mercoledì 25 gennaio 2012

La Gente

Improvvisamente "la Gente" mi è apparsa come una categoria odiosa.
La Gente è una massa informe, onnicomprensiva, che ingloba tutto ciò che trova, lo metabolizza per luoghi comuni e lo livella verso il basso.
La Gente non lascia autonomia di pensiero alle persone che la compongono, il pensiero diventa banalizzato e semplificato e le persone vengono fagocitate nella categoria, col loro pensiero cristallizzato da agenti vetrificanti e sostituito da quello unico della Gente.
I più si domandano cosa pensi la Gente e solo alcuni si chiedono anche se la Gente sia in grado di pensare. 
Sgombriamo subito il campo dai dubbi: la Gente  non pensa. La Gente riporta come proprio il pensiero dominante, che viene deciso da chi sulla Gente fonda la sua forza. 
Molto meglio il pensiero massificato della Gente, che tante piccole persone pensanti e (magari) in modo difforme.
Chi ha inventato la Gente sapeva che stava uccidendo il pensiero, lentamente, ma inesorabilmente, ma lo ha fatto per cupidigia e servilismo. Già, perchè la Gente non è stata inventata dal Potente, ma dalla sua интеллигенция (intellighenzia), dai filosofi della necessità, che modellano pensiero e categorie a seconda dell'esigenza immediata del Potente medesimo.
Improvvisamente la categoria denominata Gente ha perso significato ai miei occhi e si è volatilizzata.

martedì 24 gennaio 2012

Crisi economica

La crisi si era abbattuta sulla nostra città, come un uragano sulle coste della Florida.
Improvvisamente, tutto era rincarato, al punto che anche comprare il pane era diventata un'azione sulla cui opportunità occorreva spendere una riflessione con una mano sullo stomaco e l'altra sul portafoglio.
Gli scorpori delle attività corporali, tanto desiderate sia a destra che a sinistra da sinistri e maldestri individui, avevano portato alla cessione di rami d'azienda, compreso il ramo del lago di Como, fra due non interrotte catene alimentari. Che si poteva pretendere da lei? Era tutta seni e golf, con un drive che avrebbe fatto invidia a Tiger Woods. Come tutti noi era cresciuta a scatolette e fette di pane, quando ancora erano a buon mercato, sia lei che il pane.
Poi la separazione, si sa come vanno le cose, anche se sono convinto che entrambi, sia il pane che lei, hanno seguito lo stesso andamento di mercato, con brusche impennate e molte cessioni, con rapidi passaggi di mano, almeno per quello che il gossip paesano aveva fatto filtrare.
Una verità inaspettata si era insinuata fra di noi ed era che la borsa era altalenante, così come la vita, rinfrancata dalla cessazione di questa odiosa alternatività che si era protratta per troppi anni e che l'aveva posta troppo spesso in un'inconcepibile posizione di contrapposizione che (alla lunga) gli era diventata insopportabile.
La sessualità si era allargata anche alla finanza e c'erano molti titoli che andavano su e giù, con lo stesso vigore degli umani che andavano su e giù con vigore. Gli altri avevano sviluppato un insano voyuerismo e titubavano se lanciarsi o meno nella mischia. La loro ritrosia era comprensibile, bisognava rispettare chi non voleva mischiarsi alla mischia. Eppure, c'era chi non capiva e mischiava le carte anche durante le partite a scacchi in cui i cavalli venivano sostituiti dal bue muschiato, mischiato anche lui alla mandria dei pedoni.Potenza dell'incomunicabilità.
Tutti i parametri erano divenuti falsi, superati a destra dalle loro peggiori previsioni, e tutti iparadigmi erano saltati. A chiunque chiedessimo aiuto, la risposta che ci veniva data era sempre la stessa, non sapevamo di chi fidarci, era tutto talmente complicato da ritenere la ritenzione idrica nella stessa considerazione della ritenuta d'acconto d'un renitente alla leva ritenuto riottoso dalla sua stessa stirpe di reietti.
Con una dose imbarazzante di incoscienza avevamo smobilitato tutti i nostri investimenti e avevamo deciso di far affondare la borsa nel proprio altalenante brodo e goderci i frutti dell'albero della cuccagna, prima che diventassero frutta secca o frutta fritta, quando non frutta a frotte fritte in fretta e furia con quel bouquet fruttato di fruttosio sotto la fratta.
Magari la vita fosse stata così semplice, avremmo potuto riconvertire "Standard and Poor's" per analizzare la stima delle proiezioni sulla resa del farro garfagnino nella zuppa alla lucchese. Questioni di campanile, annose rivalità gastronomiche e lingustiche.  Roba da far venire la gastrite a un astronauta con manie lacustri.
Eravamo annichiliti, annullati dal peso delle indecisioni che dovevamo prendere contro voglia, per allinearci cogli altri incompetenti. Chissà se la fidanzata di Chris si era finanziata con l'aiuto dei vicini o era stata quotata in borsa e aveva perso la verginità quanto il MIB30 si era impennato, dopo cinque tristissime settimane di ribasso. L'emissione dello spread era stata copiosa e rapida e lei non si era nemmeno accorta, ma avrebbe dovuto gestire quel figlio della colpa e, peggio che mai, avrebbe dovuto dirlo a Chris e forse lui le avrebbe fatto delle domande e lei avrebbe dovuto trovare delle risposte, le avrebbe cercate a casa, con calma, magari in cantina, o in soffitta.
Una cosa era certa, avrebbe dovuto mettere un po' d'ordine e fare un po' di pulizia, troppe erano le risposte non richieste e le domande che restavano senza risposta, come se ognuno si sentisse autorizzato a rispondere con argomento casuale a qualsiasi domanda venisse posta, prendendo a prestito le prime parole che venivano in gola dal cassetto dell'improvvisazione.
Era un brutto momento e sarebbe certamente passato, ma per il momento era futuro in procinto di diventare presente..

lunedì 23 gennaio 2012

La convinzione, ovvero dell'imbecillità.

Chi ha troppe certezze granitiche è, nel 99% dei casi, un imbecille, oppure nel restante 1% è il Papa.

mercoledì 18 gennaio 2012

La solitudine delle coppie.

Erano in due, l'Eroe e il Capro Espiatorio, entrambi necessari, entrambi dispensabili dalla Casta Costa a seconda del bisogno del momento, attraverso l'apposito dispenser medio in cui stavano la virtù e il detergente neutro per l'odio sociale con ph acido.
Spesso il popolo ne reclamava l'utilizzo a gran voce, quando dell'uno, quando dell'altro, per lenire quel dolore acuto, che solo l'incapacità inconsapevole crea nel più profondo dell'animo umano. Il popolo, si sa, non è neppure capace di lavarsi la faccia e la coscienza, la prima per dissimulare, la seconda per conservare la cancellazione del ricordo e la mente libera verso la futilità.
I due, per aspetti opposti, erano vanto del vento che soffiava da ambo le parti, lasciando aperto lo spiraglio nord sud e sud nord, col solo scopo di non creare vortici. Un frullatore emotivo non avrebbe potuto fare di meglio, quanto a frantumazione del sentire comune in quest'andatura di bolina che affrontava con fiera rassegnazione i venti della banalità..
D'altronde la soglia di accesso al dolore collettivo non aveva parametri costanti, era variabile sia nella larghezza, che nella profondità e il pensiero volava solo saltuariamente, per lo più volacchiava zompettando nel recinto della volgarità e del.luogo comune urlato come verità rivelata.
Lo sdegno era stato elevato a rango di valore assoluto, senza alcun controbilanciamento, in modo da risultare immangiabile dalle bocche più raffinate, mentre invece andava a ruba nei supermercati, negli hard discount e nelle mense aziendali. I medi si fermavano, mentre gli indici continuavano la loro corsa sfrenata verso un'adulta immaturità in superamento di un'adolescenza mai cominciata, che come un virus latente, infettava il substrato del concetto stesso di felicità.
Solo alcuni portavano la croce che veniva loro addossata, altri, i più, partivano per la crociera, con modi spensierati, quasi dovessero edulcorare l'amara considerazione che avevano di sè stessi. Erano sempre gli altri a rosolare sulla graticola dell'errore riprorevole. Loro no, loro erano nel giusto perché giudicavano, preché criticavano e perché si abbandonavano alla sciocca filosofia da circolo del cucito.
Occorreva fare presto, occorreva agire prima che la corsa si fermasse e che il tempo calasse il suo velo di grigio sulle vicende umano, inducendo la massa a pensare ad altro, anche se tutti tifavano per l'oblio. Il ricordo è una pessima medicina per chi non vuol ricordare, ce lo insegnano secoli di storia.
La legge non detta è che nei tempi di crisi, c'è un elevato tasso di disoccupazione, c'è paura e nessuno assume, talvolta può capitare che non si assumano nemmeno le responsabilità per cui veniamo pagati.

sabato 14 gennaio 2012

Punto d'osservazione

Stavo appollaiato sulla biforcazione dell'ombra del platano, in equilibrio fra un cirro e un'ametista. La campagna era al verde, così come le mie tasche e quelle della maggior parte dei miei amici. Gli allevatori avevano venduto gli allevamenti e si erano riconvertiti in ex allevatori, con tutte le mandrie del bene e del male nei pascoli del cielo a conquistare quote letto per dormire sogni tranquilli.
Da quel punto di osservazione, il mondo sembrava meno acquatico, le paludi meno acquitrinose, i deserti più fioriti di rose purpuree e i mari lasciavano spazio ai monti e alle terre, in un fiorire di passiti e passati che prendevano forma su tele e bicchieri, fra un pennello e uno stuzzichino.
La fede era lontana, ma si scorgeva ogni tanto. Potevo osservarla non visto mentre intrecciava relazioni con la linea dell'orizzonte, per poi scomparire nel buco nero del mistero e riconcretizzarsi improvvisamente da un'altra parte, come se nulla fosse avvenuto. Un segnale poco comprensibile di come la Natura mi parlasse in una lingua che non era la mia, ma forse, nemmeno la sua.
Anche se ferito nel profondo del cuore dall'infrangersi dell'onda colpita da un ciottolo di fiume, sapevo che non tutto era perduto, anzi, sicuramente qualcosa era ritrovato, come il cucciolo di pastore che aveva fatto ritorno prima del sermone e si era accucciato sotto una balaustra boreale per non disturbare, vicino alla Carro dell'Orsa. Era un buon punto di ascolto, e lui ascoltò.
La parola fu detta, non si sa se fu capita, ma di certo fu detta. Fu ridetta più volte e, a un certo punto, fu anche scritta, impressa con forza nella memoria delle fibre di una cellulosa a microcellule monocellulari, prima di trasformarsi in immagine e sublimare il pensiero nella celluloide di un nastro sottile dotato di grande fotosensibilità e poco acume.
E pensare che avevo scelto la biforcazione dell'ombra del platano per avere le idee più chiare e un orizzonte più nitido, quanto meno aperto. Invece era tutto chiuso, strettamente serrato da cinghie di dubbi e credulità.
Ero condizionato dai condizionali che avevano costeggiato la mia vita e mi avevano tenuto compagnia nella coltivazione illegale del dubbio, di cui mi nutrivo nella colpa e nella vergogna.
Proprio così, il condizionale che mi aveva imposto scelte e, comunque le avessi fatte a malincuore, erano sempre state quelle sbagliate. Quel condizionale che nel corso della mia vita si era lentamente evoluto in imperfetto, fino a rinascere fra le ceneri di un mesto passato remoto, sempre meno nitido e, soprattutto troppo presente per non condizionarmi nuovamente.
La risacca cantava ossessivamente la sua canzone, come se volesse farmela imparare, ma non ero lì per ascoltare, dal mio punto di osservazione si osservava e il suono non ha forma visibile se non su tetragrammi e pentagrammi, con crome, biscrome, biscotti e pasticceria secca.
La realtà è meno repubblicana della menzogna ripetuta più volte nel faticoso tentativo di farla divenire reale, ma quando la vocazione è un'altra, bisogna seguire il proprio sentire e non sentire il sentire altrui, anche se i sentimenti, fuorvianti come sono, ci porterebbero da un'altra parte.
Quando il sole calò, l'ombra della biforcazione del platano prese lentamente, ma inesorabilmente, la stessa colorazione del buio circostante, le forme volsero a una sfumatura più scura del nero e fu tutto mimetizzato nella confusa e non percepibile notte. 
Non servono punti d'osservazione quando si dorme.

giovedì 12 gennaio 2012

L'immagine e la realtà.

L'immagine come inganno, come misitificazione, come trasposizione impropria del pensiero dalla sua sede naturale a quella esteriore. L'immagine che racconta la realtà è alla portata di tutti, ma che tutti vedano una cosa diversa della stessa immagine, fa pensare che la realtà non sia così oggettiva come si dice.
Di contro, l'immagine che racconta il pensiero e si veste su misura nei suoi contorni, è falsamente ingannevole, perchè racconta la verità di chi la esprime, che quasi mai è la realtà di chi la recepisce
.

mercoledì 11 gennaio 2012

Stare soli

Il contatto col prossimo è sempre più spesso virtuale, grazie alle tecnologie che si sono sviluppate nel corso del tempo. Abbiamo già affrontato l'argomento a proposito del telefono che allontana le persone, invece che avvicinarle, come subdolamente per anni hanno recitato le pubblicità delle compagnie telefoniche. 
Quello che si tiene in poco conto, è che il contatto diretto è assai più fruttuoso, nella vita di relazione, della telefonata fatta, magari mentre si è fuori dal supermercato, in cerca di parcheggio, o mentre ci si trasferisce dal lavoro al locale dove abbiamo un appuntamento ludico ecc. ecc.
L'innovazione ha portato la frequantazione tramite chat, la cui evoluzione, i social network, porta in contatto le persone sulla base di criteri di gusti, preferenze, tendenze e via dicendo.
I criteri sembrano essere ben assortiti, ma una caratteristica non viene mai presa nella dovuta considerazione: la protervia inconscia dell'essere umano. L'uomo è un prevaricatore, a questo punto direi per caratteristica naturale, seppure acquisito in cattività; sono quindi falsi i miti del rispetto, della tolleranza e tutto quanto porti a una diffusa divulgazione dell'ipocrisia pervadente.
In realtà siamo un popolo tifoso e questa grande passione per il calcio ha radici storiche profonde, prima ancora dell'era dei Comuni, abbiamo basato la nostra cultura su Sparta e Atene, sui Greci contro i Persiani, i Curiazi e gli Orazi, Brenno e Camillo, Cesare e Vercingetorige, Ettore e Achille, Roma e Cartagine, ma anche in tempi più recenti Indiani e Cowboys, Russi Americani, Comunisti e Democratici ecc.ecc....... il nostro mondo culturale è lastricato di antagonismo, non importa chi sostiene le cose più giuste, conta il tifo di parte, quasi un diritto di nascita su cui si fonda tutto il resto della vita.
Sulla base di questa formazione cultural-sociologica, ci si pone nei confronti di sconosciuti (gli "amici" dei social network) come depositari di verità ad altri ignote, prediligendo le aree d'azione che più facilmente si prestano alla contrapposizione.
È uno dei motivi per cui ogni tanto è bene staccare la spina e riprendere quelle belle e sane abitudini di andare a trovare le persone, spendere un po' di tempo con loro e godere della loro vicinanza fisica. Non sempre la parola scritta è meglio di quella parlata.

sabato 7 gennaio 2012

Noi e gli altri.

Tra i difetti dell'essere umano spicca il pensare che gli altri vedano esattamente le cose che vede lui, pensino esattamente le cose che pensa lui e sentano e percepiscano gli stimoli esattamente allo stesso modo che sente e percepisce lui. 
È un modo di porsi più diffuso di quanto si pensi e ci piace ipotizzare che sia figlio del bisogno di sicurezza che ogni essere umano ha, o cerca, e che, quindi, lo porta a una sorta di pensiero omologato.
La dialettica, si sa, è foriera di insicurezza, quando non di sventura, poiché costringe chi vi presta attenzione a mettere in discussione, ogni volta, i punti che altrimenti sarebbero dati per acquisiti.
Eppure, l'esperienza ha dimostrato che non abbiamo tutti la stessa percezione e che l'oggettivazione della soggettività è una pratica di comodo per evitarci crisi esistenziali più frequenti. Ciononostante, il riferirsi a schemi omologati è ancora oggi la pratica di massa.
I passi sono lenti, ma non potrà esserci via d'uscita, se non lo stillicidio della lenta crescita collettiva, che polverizza generazione dopo generazione, per conseguire risultati socialmente e filosoficamente apprezzabili in tempi che i diretti interessati non saranno, invece, in grado di apprezzare.

giovedì 5 gennaio 2012

Ne ho i coglioni pieni di parlare di politica e società di merda.

C'è nell'aria un populismo mefitico, una superficialità che provocherebbe nausea anche a coloro che di mestiere svuotano le fosse biologiche. Capisco chi, vedendo il capolinea dei propri privilegi, fa appello a tutta la meschinità e ipocrisia di cui è capace, per cercare di restare a galla. Capisco meno tutti coloro che sempre hanno agito nel rispetto delle regole e continuano, nonostante tutto a difendere le posizioni di coloro che hanno scaricato la responsabilità del bene collettivo sulle spalle altrui.
Siamo molto vicini al momento in cui i due eserciti, grossomodo pari come consistenza, si dovranno scontrare e sarà poco piacevole, perché non sarà una guerra fra poveri, ma uno scontro epocale fra gente perbene e farabutti travestiti da gente perbene.
Vediamo alcuni episodi che sono significativi e che portano gli osservatori appassionati e innamorati di questo Paese, ad allargare le braccia sospirando e scuotendo mestamente la testa.
  • La sinistra sta commettendo lo stesso errore di sottovalutazione che fece negli anni 60 e che portarono il malcontento a sfociare nel terrorismo. I movimenti di piazza esprimono un disagio vero e sempre crescente, che l'incapace Bersani non se ne renda conto e perda le sue giornate (pagate da noi contribuenti) a vaneggiare contro la violenza e altre baggianate simili è deprimente.
  • La Lega sta inanellando posizioni di bieco populismo, ingannando con false informazioni il suo stesso popolo. Ora che è passata la "riforma" che hanno fatto finta di non volere (quella delle pensioni), stanno perorando la causa della caduta del governo presso il peronista Berlusconi, per poter ritornare a mangiare al banchetto dei potenti, con buona pace dei loro elettori, che si sono visti rubare la pensione, ma per carità loro erano all'opposizione, che potevano fare?
  • La destra populista ha un andamento ondeggiante, in bilico fra organizzare un pellegrinaggio a Fatima per la grazia ricevuta di non dover pagare il prezzo politico delle nefandezze che hanno, con rara lucidità criminale, demandato al "Governo tecnico". A sentirli parlare sembra, che caschino tutti dal pero. Nessuno voleva fare le cose che quei cattivoni hanno fatto. Peccato che quelle  cose fossero parte integrante del loro programma elettorale, ma di certo questo a chi li ha votati non era stato spiegato, ma basta andare a leggere, come si dice "Scripta manent".
  • La destra giustizialista degli "onesti", guidata dall'ex magistrato Di Pietro, vorrebbe partecipare, ma non si può lasciare il capo libero alla Lega per la riscossione dei consensi per la falsa avversione a quanto Monti e i suoi hanno fatto, quindi saltella con indifferenza fra il si e il no.
  • Le corporazioni difendono i propri privilegi, dai tassisti, ai farmacisti, ai notai, agli avvocati, agli ingegnri e chi più ne ha più ne metta. Per attuare meglio il loro piano di salvaguardia delle posizioni di indebito privilegio, hanno messo in campo la strategia doppia della distrazione (il problema è lo stipendio dei politici) e della minaccia di crisi di governo tramite il loro braccio armato in parlamento, individuabile facilmente nei posti occupati da Gasparri e da Casini.
Il problema è proprio questo, nessuno vuole pagare e, quindi, pagano solo coloro che sono obbligati. Appare evidente che questo abuso non potrà avere sbocchi pacifici, come recita un popolare canto sardo del 18° secolo:
Procurad'e moderare
Barones, sa tirannia
Chi si no pro vida mia
Torrades a pés in terra!
Decrarada est giaj sa gherra
Contra de sa prepotentzia
Incomintzat sa passentzia
In su populu a mancare 


Una Nazione seria ne terrebbe conto e cercherebbe un bilanciamento delle condizioni, senza accanirsi contro i più deboli, come accade da noi, ma evidentemente l'idea di Nazione non fa più parte da tempo del patrimonio culturale dell'Italia, o quanto meno di coloro che la guidano, ammesso e non concesso che in qualche periodo ne abbia fatto parte.


P.S. È storia recentissima di un accertamento fatto a Cortina d'Ampezzo da 80 funzionari dell'Agenzia delle Entrate, che ha riscontrato numerose "particolarità" della lealtà contributiva  di quanto hanno controllato.
Al di là del populismo di facciata che un'operazione del genere riveste, vediamo quali sono state le cose "bizzarre" che si sono verificate:
  1. Gli scontrini emessi dagli esercizi commerciali in quel giorno sono stati del 300% in più
  2. Gli eservizi di beni di lusso del 400%
  3. 42 persone con reddditi sotto il 30.000 euro viaggiano su auto di lusso.
  4. Il comandante del GdF di Cortina si è "infastidito" del controllo che ha disturbato la quiete del posto
  5. I politici hanno tuonato contro questo atto irresponsabile verso una località turistica in un giorno di grande afflusso..... in effetti poteva essere fatto con un preavviso di 3 o 4 settimane a novembre.
  6. Oggi, dopo pochi giorni, l'emissione degli scontrini è tornata ai soliti standard e si è ricominciato come prima....

domenica 1 gennaio 2012

....e si riparte....

Siamo giunti, infine, al primo giorno dell'anno.
È tradizionalmente il giorno della speranza, il giorno che segna la partenza di un nuovo anno, che tutti si augurano migliore di quello che lo ha preceduto.
Il primo giorno di un nuovo anno, è, quindi, un azzeramento dell'esperienza e del buon senso, per lasciare posto a un ottimismo di maniera, quasi sempre così scaramantico e non supportato da convinzione, che generalmente soccombe sotto i colpi brutali della malasorte o vita reale che dir si voglia..
Diventa così probabile, come tutti gli anni precedenti, che alla fine i fatti daranno torto, almeno statisticamente, a tutto l'ottimismo profuso, ma chissà se, come per le estrazioni della lotteria, almeno per una volta il destino favorevole arriderà anche a quelli  (o almeno, a qualcuno di essi) che solitamente ignora con malvagia supponenza.
È iniziato il 2012, l'anno della funesta profezia Maya e, forse, un incontro il 31 dicembre prossimo, per scambiarsi gli auguri di buon 2013, sarà già segno che la Sorte sarà stata, contro tutte le previsioni, benevola.