, assumono una connotazione sempre più opalescente con crescente tendenza alla trasparenza.
Ci sono momenti in cui il pieno diventa vuoto e il vuoto di colma il dentro e il dentro fuoriesce con tutta l'energia di cui è capace.
Ci sono momenti in cui ti accorgi di essere indispensabile alla tua vita e ti chiedi come hai fatto a dimenticartene per così lungo tempo.
Ci sono momenti in cui la vita sembra un momento e il momento una vita ed entrambi non riescono a colmare il bicchiere delle aspettative.
Ci sono momenti in cui l'asso scombina i giochi che avevamo fatto e tutte le carte che abbiamo non fanno punteggio e non risolvono la partita.
Ci sono momenti in cui la tua pochezza è un colosso, se rapportata alla pochezza dei più.


sabato 3 novembre 2012

Riassetti territoriali.

Del comun di santa Zita

Ecco vien Bonturo Dati,                                             
Ecco Cino ed ecco Pecchio,
Che spazzarono le vie:

Ecco il Feccia ed ecco il Truglia,
Detti ancor bocche di luccio:                           
Il miglior di tutti è Nello,

Tutti a nuovo in bell’arnese,
Col mazzocchio e con la spada:
Il fruscío de le lor séte                                    
Empie tutta la contrada.

Il fruscío de le lor séte
Gran dispregio han su le ciglia:
Parlan tutti in una volta.                                  
Grave d’anni e piú di gloria
(Tre ferite ebbe di punta,
Due di mazza a la Meloria),

Stando a capo de i pisani,                                          
Come vecchio e maggior deve,
Cosí disse onesto e breve.

Di contese e cristïani,                                      
Noi veniamo a segnar pace
Colucchesi, noi pisani.

Prometteste: or ce li date.
E viviam, fratelli, in pace,                                
Se viviamo in libertate. –

Qui Bonturo si fa innanzi
Di tre passi, e parla adorno
Con retorici colori.                                         

Bel castello è Avane, e corte
Fu de i re d’Italia un giorno.
Vi si sente a mezza notte
Pequerceti un suon di corno.

Vi si sente a mezza notte                                 
Dietro ad una lepre nera

D’una lepre ebbe contesa                               
Con l’abate Sighinulfo,
Qual de’ due l’avesse presa:

Onde il re venuto in ira
Una mazza, e tutte gli ebbe                             

Gran ricordi, e, come a seggio
Pure Avane ed i suoi boschi
Noi vogliam che vi sian dati.                           

Tra le rocce grige e ignude

Ma su alto oh come belli                                
Ma su alto oh come lieti
Ne l’april svarian gli ulivi!

Le fanciulle fan corona,                                  
E di canti la collina
E di canti il pian risona,

Mentre pregni d’abondanza
Scricchiolando. Il ricco Buti                           
Noi cediam, pisani, a voi.

Ma d’Asciano in van pensate:
Quando a voi lo conquistammo,
Su le torri del castello
Quattro specchi ci murammo,                        

A ciò che le vostre donne,
Quando uscite a dameggiare,
Negli specchi dei lucchesi
Le si possan vagheggiare. –

E qui surse tra i lucchesi                                
Uno sconcio suon di risa.
A i pugnali sotto i panni
Miser mano quei di Pisa.

Con un cenno di comando                            
Frenò l’ire, e, su i lucchesi

– Otto giornidisse, e tese
Contro Lucca avea le mani, –
E vedrete quali specchi                                 
Han le donne de i pisani. –

Sette giorni: e a Pisa, in ponte,
Di sol dodici denari.                                     

Stava presso la candela,
Copennoni del comune

E sonava a piú riprese                                  
De la tromba, e urlava forte:
Viva il popolo di Pisa
A la vita ed a la morte!

Mercatanti e buoni artieri;                            
E voi conti di Maremma

Voi di Corsica visconti,
Voi marchesi de’ confini;
Voi che re siete in Sardegna                         
Ed in Pisa cittadini;

Voi che in volta dal levante
Mainaste or or la vela:
E si spenga la candela,                                 

Fuori porta del Parlascio,
Su, su, popolo di Pisa,

Fuori porta del Parlascio,                             
Con gran cuore, a lancia e spada!
Messo ha in punto la masnada.

Tutto ferro l’ampio busto,
Ed il grande capo ignudo,                             
Sta su ’l grande caval bianco

Che ben quattro partigiane
Regge, e, come fosser ceci,
De’ lucchesi i verrettoni                                
Regge infitti a dieci a dieci. –

Va col sole di novembre,
Va la fiera cavalcata.                                    


Forte odora per le ville                                
La vendemmia già matura:
Ahi, quest’anno san Martino

O lucchesi, il vostro santo
Non è piú, mi par, con voi.                          
Il pisan cacciasi avanti

Fugge innanzi a quella furia,                         

Lucca dietro le sue torri
Teme l’ultima giornata.                                

I pisani oltre le mura
Togli su, pantera druda,
Togli su questi bocconi.

Tali specchi, o Lucca bella,                         
Pisa manda a le tue donne: –
E rizzaron su la porta

E due specchi in vetta in vetta,
Grandi e grossi come bótti,                         
V’appiccarono: ed intorno

Ma Tigrin de la Sassetta,
Trasse a corsa pecapelli                           
Un lucchese che fuggiva,

E la spada per le reni
Una volta e due gli fisse;
Tinse il dito entro quel sangue,
Su la porta cosí scrisse:                              

Manda a te, Bonturo Dati,
Che i lucchesi hai consigliati,
Da la porta a San Friano
Questo saluto il popolo pisano.

Giosué Carducci (1875)

lunedì 29 ottobre 2012

Il gelo

È arrivato, alla fine, il freddo e si è felicemnte sposato con l'umidità e, insieme, ti entrano nelle ossa e ti intirizziscono fino a farti sentire la mancanza delle forze e di quell'energia che, invece, ti pervade nei periodi belli dell'anno.
Anche il sole si fa pregare di questi tempi, e, comunque, quando appare, non riesce a prendere il sopravvento sul clima rigido che preannuncia implacabile l'arrivo dell'inverno.
Sappiamo che torneranno le rondini e tornerà l'estate, ma nel frattempo siamo costretti a soffrire in silenzio la dittatura del gelo.



lunedì 8 ottobre 2012

Ipotesi

Quando una persona cara ha comportamenti "disallineati" rispetto all'idea che abbiamo di quella persona, ha il sopravvento la reazione istintiva e l'oggetto delle nostre attenzioni viene catalogato fra gli stronzi.
La verità è che età e stress influiscono sul comportamento, al punto che la persona che conosciamo non esiste più, o almeno così sembra, fin quando non ci accotgiamo che l'essere è sempre lo stesso, anche se nascosto bene e il disagio generato da stress e invecchiamento porta a cattivi risultati..

domenica 7 ottobre 2012

Genitori e figli

I figli del Passato sono cresciuti come sono riusciti,  la mancanza del padre è stato, forse, lo scoglio più grosso da superare, la mancajnza della figura da emulare da ammirare e a cui ispirarsi, per poi poterla negare e abbattere al momento dell'autoaffermazione.
Il loro è un caso estremo?  Poco diffuso? Macchè, il mondo è pieno di figli del Passato che sono cresciuti da soli, che hanno sbagliato senza che nessuno li avvertisse di questa eventualità, che si sono confrontati con l'altro sesso all'insegna dell'improvvisazione e del sentito dire.... che hanno intrapreso studi e lavoro senza confronto, né amorevoli pareri, abbandonati a sé stessi.
Non è stato facile, per loro, crescere e avventurarsi nel mondo, così, alla buona, senza una guida senza un controllo. Non è stato facile, è vero, ma non poteva essere diversamente, i figli del Passato erano e sono figli del Passato e. come avrebbe potuto il Passato essere presente

mercoledì 3 ottobre 2012

Giustizia e frustrazione.

Le logiche rivoluzionarie sono molto lontane dagli atteggiamenti del becero populismo di questi tempi, che appare maggiormente determinato dalla frustrazione e dall'invidia del non trovarsi al posto dei fortunati che possono spendere e spandere soldi non loro, facendosene quotidiano vanto, con malcelato disprezzo verso il volgo che li offende adorante.

lunedì 1 ottobre 2012

Abbagli

Se non mi fossi innamorato, non avrei mai scoperto, né saputo che era la persona sbagliata.

domenica 30 settembre 2012

La grande illusione

Quello che appare, non sempre è quello che è, ma è altrettanto vero che non sempre quello che è, appare.
Non è facile orientarsi in un mondo in cui la percezione della realtà è affidata a cinque sensi e quattro dimensioni.
Probabilmente è per questo che riteniamo (spesso presuntuosamente) di avere affinato un sesto senso, che è quello che ci guida in scelte istintive, quando non del tutto irrazionali.
In realtà, se ci soffermiamo un momento sull'analisi terminologica, l'istinto dovrebbe essere quella caratteristica animale che consente di salvaguardarci dai pericoli, ma se conduce a scelte irrazionali, cioè senza una corretta valutazione della loro pericolosità per il nostro essere, è decisamente avversa alle funzioni per cui la natura ce ne ha fatto dono.
È possibile, quindi, che l'anomalia umana, sia sfuggita alle leggi di natura, per creare un mondo che sia reale solo in funzione delle dimensioni e delle percezioni disponibili. Un mondo dimensionato su misura per la conoscenza, o l'ignoranza, che abbiamo a disposizione nel nostro bagaglio, ma che ben poco ha a che fare con la realtà complessiva.
La verità si basa sulle variabili della nostra conoscenza, è quindi molto opinabile considerare di esserne in possesso, a meno di non avere sondato tutte le componenti percettive esterne (o terze), che ci aiutino ad avere una panoramica più ampia di quanto non possa essere quella basata sulle sole nostre percezioni..
Questo porta a considerare un parametro che non era previsto: gli altri. Ma come possiamo appurare se i dati forniti da terzi siano corretti? In effetti, il problema è complesso, entrano in gioco fattori di relazione, poichè ci viene richiesto di fare uso, nel completare una considerazione, di elementi di presunta verità, che noi non abbiamo percepito, ma che provengono da una visione che non ci appartiene e che non sappiamo se riferita alle nostre stesse convenzioni.
La conoscenza deriva dalla capacità dell'individuo di fare tesoro dell'esperienza propria e di quella altrui, sta nei grandi numeri. Purtroppo il percorso è spesso tortuoso e vittima delle paure e delle incertezze che ogni umano deve affrontare quotidianamente, ma non c'è molta altra scelta, a meno che non si voglia correre il rischio di cantonate enormi (peraltro, rischio non escludibile aprioristicamente in ogni caso).
Occorre, inoltre, sottolineare che i grandi numeri partono dai piccoli numeri e i piccoli numeri sono maggiormente vulnerabili dalle paure e dalle superstizioni, oltre che dalla temibile arma del pregiudizio.
Ben poco possiamo fare, questa è la grande illusione.

martedì 25 settembre 2012

Il passato

Può capitare che un incontro fortuito riporti a galla aspetti della propria vita di cui c'è poco d'andare fieri. Quando ci accade si stenta a riconoscerci in quello che siamo stati, ma così è. C'è poco da fare, anzi, pochissimo, per non dir nulla.
Quello che è fatto è storia, elemento immutabile persino nell'interpretazione, i fatti sono oggettivi e i comportamenti che hanno leso qualcun altro in qualsiasi modo, sono non correggibili.
Non ci sono scuse successive, né richieste di perdono, né altro che possa in qualche modo lenire la responsabilità e la colpa che ci siamo assunti nei confronti delle persone che abbiamo colpito. 
Le azioni restano e solo l'esperienza e la maturazione del vivere ci portano a vederle nella luce che loro compete, una luce poco edificante.
Dei sentimenti che restano, a nulla vale il pentimento e l'amarezza che si porta dietro, solo il rimorso di non avere fatto diversamente ci accompagnerà per il resto dei nostri giorni e il rimpianto di non essere stati all'altezza di quello che saremmo diventati.
Non è solo quello che siamo, ma quello che avremmo potuto essere. E se nel passato non siamo stati capaci di rispetto, non ci sono giustificazioni che tengano, solo inutili e dolorose spiegazioni con noi stessi, da portare nel cammino residuo che dobbiamo ancora percorrere.
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lunedì 17 settembre 2012

La prospettiva

Ci sono dei momenti in cui ci si rende conto che il gioco finisce, o può finire da un momento all'altro. Sono i momenti in cui le prospettive cambiano, perchè è variata l'angolazione dei nostri occhi e la realtà cambia scala di valori e con essa i criteri di valutazione che vengono necessariamente rivisitati.

domenica 9 settembre 2012

Tempo

Il tempo che trascorre mentre una moneta volteggia per aria, in attesa di decretare l'esito della roteazione ed emettere la relativa sentenza, ossia se sarà testa o se sarà croce, quel tempo, dicevamo, avrà una misurazione meramente soggettiva, fortemente influenzata e scandita dalla variabilità delle emozioni, con una dilatazione o contrazione del periodo percepito, non determinato da alcuna convenzione preventivamente concordata.

lunedì 3 settembre 2012

La rivoluzione

I social network si sono riempiti di rivoluzionari, le bande armate di tastiere qwert, hanno capito che il potere si rovescia solo con la forza del pensiero e della cultura. I capi della contestazione si stanno preparando allo scontro con un certo fremito nel cuore e le masse pendono dalle loro bocche.
Chiunque viene messo alla berlina, meglio se ha un ruolo istituzionale. Basta una foto, un articolo chiaramente falso e un po' di improperi, perchè si monti lo sfogo dal malcontento. La casta deve essere abbattuta, la zoccola no, tiene famiglia.
La rivoluzione non aspetta, chi c'è, c'è e chi ritarda si perde lo spettacolo.
La prima linea è pronta a lanciare le sue bordate e le dita si lanciano ansiose verso i tasti, dando forma concreta al fuoco incrociato che spazzaerà via i cattivi politici e tutti i loro accoliti.
La battaglia infuria, l'ordine è di non fare prigionieri. Ce n'è per tutti,d'altronde la rivoluzione non lavora di cesello, chi è di fronte è il nemico e come tale viene spazzato via.
Si cominciano a contare i morti e i feriti vengono avviati allo scivolo verso la meritata morte.
Caspita, già le 12.00..... le forze d'attacco si assottigliano improvvisamente, c'è il pranzo da preparare o bisogna uscire dal lavoro. Insomma, bisogna pensare a cose più urgenti.
Ma come?.... e la rivoluzione?......Riprendiamo domani.

mercoledì 29 agosto 2012

La lotta di classe.

La beffa è che l'umanità è stata diivisa in un numero impressionante di classi, ceti sociali. Per complicare la vita, l'intreccio è stato concepito come un nodo gordiano, in modo che non si scorga il vero aspetto dell'enunciato, quello significativo: l'umanità è fondamentalmente divisa in due, quelli che mangiano e quelli che non mangiano.
Detta così sembra oltremodo semplicistica, ma è la realtà oggettiva dei fatti.
Noi siamo tra quelli che mangiano e, pur divisi in "n" sottocategorie, il peggiore di noi sta meglio del migliore dell'altra parte del mondo.
Il punto di forza su cui si regge il nostro sistema di malaffare è, quindi, questo: tutti abbiamo da perdere, anche quello che pensa di non avere alcuna chance.
Per dirla con Fantozzi, prende forza il convincimento di essere sempre stati presi per il culo. Abbiamo organizzato una guerra sociale al nostro interno, per non prendere atto che abbiamo retto il sacco ai ladri e agli affamatori, salvo poi piangere dichiarando la nostra innocenza.
Il ritegno non abita più qui.

domenica 19 agosto 2012

Precisiamo

Ma chi ha detto che non tutti i mali vengono per nuocere?
Ci sono, forse, mali che vengono per nuocere il meno possibile? Ma andiamo!. Nuocere è il loro intento principale, non potrebbe essere altrimenti ed è bene che ciascuno lo abbia ben chiaro nel proprio pensiero.
Il fatto che poi, ogni tanto, siano spunto per un sobbalzo di orgoglio o di intelligenza, è altro paio di maniche, che non altera la loro malvagia e perfida natura.
È incondivisibile che il male possa contenere un qualche quantitativo di positività, oltre che essere una distorsione del perfetto equilibrio di complementarietà che sta alla base di tutte le convinzioni religiose.
 Il male è solo male ed è nocivo. È solo grazie alla perversità del male che siamo in grado di collocare nella giusta scala di valore il bene, che è solo bene e, in quanto tale, contrapposto e complementare al male.


Il peso e il sollievo

Durante l'anno il sole sorge e tramonta in continuazione, anche negli anni bisestili. So che è una banalità, ma il sorgere del sole arriva ad avere una valenza di vitale importanza per qualsiasi essere vivente, quasi che il peso del vivere, sia lenito dalla sicurezza rappresentata dal moto incessante della nostra stella.

venerdì 3 agosto 2012

Gli opposti estremismi

Mano a mano che il tempo passa, mi rendo conto che non mi piace essere italiano, seppure la malasorte abbia voluto che lo fossi. 
Tollero poco questa genia, ostaggio della stupidità litigiosa che solo la contrapposizione ottusa, fideistica e integralista sa generare.
La fazione bianca è nemica di quella nera. Non esistono gli avversari politici, interlocutori dialettici, esistono solo  nemici da sterminare, possibilmente fra mille sofferenze, per il solo fatto di avere un'idea diversa dalla nostra.
Becero popolo gravido di stupida ignoranza, che vince l'insicurezza del vivere con la certezza del pensiero unico. Mai un dubbio, mai un brivido, per quanto remoto, di ripensamento. Solo granitiche convinzioni dogmatiche, alla cui ombra inaridisce la facoltà di pensare.
Chiunque si avventuri in un tentativo di analisi critica sull'opera di un personaggio politico, si scontra con l'opposizione giustificativa, agli stupidi occhi di chi la sostiene, che il pari della fazione opposta ha fatto di peggio.
Secondo il vecchio e collaudato criterio di craxiana memoria, per cui se tutti rubano, nessuno è un ladro.
Si rassegnino, dunque, coloro che hanno condotto la propria vita all'insegna di sani e forti principi morali, nell'Italia cattolica si possono pepetrare le più feroci nefandezze ai danni dei propri simili, nella certezza che nessuno potrà condannarci, se non Lui.... che oltretutto, essendo misericordioso, fornisce la speranza più che fondata, di scamparla anche nell'altra vita.

mercoledì 25 luglio 2012

I soldi danno la felicità o la libertà?

Una banalità da casalinghe di Voghera asserisce che i soldi non danno la felicità... Vero, ma neanche un tonno da 130 chili o una camera d'aria sgonfia. la danno, perchè dovrebbero i soldi.....
È un discorso complesso che implica un'attenta analisi sul concetto di felicità, o più banalmente di vita, eccellentemente affrontato da Fromm nel suo saggio più noto. 
Per scendere dall'Olimpo dei grandi e ritornare alle bettole, luoghi ben più consoni al nostro livello di dissertazione, appare evidente anche a uno stolto che il soldi consentono di acquisire merci, saziando quella necessità di possesso che moltissimi confondono con la felicità.
Ma se quanto affermiamo è vero, non sono i soldi a dare la felicità, ma le merci che vengono, loro tramite, acquisite. Quindi gli oggetti danno la felicità.
Guardandomi intorno, mi rendo conto che la mia soffitta, dove passo molte ore del mio tempo, è piena di oggetti comprati con soldi..... dovrei, quindi, essere felice. Il fatto di non esserlo o non sertirlo, mi fa ipotizzare di avere qualche rotella fuori posto.
Una persona cara, mi ha detto che i soldi non danno la felicità, ma ti danno la libertà......
La mia mente si è subito collegata al concetto di riscatto. Se vieni rapito, il pagamento della cifra richiesta ti restituisce alla libertà. Solo in questo caso riesco a vedere abbinate le due entità denaro e libertà.
Per chi, come me, ha la libertà come unico faro nella conduzione della propria vita, unalibertà comprata perde di interesse, poichè molto probabilmente non è una libertà libera, ma un surrogato della presunta pontenza che il denaro offre in un'organizzazione sociale tardo-bizantina, quale quella che stiamo vivendo.
Il denaro serve a togliere la libertà, non a darla, serve a sopraffare la libertà, non ad acquisirla..... e mentre siamo certi che la libertà possa farci dono della felicità, non siamo altrettanto sicuri che la felicità ci conduca alla libertà, seppure ne sia una componente importante, non è purtroppo, l'unica.


mercoledì 4 luglio 2012

La vita di successo e il successo nella vita.

Quando si può dire che una persona ha vissuto la vita con successo? Cosa ci spinge a considerare una persona di successo come tale? Esistono riferimenti univoci da considerare, oppure ci sono parametri variabili a seconda dei singoli casi?
I più sono portati a ritenere che il successo sia sovrapponibile alla fama, alla notorietà, alla visibilità ricevuta a qualsiasi titolo e questo rischia già di portare nell'analisi elementi ingannevoli. I più sono portati a ipotizzare che la sovraesposizione data da strumenti di comunicazione di massa, come la televisione, sia peculiarmente un elemento di successo. Ma è cosa nota che i più gravitano intorno alla sfera dell'ignoranza e dell'incapacità di eseguire un'analisi che abbia un minimo di attendibilità.
In realtà, ci sono sempre state persone che, nelle varie epoche, sono state seguite dalla luce della fama, ma la notorietà era riconosciuta nell'ambito dell'esercizio di attitudini in una qualsivolgia attività, mentre negli ultimi tempi il non essere visibile, a prescindere dalle cose che si sanno fare,equivale al non esistere.
Altri, altrettanto numerosi,  valutano il successo dalla quantità di denaro accumulata, dal benessere ostentato e dall'agiatezza procurata dalla florida posizione economica.. Questo elemento è già più accattivante, la capacità di accumulare denaro, mette a disposizione dei privilegiati capaci di tale arte, l' opportunità di possedere cose, il che, nel nostro mondo di aspiranti consumatori, ha il suo bel fascino e scatena fior di invidie.
A riguardo, occorre evidenziare che il fare soldi non sempre è riconducibile alla capacità dell'individuo di saper usare l'ingegno meglio di altri. Sull'argomento sarebbe, quindi, preferibile una grande distinzione a monte, coloro che hanno accumulato denaro sfruttando posizioni di privilegio e coloro che hanno accumulato denaro contando esclusivamente sulla propria capacità creativa e confrontandosi poi con le potenzialità di vendita e, quindi, di creare ricchezza del frutto del loro ingegno.
Per quanto possa essere considerata una divisione opinabile (cosa non lo è?) e pretestuosa, la divisione nelle due categorie poc'anzi enunciate riveste un mero valore morale e (in parte) moralistico, che non scalfisce minimamente l'invidia e l'ammirazione che la nostra società riserva a chi accumula ricchezze.
Un'altra vasta schiera ha la predilezione per chi riesce a scalare posizioni sociali, riuscendo nel raggiungere posizioni di potere e visibilità che non possono non generare bieca invidia. 
Riassumendo, potremmo affermare che le persone di successo hanno fama, denaro e potere... non necessariamente in quest'ordine e di certo non è indispensabile che li posseggano tutti e tre.
Considerando, un po' grossolanamente, questi i riferimenti generali a cui i più si ispirano, potremmo dichiarare che chi non ha nessuno di questi tre elementi nel proprio carnet, possa considerare la propria vita alla stregua di un fallimento totale..... il che non ci consola molto....





sabato 9 giugno 2012

Intelligenza?

Il termine intelligenza è abusato, oltremodo abusato. 
Peraltro, spesso a sproposito.
Non esiste, infatti, un'esatta definizione condivisa del lemma e questo è già il primo insormontabile punto.
I dotti, medici e sapienti, potranno obiettare che il vangelo è, in questi casi, costituito dal vocabolario della lingua italiana. Come dare torto a cotanta dimostrazione di lungimirante acume intellettuale?
Il fatto è che l'accezione comune, non ha attinenza alcuna con quanto definito e decretato nei lussuosi salotti dove gli accademici si nutrono di crusca, ma spesso differisce anche in modo significativo.
L'accumulo di nozioni è spesso scambiato per cultura, che in qualche modo si trova a essere affine all'intelligenza, Ma non rappresenta, ahinoi, né l'una né l'altra.
La tirannia del concetto enciclopedico di illuministica memoria tarda a morire nell'immaginario del popolo nato dalla rivoluzione francese, che continua a pascersi di quiz e inutilità..
Questo il fatto. Si tratta ora di stabilire se ci possano essere soluzioni e quali tempistiche queste possano avere.

giovedì 7 giugno 2012

Il futuro.

Ha ragione chi afferma che bisogna vivere il presente, l'attimo fuggente di letteraria memoria. La prassi non è agilissima nell'esser perseguita, ma è percorribile con molta concentrazione e tanta buona volontà.
Il neo della faccenda, sta nell'impossibilità emotiva dei più, di vivere sempre nel presente. Lo stress generato nella testa di chi non ha dimestichezza col pensiero e la realtà, ha un impatto devastante.
Col passare del tempo, ci siamo convinti che il futuro e, quindi, il rimandare, siano stati predisposti a uso e consumo di chi non ha, al fine di evitare tardive, quanto inopportune richieste di nuova divisione della ricchezza, col solo scopo di riequilibrare un poco la disparità sociale presente anche (ma non solo) nelle società più agiate.
Enunciare "gli ultimi saranno i primi" significa allontanare l'orizzonte del benessere e della sofferenza che deriva dalla disegualianza, a vantaggio di chi ha, al punto da far sospettare, con qualche margine di ragione, che sia la stessa classe abbiente a perfezionare questa filosofia del rimando per evitare le brutte sorprese che l'acquisizione della consapevolezza porta spesso con sè.
In soldoni, potremmo dire che il futuro è reazionario, decisamente di destra, progettato e ipoteticamente prospettato al solo fine di mantenere lo status quo.
Ma non illuda questo fatto coloro che sperano nel "sol dell'avvenire", il presente non è di destra, ma nemmeno di sinistra. Infatti, non richiede l'elaborazione e la programmazione di piani quinquennali, tollerando solo l'immediatezza del comportamento coerentemente intelligente..

mercoledì 23 maggio 2012

La pausa

Non avrei mai pensato alle pause come evento complementare, nonché qualificante dell'attività. Si può essere tratti in inganno, quando si pensi che l'attività viene interrotta dal riposo. Il riposo, per essere tale, non deve essere soggetto a limitazioni temporali di sorta.
Si riprende l'attività solo ed esclusivamente dopo che si è riposato e il riposo deve intendersi collocato nell'arco temporale necessario alla ritemprazione del fisico e dello spirito.
L'attività, quindi, non vincola il riposo, né può in alcun modo vincolarlo e questo non ne viene in alcun modo vincolato nel suo fisiologico e naturale svolgimento.
La pausa ha valore di interruzione, spesso di durata insufficiente nell'arco dell'attività, poichè calcolata su parametri massificati, o statitici che dir si voglia..Per questa ragione questa è sì condizionante la pausa e la fruizione piena dello scopo per cui è stata ideata.
Questo fa intendere molto bene che i rapporti di forza fra chi non fa e chi fa sono frequentemente orientati verso l'istituzione di pause invece che di riposi. Ed è altrettanto evidente che il tentativo di sostituire il riposo fisiologico con pause dall'attività, è unicamente determinato dall'avidità che domina il mondo in cui viviamo.
Il corpo umano non ha bisogno di pause, ha bisogno di riposo. Ma la nostra civiltà di corse e affanni fa finta di non capire e rimuove il problema, turlupinando significati che non ci sono per sinonimie.

lunedì 21 maggio 2012

The Big Fart

La domanda del "da dove veniamo" è ancora più impellente di quella del "dove stiamo andando".
L'origine dell'universo che conosciamo (poco, per la verità) ci affascina oltre misura. Spendiamo migliaia delle ore del nostro tempo in cretinate e non dedichiamo il tempo necessario alle domande che contano davvero.
Siamo soli nell'universo? Certo che sì, siamo soli nelle cittadine di provincia, figurarsi nell'universo infinito.
Ma ci sono irriducibili ottimisti che non credono a questa profonda e inappellabile verità e vogliono approfondire scientificamente la conoscenza di quanto ci sta intorno.
Ed è così che nascono le indagini per studiare il "rumore delle stelle".... migliaia di orecchie curiose all'ascolto del rumore siderale costante, in attesa della manifestazione che possa certificare la presenza di una stella o di un'emittente radio galattica.
Il ronzio sale, la freqeunza si inviluppa e si modula a suo proprio piacimento.... ed è così che la coda della cometa si solleva e il buco nero libera una fuoriuscita di gas siderale e pulviscolo siderale, che hanno tutte le caratteristiche della "loffa vestita". La nuova frontiera dell'astrofisica.
Squadre di scienziati sono ora al lavoro per stabilire se l'universo sia a forma di gluteo, nel qual caso non possiamo che pensare che i buchi neri siano... quello che state pensando.
Che ci piaccia o no, i territori inesplorati del sapere sono pieni di buchi, talvolta neri e il pulviscolo spaziale potrebbe essere ricondotto a emissioni materico-gassose disidratatesi in assenza di gravità e aria.
E poichè il "big bang" è facilmente assimilabile a una frequenza, a un suono, conformemente anche a quanto enunciato dalle Scritture "In principio era il Verbo" un suono, appunto, potrebbe non stupire scoprire che il nostro "infinito" è la minima parte di qualcosa di molto più grosso e complesso. Il "boccone del prete" di un organismo infinitamente più articolato, di cui noi siamo l'apparato eiettore.

domenica 6 maggio 2012

L'anima

La luce del faro attaccato al traliccio tagliava come una lama il buio della sala. Il palco era, adesso, illuminato e si distinguevano in modo chiaro i musicisti che avevano iniziato il concerto.
I riflessi degli strumenti, accentuati dalle colorazioni delle gelatine, riverberavano verso il pubblico, facendo intravvedere qualche volto attento a quello che stava succedendo.
Il vecchio rullante metallico lanciava fendenti sia sonori che luminosi, quasi volesse respingere un attacco alieno. Le frequenze basse pulsavano come il cuore ritmico che rendeva possibile tutta l'architettura in corso di costruzione.
L'aria cominciava a essere più respirabile, le note stavano rapidamente restaurando l'Ozonosfera e l'anidiride carbonica e solforosa, accumulata in decenni di imbecillità, si stava disintegrando, come un castello di carte colpito da un MIM 104 Patriot.
Era solo l'inizio, ma era pur sempre qualcosa.
Il corpo si stava riconciliando con la Terra, chiedendo scusa degli abusi scellerati che per troppi anni avevano provato duramente la capacità di sopportazione del pianeta.
Nessuno sapeva se la Terra lo avrebbe perdonato, ma era necessario rischiare, per poter liberare l'anima e riportarla al primordiale stato di benessere .

venerdì 4 maggio 2012

La solitudine

Esiste, forse, qualcosa di peggiore della solitudine? Ahimé sì, esiste: sono due solitudini.

domenica 29 aprile 2012

Siamo superiori?

C'è chi sostiene che il confronto con gli altri debba avvenire nella consapevolezza che il nostro interlocutore sbaglia e che comunque, quale che sia la sua posizione, lui presuppone sempre che noi non ci arriviamo e, quindi, sosteniamo posizioni indegne di attenzione.
Se questo è vero (e lo è nella maggior parte dei casi) la tesi da verificare e approfondire è la presunta superiorità che ognuno di noi vanta nei confronti degli altri.
Che occorra pagare un debito all'autostima è fatto acclarato, ma poi? Possibile che si sia così sordidi da non pensare neanche per un minuto che i nostri convincimenti sono suscettibili di variazioni, quando se ne trovino altri che siano più confacenti al nostro sentire?
Quasi che la convinzione di superiorità si fondi sul pilastro della coerenza, valore sentito dai più.
La coerenza impone di essere coerenti con sé stessi nelle azioni che vengono compiute. Bene, dunque la coerenza impone che non si abbia un comportamento critico nei confronti delle proprie idee, come se l'averle acquisite abbia già di per sé costituito filtro critico severo nella selezione e acquisizione.
Molti di questi si ergono a ruolo di soloni con la pretesa di spiegarci cosa pensiamo.
Spesso mi sento superiore a tante persone che si sentono superiori a me.... eppure, mi sembra di essere sempre disponibile ad accettare idee più convincenti delle mie.
Sembrerebbe che l'incoerenza la faccia da padrona. Non saprei, ma certamente, dovendo scegliere fra l'ottusità della coerenza e la fragilità del dubbio, so su quale versante schierarmi.

lunedì 23 aprile 2012

Libertà

Ho sentito, durante un'intervista televisiva,  Shel Shapiro affermare che quando lui e i suoi Rokes arrivarono in Italia, si ritrovarono di lì a pochi anni nel pieno della protesta giovanile e delle rivendicazioni del 68.
Pare che a loro britannici questa protesta generalizzata sembrasse singolare, poiché nel loro Paese, la libertà individuale non era mai stata messa in discussione.
Da noi purtroppo lo era stata. Per fortuna, ci sono state le lotte di quegli anni. Infatti, oggi, la nostra libertà individuale è di gran lunga minore rispetto a quella che avevamo quando eravamo ragazzi.
La dittatura mica si costruisce in un giorno.

mercoledì 18 aprile 2012

L'ineluttabile e la storia

Potremmo pensare che non sia così, ma se invece fosse (così)?  E se anche non fosse, non potrebbe essere che poi, inaspettatamente cambino le carte in tavola e tutto si prospetta in altro modo? E se, invece, l'immutabilità fosse lo stato naturale, cosa potremmo fare per cambiare un corso che è per definizione immutabile?
Che tutto sia scritto mi fa accapponare la pelle, né più né meno come il libero arbitrio, forse le cose sono molto più casuali di quanto non pensiamo e questo lo avevano capito i popoli che sono stati sterminati in nome di un ipotetico disegno divino.
La pesantezza del Sacro Destino batte la leggerezza del Divino Caso e manda in rovina l'umanità.

domenica 15 aprile 2012

Dio

Dio è in ognuno di noi
Dio è ognuno di noi
Dio ci ha creato a sua immagine
L'uomo ha creato Dio a sua immagine
Dio è eterno
Dio è onnipontente
Dio è misericordioso
Dio è buono
Dio è giusto

Ci sono enunciati che provocano reazione, spesso anch'essa di fede, magari di segno contrario, ma di fede.
Il credente e l'ateo sono due facce della stessa moneta. L'agnostico è il bordo zigrinato, la risposta non trovata, ma forse neanche cercata più di tanto.

sabato 14 aprile 2012

La realtà irreale e quella presunta.....

I camini erano tutti intasati dai nidi delle cicogne...... fortuna che in un paese tropicale non capita quasi mai di dover accendere il caminetto. Sarebbe stata una bella seccatura il contrario.
Sarebbe, se , magari...... tutte parole dell'ipotesi, ovvero di ciò che non è, o, quanto meno, potrebbe non essere.
Il gustoso motto pisano "se la mi' nonna avesse avuto le palle, avevo tre nonni" spiega le speculazioni dell'irrealtà con disarmante semplicità e efficacia.

venerdì 13 aprile 2012

Le cose incoffesabili

Tutti sanno che il bicchiere può essere considerato mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda dell'indole e dei convincimenti di chi lo guarda. Ma se sei piccolo abbastanza da nuotarci dentro e non toccare coi piedi e non arrivare ad arrampicarti sui buoi bordi, il bicchiere sarà sempre troppo pieno.
E mentre ero lì che nuotavo per sopravvivere, ho maledetto il giorno in cui mi sono tuffato senza portare con me il giubbotto di salvataggio o il corpetto in neoprene. Infilarsi in una situazione del genere è da deficienti e io rispecchiavo in toto questa splendida condizione, in cui mi ero reso conto di brillare.
Ero stato giovane, prima allora, e avevo pensato che tutto si potesse gettare dietro le spalle con indifferenza e senza pagare pegno. In verità, avevo avuto il sospetto di sbagliare, ma accumulare errori non è forse l'attività preferita degli uomini, poichè altrimenti non avrebbero, poi, da dedicarsi all'autocommiserazione dei rimorsi e dei rimpianti quando giunga il tempo in cui l'irruenza giovanile si attenua e ci si confronti con curve discendenti, che pensavamo non riguardarci.
Poi accade che gli eventi si susseguano inesorabilmente, a volte coinvolgendoci nostro malgrado, a volte passandoci accanto, e a volte travolgendoti e lasciandoti tramortito.
Il sentire non cambia, è sempre lo stesso, cambiano le situazioni, ma noi siamo sempre quelli e le cose incoffessabili ce le portiamo dentro anche quando, per malcelato pudore, le confessiamo a noi stessi.

 

mercoledì 11 aprile 2012

L'angolo e l'angolazione

Dietro l'ultimo sasso che separa il letto del fiume dalla cascata, si nasconde il punto di non ritorno e tutto il suo bagaglio di esperienze e di misconosciute leggi della fisica, che non si stanca di ripetere alla nausea.
Non è stato semplice arrivare lì e prendere responsabilmente il proprio posto nel ruolo che la sorte gli aveva riservato, non lo sarebbe stato per nessuno, ma lui si è sentito più appagato degli altri, quasi che una predestinazione così precaria, destinata a un bilico eterno, per quanto momentaneo, fosse frutto di chissà quali meriti a lui ascrivibili.
Agli occhi di qualunque altro essere, la cui mente sia ottenebrata dai prosciutti delle agevolazioni che il benessere porta con sé, potrebbe sembrare cosa da poco, ma la verità sgradita è che nessuno che non abbia un po' di consapevolezza di sé, può ambire a posizionarsi dove non c'è altra scelta che la prosecuzione del moto rettilineo già in atto.
Quando ci si posizioni al cospetto del punto di non ritorno, si sa che anche le dissertazioni filosofiche devono necessariamente sottostare a tempistiche determinate dagli eventi e non ci sono ulteriori spazi di manovra, che ci consentano di rimandare ulteriormente, ciò che rimandabile non può essere.
E ora si trova proprio nella posizione esatta che il punto di non ritorno deve avere, come un Highlander che si appresti al cambio della guardia di fronte a Buckingham Palace, si trova lì determinato a fare fino in fondo il suo dovere. 
Malgrado il susseguirsi degli incontri, nessuno di questi rientra in una casistica massificata, non è possibile, è contrario alla sua delicata sensibilità, anche se sa bene che nulla può fare per alterare il corso degli eventi. Conosce bene i suoi doveri e fare qualcosa di diverso dal riferimento che nient'altro può essere, è il suo compito principale.
Vivere nel paradosso che c'è un punto di non ritorno per tutti, salvo che per il punto di non ritorno medesimo. Vivere nella consapevole condanna che quello che per tutti è un attimo, per lui è l'eternità, con buona pace del tempo e delle sue convenzioni.
Nei momenti in cui non lavora, riflette e pensa e si convince che non potrà fare questa vita per sempre e che, come tutti, arriverà il momento in cui vorrà andare in pensione e godersi i frutti di anni e anni di abnegazione e sacrificio.
Spera che il Fato sia benevolo e conceda questo beneficio. Sarebbe dura non avere una simile prospettiva, perché qualsiasi altra soluzione, compreso il suicidio, non è percorribile.

martedì 10 aprile 2012

Le pessime abitudini

Ci sono abitudini che è bene perdere. Una di queste è guardare i dibattiti televisivi mentre faccio colazione. Meglio sarebbe non guardarli affatto, ma aiutano a capire che razza di classe "dirigente" stiamo mantenendo.
La cosa preoccupante in sé non è l'assoluta imbecillità delle tesi sostenute dalle varie Santanchè, miracolate della politica sesso trota e baby doll, non sono neppure i miliardi di euro di soldi pubblici bruciati in tanti anni di corsa all'arricchimento e nemmeno la corsa al "loro sono peggio di noi"  che è diventato il tormentone di questi ultimi decenni di vita politica e sociale.
Un uso corretto della ragione, ci farebbe ammettere che le grandi parti politiche di questo Paese hanno ceduto il posto a formazioni cialtronesche e caricaturali di quello che è un normale confronto.
La maldestra destra è fritta con un'impanatura di furto e ridicolo che li rende acidi e incapaci di proporsi per un pranzo che non sia quello dove mangiano solo loro, come ai tempi d'oro facevano i prodi democristiano doc.
La disastrata sinistra viene affidata a macchiette che non sanno o non si sono accorti e continuano a inventare vagoni di scuse pur di non assumersi responsabilità decisionali. D'altronde l'atteggiamento è comprensibile, laddove abbiano assunto ruoli amministrativi, non hanno resitito alle sirene del malaffare e della corruzione e si sono adeguati al pessime abitudini degli avversari, che venivano aggravate dalla vantata superiorità morale.
La cosa grave è che le varie Mussolini, Di Girolamo, Finocchiaro e Bindi, stanno recitando il ruolo delle parti, al fine macabro di consegnare questo Paese a una bella dittatura, che ora è solo in fase preliminare, col caudillo Monti che è pacato, ma inflessibile come Mastro Titta.
La cosa in sé mi preoccuperebbe quasi nulla, se non fosse che fra le teste predestinate c'è anche la mia.