giovedì 27 ottobre 2011

Licenziamenti

È un dente che si deve estirpare quello della sicurezza del lavoro. L'inno alla libertà di mandare a casa i lavoratori senza giusta causa è stato composto e si accinge a diventare il motivo di maggior successo al festival dell'ipocrisia.
In un paese normale, la flessibilità è un valore irrinunciabile, poiché tutti i rapporti si basano sulla competenza, sulla professionalità e sulla trasparenza.
Nella nostra Italietta da due soldi no. Noi abbiamo nostalgia del caporalato, che tanto bene fece alle tasche dei potenti fino a tutti gli anni 60. La nostalgia del ricatto, della volontà di asservire, che è propria di tanta parte della classe padronale, è un elemento che si sta prepotentemente riaffacciando nella vita di tutti. "Ringrazia il cielo che ti do lavoro, invece di reclamare per condizioni più umane"
In un paese civile reclamare una mobilità del lavoro in funzione delle necessità dell'economia è cosa normale, quasi ovvia.
In una nazione normale i contratti a tempo o atipici sono pagati molto di più di quelli a tempo indeterminato, da noi sono diventati bacino di ignobile sfruttamento per giunta scarsamente remunerato.
Ha ragione il Presidente del Consiglio, siamo proprio un Paese di merda e la colpa, forse, è anche un po' sua, ma certamente è di tutti coloro che non hanno mai preso in considerazione di essere parte di un patto collettivo. Com'è noto sappiamo tutti benissimo cosa sia il privato, peccato che ignoriamo cosa sia il pubblico e pensiamo, a tutt'oggi, che riguardi qualcun altro.

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