Può capitare che un incontro fortuito riporti a galla aspetti della propria vita di cui c'è poco d'andare fieri. Quando ci accade si stenta a riconoscerci in quello che siamo stati, ma così è. C'è poco da fare, anzi, pochissimo, per non dir nulla.
Quello che è fatto è storia, elemento immutabile persino nell'interpretazione, i fatti sono oggettivi e i comportamenti che hanno leso qualcun altro in qualsiasi modo, sono non correggibili.
Non ci sono scuse successive, né richieste di perdono, né altro che possa in qualche modo lenire la responsabilità e la colpa che ci siamo assunti nei confronti delle persone che abbiamo colpito.
Le azioni restano e solo l'esperienza e la maturazione del vivere ci portano a vederle nella luce che loro compete, una luce poco edificante.
Dei sentimenti che restano, a nulla vale il pentimento e l'amarezza che si porta dietro, solo il rimorso di non avere fatto diversamente ci accompagnerà per il resto dei nostri giorni e il rimpianto di non essere stati all'altezza di quello che saremmo diventati.
Non è solo quello che siamo, ma quello che avremmo potuto essere. E se nel passato non siamo stati capaci di rispetto, non ci sono giustificazioni che tengano, solo inutili e dolorose spiegazioni con noi stessi, da portare nel cammino residuo che dobbiamo ancora percorrere.
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