sabato 18 marzo 2017

Sono tutti ladri?

Ci fu un periodo, nella vita dell'Uomo, in cui le popolazioni vivevano in pace e armonia, senza contrapposizioni di sorta e l'interesse collettivo prevaleva su qualsiasi altra cosa. 
L'ambizione era proprio quella, promuovere e contribuire al benessere collettivo, senza alcun genere di interesse personale.
Questo era e questo è quello che rimpiangono le persone che oggi si sono riciclati come fustigatori di costumi, dirigendo, quando giornali, quando associazioni, quando movimenti.
Questa nuova ventata di gesuiti mancati ha invaso le nostre città, accompagnata da stuoli di beceri urlanti, ignoranti come capre ignoranti, come solo i poveri di spirito sanno essere, che assalgono ogni "infedele" al grido di "studia", qualche volta sostituito da "informati".  
Qualsiasi cosa della normale attività umana, essi la sanno non fare meglio, ma molto meglio.
Ed è qui il sopravvento dell'arte del non fare, scordandosi del vecchio e saggio adagio "chi va al mulino, si infarina". anche il modo di dire "avere le mani in pasta" porta alla memoria mani con pezzetti di impasto attaccati, ma è davvero questo il problema?
Sarebbe sciocco non riconoscere che una parte della classe politica ha, nel corso del tempo, privilegiato sempre di più interessi di consorterie legate ai centri di potere che le sostenevano, in alcuni casi trasformando la "Cosa Pubblica" in profitto privato.
Potremmo, quindi, arrivare a dire che in questi anni di crisi profonda, coloro che vogliono connotare moralmente la gestione del bene collettivo, hanno il sopravvento, È un film che abbiamo già visto nel anni 70, quando la teocrazia di Komheini si sostituì al governo "corrotto" di Reza Palhavi.
La nota stridente, rispetto a questa nuova nomenklatura moralista, è il familismo di cui si è fregiata, nella migliore tradizione del nepotismo, tanto caro agli italici sin da ben prima che l?italia si manifestasse come nazione. La nomina di parenti e amici nei ruoli delle sergreterie, portaborse ecc, con conseguenti elargizioni di denaro pubblico sotto forma di compensi e stipendi, hanno contributo a combattere la disoccupazione, se non altro fra parenti e amici.
Tuttavia in quest'ambito, suona strano che la nuova nomenklatura stigmatizzi l'eurodeputata Comi, per avere assunto la madre nella sua segretria (ovviamente non gratis). 
D'altronde, tutti ricordano che il bue era solito dare del cornuto all'asino.
A guardare con un po' di disincanto il panorama, ci rendiamo conto che la vita è sempre la stessa di secoli fa, i nuovi gesuiti diverranno i corrotti di domani, le avvisaglie, in nuce, ci sono tutte. Metodi antichi per nuove frontiere. Potremmo concludere con un altro motto di saggezza popolare; "ramazza nuova spazza meglio", salvo che poi si consuma e ............

 

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