Lo so, non è colpa vostra, è colpa mia, anzi no, cazzarola, non è colpa mia, è colpa vostra.
Insomma non so di chi è la colpa, ma il disagio crescente è un dato di fatto.
Si poteva cambiare questo Paese?
Chi lo sa..... forse sì, ma avrebbe necessitato del coraggio di prendere le armi e misurarsi contro quelli che volevano mantenere lo status quo.
E alcuni le armi le hanno prese, pochi, a dire il vero, ma le hanno prese... forse sarebbe andato tutto meglio se avessero avuto chiari obiettivi da colpire per creare il giusto consenso e non una schizofrenia da grilletto, attestata su un massimalismo da operetta.
Ovviamente, nulla sarebbe stato certo, perchè le armi le hanno prese anche gli altri e quelli sono molto più bravi. Gli altri hanno manovrato informazione, politica; hanno mosso uomini per creare le giuste infiltrazioni, ognuno ha fatto la sua parte e i migliori hanno vinto.
Gli schieramenti erano forti, ma solo uno dei due sapeva bene cosa andava fatto, l'altro, quello che dicevano che avesse dietro la fantastica organizzazione degli sgarrupati servizi segreti dell'est europeo, quelli che avevano la potenza sgonfia dei soviet che li spingeva, quelli hanno fatto la figura dell'Armata Brancaleone e già il paragone mi pare lusinghiero.
E siamo arrivati a questa società, questo bel risultato che tutti volevano cambiare, almeno a chiacchiere, ma che nessuno ha cambiato, volenti o meno. Troppi sono comodi in questo status di cose e cambiare vuol dire cambiare testa e ordine di responsabilità, ordine di fattori e priorità sociali e individuali, troppi stavano e stanno comodi in questo status.
D'altronde sappiao bene che questa società genera povertà, da quella dell'immediato dopoguerra, a quella più evoluta del capitalismo avanzato; questa società genera ladri che si arricchiscono alle spalle dei peones di turno e non parlo dei politici, che sono solo la logica conseguenza del popolo che li esprime.
E poi arriva quello che si ammazza perchè la società non lo accoglie, non lo sostiene, non gli offre una prospettiva di vita decente. E allora si ammazza, alimentato da un clima di merda che a sua volta il festio malsano contribuisce, suo malgrado, a perpetuare.
D'altronde, che altro poteva fare? Per giustificare un gesto così netto e radicale non aveva altra scelta che fare una disamina feroce di quello che la nostra società è diventata. Ma davvero la colpa di un atto terribile contro sé stessi può essere ascrivibile alla responsabilità di un popolo? Davvero ne siamo convinti?
Quello stesso popolo che ha perso la propria identità, lentamente, ma inesorabilmente, già dai lontani tempi del cosiddetto riflusso, gli anni che hanno avviato il prosecco, il bellini, la nouvelle cousine, la finanza creativa e le movide, portando con sè un embrione di vuoto che, una volta inoculato, è lentamente cresciuto, fino a diventare il fattore dominante della società, il suo maggiore caratterizzatore..
Aggiungiamo una scuola svuotata di contenuti, impoveriti perché i soldi a essa destinati, trovavano altre strade di investimento, in nome di una "libertà" di scelta, inventata al solo scopo di ingrassare la Chiesa, maggiore titolare dello studio "privato" e importante controllore del consenso popolare, attraverso la sua capillare organizzazione di presidio del territorio.
E quale potrebbe essere l'esito di un'educazione svuotata di contenuti, se non generazioni di beoti che si guardano intorno senza capire che il mondo è quello che facciamo ogni giorno e che occorre organizzarsi, tutti insieme, o almeno in molti, perchè da soli si va poco lontano.
Si è perso tutto, gli unici punti di aggregazione dei ragazzi sono rimasti gli scout e le associazioni sportive, cosa ci potevamo aspettare?
Non esistono più i partiti, le fucine delle idee alternative, esiste solo un grosso e grasso pastone dominante che alimenta un sistema uguale a sé stesso. Le due parti contrapposte della commedia che fanno le stesse cose e il conseguente flusso di rivolta canalizzato in ambiti istituzionali dai nuovi servi del potere, travestiti da alternativa.
Come si può non vedere quello che in pochi decenni la reazione liberale e liberista è riuscita a fare? Come si può non vedere il recupero dei territori che erano stati occupati dalle lotte sociali e dalle conquiste che ne erano conseguite, in nome di una società più equa e più vivibile per tutti? Come si può pensare che questa forza lasci il campo , ora che è riuscita a riconquistare il controllo dell'impero, a concessioni di varia natura, che redistribuiscano la ricchezza, di cui tanto faticosamente sono rientrati in possesso?
Certo, abbiamo passato momenti comodi, ma avremmo dovuto accorgerci che si stavano preparando tempi bui, sin da quando il terrificante governo Craxi, all'inizio del riflusso ci tolse la scala mobile, cioé quello strumento che adeguava le paghe dei lavoratori alla svalutazione della moneta (se preferite possiamo dire inflazione); avremmo dovuto accorgecene quando vagheggiava di creare una nuova valuta, la lira pesante ed eliminare, così, le monete di poco valore; avremmo dovuto accorgecene quando regalo le frequenze di tutti agli imprenditori amici suoi, gratis, senza far spendere loro un centesimo per la concessione.
Non ce ne siamo accorti, uscivamo da un trentennio di violenze e lotte, partite con le lotte operarie degli anni 50, continuate con la contestazione degli anni 60 e con la lotta armata degli anni 70. Volevamo un po' di tregua, abbiamo erroneamente pensato che le conquiste sarebbero rimaste tali......
Ecco cosa succede e cosa è successo, un gesto estremo è la sconfitta della società? Non saprei, di certo è la sconfitta del singolo e di tutti quei singoli che, come lui non hanno saputo creare concentrazioni di pensiero politico, fucine di idee; è il trionfo dell'incapacità di generazioni che si stanno succedendo a vedere il soggetto politico della vita collettiva. Analfabeti del pensiero che si affidano a profeti dell'onestà, non comprendendo che questa rappresenta il prerequisito per occuparsi del bene collettivo.
Forse aveva ragione Gaber quando affermava che la "mia generazione ha perso", il fatto è che non ha perso solo la sua di generazione, che è anche la mia, ma anche quelle successive.