"Non serve colpirla nel cuore, perchè la morte mai non muore" così recitava il genovese Fabrizio De Andrè in una delle composizioni della prima parte della sua fortunata carriera.
La convinzione era che la morte si presentasse all'improvviso, senza alcun genere di avvertimento, per portarsi via la vita del predestinato e ridurlo così a semplice pupazzo inanimato.
Ma sarà vero che la morte non muore?
La morte della morte significa necessariamente supremazia della vita? esistono forse stadi intermedi?
Il fatto è che ne sappiamo poco. La morte è per noi un fatto luttuoso che interrompe quello che ci viene descritto come un dono che consiste nel poter essere in contrasto con l'armonia del cosmo, grazie alle 14 contrazioni diaframmatiche al minuto, che ci consentono di immettere aria e dare respiro all'attività vitale del nostro corpo.
Se partiamo dall'assunto che l'armonia col Tutto si ha solo dopo la morte, ne possiamo dedure che il Tutto è la morte e non Vita come ci è stato insegnato per secoli.
Quindi la morte è il Tutto, la pianificazione del Tutto e la fine del contrasto atavico fra vita e morte.
La sconfitta della morte, avviene, quindi, attraverso le opere che si lasciano su questa terra, acché l'oblio non ci travolga qualche mese dopo la nostra dipartita.
La domanda è: possono le opere dell'Uomo sconfiggere la morte?
La risposta impulsiva ci porterebbe a rispondere positivamente alla domanda, in realtà se guardiamo nel profondo, molte opere rimaste a noi nel corso dei secoli, sono state prodotte da qualcuno il cui nome viene memorizzato attraverso la sua opera, ma non certo la persona.
Di Michelangelo sappiamo poco, se non quei pochi tratti del carattere legati alla sua arte e questo deve bastarci e ci basta. Ma sarebbe bastato a lui? probabilmente no, la vanagloria che troppi si portano dentro non è elemento sufficiente a sconfiggere la morte.
Resta quindi da chiedersi cosa la può uccidere.
È un interrogativo senza risposta, ma è possibile che in un universo polidimensionale, la morte non sia che un elemento di passaggio fra mondi diversi, che viene uccisa ogni qual volta si ricreino i presupposti per un contrasto col Tutto della dimensione alla quale si faccia riferimento.
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