sabato 18 marzo 2017

Il concetto e la rappresentazione.

Abbiamo ormai un repertorio piuttosto ampio di come gli scrittori vedano il futuro dell'uomo e della sua società e possiamo affermare che raramente queste visioni collimano con le grandi utopie del pensiero filosofico, che ipotizzano società di benessere e prosperità equamente suddivisa fra tutti.
Non il pensiero di costoro è concentrato su un potere opprimente che sventola un sogno chiamato "libertà" che è solo un feticcio irraggiungibile, ma per il cui ottenimento, l'essere è disposto a qualsiasi cosa, anche a credere nelle favole.
I grando sognatori della fantascienza disegnano futuri ben circoscritti, all'interno dei quali, l'umanità si muove in modo controllato, senza alcuna prospettiva di autodeterminazione, se non quella illusoria, messa a disposizione dal potere oppressivo.
La cinematografia, moderna arte di comunicazione di massa, vanta numerosi esempi di questa deprimente realtà, esempi che affondano le radici in una scarsa fiducia sull'essere umano come animale sociale, mentre tengono in grande considerazione lo stesso come sopraffattore e aguzzino dei più deboli.
Il vessillo è sempre lo stesso, quello della libertà, mentre la verità corre sui binari della violenta, ma anche subdola, sopraffazione, la cui parte terribile viene sempre celata alla visione del "parco buoi", che predilige di gran lunga l'ipotesi di un'agognata, quanto improbabile libertà, foriera di benessere assoluto, il premio del paradiso.
Possibile che ci siamo sbagliati così tanto, noi che amiamo la libertà, sia individuale che collettiva, al di sopra di ogni altra cosa?
È assai probabile, la vita quotidiana e le sue rappresentazioni future, basate sulla concretezza dei peggiori comportamenti dell'Uomo e della sua società, non lasciano molto spazio a interpretazioni diverse: la libertà è un concetto improbabile, oggetto di culto, venerato al pari di un dio, la cui esistenza è confinata nella mente e nel pensiero dei credenti.

Nessun commento:

Posta un commento