mercoledì 22 aprile 2020

Anarchia e Caos

Il termine anarchia deriva dal greco antico “ἀν, + ἀρχή”, e significa mancanza, rifiuto o assenza del potere. Anarchia, e il suo derivato anarchismo (il movimento che sostiene e auspica l’anarchia) sono dunque sinonimi, nella loro accezione storica, dell’opposizione all’autorità e al potere.
Sebbene la teoria anarchica si conosca molto poco, è continuamente bistrattata e disprezzata, criticata e adoperata impropriamente ignorando il contributo che ha dato nell’affermazione, anche se solo in parte, di principi e valori come libertà e uguaglianza. In realtà bisogna mettere in chiaro che non esiste un vero e proprio corpus codificato e condiviso dal punto di vista teorico, e che quindi è molto più facile definirla per contrasto con le altre ideologie politiche o considerarla di volta in volta sotto un punto di vista eminentemente storico. L’anarchismo è complesso, proteiforme, in alcuni casi contraddittorio, e ha diverse anime, ma sono ugualmente individuabili dogmi e principi che rispetta e tutela in modo assoluto. È essenziale chiarire questo punto, perché al contrario del pregiudizio diffuso, l’anarchismo non lascia nulla al caso ma si adopera attraverso i suoi principi nella costruzione di una società nuova ed etica, retta da valori libertari ed egualitari, e basata, questo è importante, sull’autodeterminazione e sull’autogestione dei singoli. Per questo motivo l’anarchia non ha niente a che fare con il caos ma è anzi la sua antitesi, un metodo preciso e rigoroso.  La “A” inscritta nella “O” – il simbolo dell’anarchia – può essere considerata come un’ulteriore conferma di questa astrazione di fondo. Deriva infatti da una frase, pronunciata dal politico francese Pierre-Joseph Proudhon, (il primo ad autodichiararsi anarchico) che già nella prima metà del Diciannovesimo secolo, nell’opera Che cos’è la proprietà? (in originale What is Property? An Inquiry into the Principle of Right and of Government), affermava: “L’anarchie c’est l’ordre sans le pouvoir”, ovvero “L’anarchia è ordine senza potere”. Il senso dell’anarchia è quello di ritrovare l’ordine normale delle cose e della vita che si è perduto, o meglio, che è stato stravolto, nel tempo a causa dei soprusi e dell’oppressione dei più forti sui più deboli. Il suo fine è la produzione di un cambiamento sociale attraverso pratiche che rendano il mondo più giusto e armonico, senza che vi siano un alto e un basso, un ricco e un povero, un dominante e un dominato
Per quel che concerne l’organizzazione sociale, l’anarchia prevede che individui e collettività scelgano di relazionarsi tra loro in modo non gerarchico e non-autoritario, combattendo le gerarchie verticali di sfruttamento, nelle quali Proudhon individua l’origine dei mali, delle guerre, e delle sofferenze e delle morti ingiustificate, e alle quali oppone un modello societario armonico e orizzontale. Per l’anarchia lo stato è un’aberrazione in quanto non ha nulla di “sociale” perché mira a preservare solo se stesso utilizzando i suoi cittadini in funzione del proprio mantenimento. A differenza di altre forme di organizzazione sociale, quella anarchica ha uno spettro valoriale molto ampio, e prende in oggetto non solo la gestione economica e politica della società ma l’intera vita umana e gli individui, dei quali esalta la singolarità e le peculiarità. In effetti, quando si parla di egualitarismo anarchico non bisogna confonderlo con l’egualitarismo così come lo abbiamo conosciuto attraverso la predicazione marxista, in cui l’uguaglianza è appiattimento e rende impossibile distinguere il singolo dalla massa. Possiamo considerare l’egualitarismo anarchico come una sorta di uguaglianza dei diversi che mira ad esaltare la diversità e la specificità di ciascuno. Altri capisaldi del pensiero anarchico sono la libertà dallo sfruttamento, il rifiuto dello stato e delle frontiere (“Senza frontiere non ci sono stranieri”, è un altro slogan anarchico) e del potere in ogni sua forma istituzionale e in ogni sua struttura repressiva.
© Federica Passarella "The Vision" 21/04/2020

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