Quando ha sentito il prezzo di un souvenir sulla bancarella di un cingalese, un omone di accento nordico lo ha apostrofato: "ma sei pazzo?". Lo avesse detto a me gli avrei detto che pazzo era lui e "ir budello di su' ma'" e se avesse insistito avrebbe anche preso le "mani sur muso".
Ripensandoci, non sono ingrado di stabilire se questo sia un comportamento semplicemente razzista e, quindi di scarsa importanza perchè riconducibile alla sola stupidità, o vada annoverato a pieno titolo nel ricco catalogo della maleducazione diffusa, assumendo, quindi valore in senso assoluto.
Se vogliamo dirla tutta, anche il termine "razzista" è sintomatico di pensiero distorto, diventa, infatti difficoltoso parlare di razze nell'ambito della specie umana, ad oggi non abbiamo riscontro di studi che confermino questa bizzarra tesi. Ma l'idea in questione ha fatto strada, soprattutto dove regna l'ignoranza, la supponenza e l'ipocrisia. È diventata un sentimento di massa, attorno al quale nascono "Masanielli" e "Leghe", il cui carico intellettuale è direttamente proporzionale a quello intellettivo.
D'altra parte, il nero "erudito" che mi apostrofa "amico" è maleducato quanto il deficiente che ho incrociato oggi, Se una persona, per quanto straniera, parla un italiano scelto, conosce la differenza fra il "tu" e il "lei".
Ma, forse, non è neanche da esecrare quest'ultimo, venuto in contatto con un Paese dalla civiltà corrotta, quanto la società che lo raffigura. È il livellamento verso il basso che, come afferma sapientemente un amico conservatore, non è mai sintomo di crescita umana e ha arrecato danni di grave entità.
In un modo o nell'altro ci siamo arrivati e abbiamo aperto un'arena della maleducazione, che rappresenta adesso l'ambiente privilegiato per le relazioni umane..