Al termine della conferenza stampa più difficile che un Presidente del Consiglio abbia mai dovuto sostenere nella storia repubblicana, ecco milioni di statisti da tastiera, aizzati da due sciacalli che lucrano sulle paure della gente, pronti a dirci cosa manca, come avrebbero gestito loro l’emergenza, perché non parla di questo, non una parola su quell’altro.
Ok, ricapitolando.
Vediamole tutte queste critiche. Mettiamole in fila.
“Riaprire tutto, ripartire, guadagnare, tornare a correre subito!”
Certo, perché Conte gode a tenere chiuse aziende e fabbriche, a ritardare le aperture, a tenere gli italiani in casa. Non lo fa mica perché i numeri sono ancora preoccupanti e rischiamo una nuova ondata di contagi e morti, con conseguenze devastanti non solo per la salute ma anche per l’economia. No, è sadico. E masochista insieme.
“Ma ci volevano 12 task force di scienziati e virologi per lasciare tutto così com’era? Ero capace anch’io.”
Sì, c’è voluto fino all’ultimo esperto dell’ultima task force per studiare fino all’ultimo rapporto causa-effetto / costi-benefici di ogni singola misura sia di apertura che di mantenimento. È a questo che servono gli esperti: valutare ogni singolo parametro di cui tu, davanti alla tua tastiera, puoi tranquillamente fregartene semplicemente perché hai deciso che non hai più voglia di stare a casa.
“La fase 1 è come la fase 2.”
No, incredibili cialtroni. Nel decreto ci sono 10 articoli, 120 commi, 57.000 battute di novità formali e sostanziali, se solo vi foste presi la briga di leggerlo. Rispetto a ieri, si potrà trovare i famigliari, fare sport, fare ristorazione d’asporto, riaprono i parchi, i funerali, manifattura, edilizia e commercio all’ingrosso. Chi si aspettava un ritorno alla normalità, o non ha ben chiari i numeri e i rischi o normale non lo è lui.
“Hanno ascoltato i medici, non il popolo”.
Già, funziona così. Il popolo vota i politici; i politici (che non sono tuttologi) si affidano agli esperti; e infine, dopo averli ascoltati, prendono decisioni politiche e se ne assumono la responsabilità davanti al popolo. Durante un’epidemia, tendenzialmente sì, si ascoltano i medici. Durante una guerra, i generali. Durante una crisi finanziaria, gli economisti. Se invece fai una diretta sulla base della pancia del popolo e delle chat whats app - come Salvini stesso si è vantato di fare - allora sei un populista. Che è una cosa diversa.
“Non ha parlato dei bambini.”
Vero. Ma il motivo è semplice: non c’era molto da dire. Le scuole ripartiranno (se tutto andrà bene) a settembre. E, nel frattempo, lo Stato sosterrà le famiglie con bonus figli e baby sitter. È tanto? È poco? È l’unica cosa che si può fare durante una pandemia. Non esiste nessuna possibilità di mettere le scuole in sicurezza. Fatevene una ragione.
“Se non moriamo di Covid, moriremo di fame.”
Ecco, questa è, in assoluto, la sciocchezza più grande che viene pronunciata da milioni di persone da un mese a questa parte. Perché prorogare un lockdown parziale fino a quando non ci sono le garanzie minime di sicurezza, non significa affatto solo difendere ciecamente la salute, ma anche salvaguardare l’economia, le imprese, le aziende. Che, in caso di un secondo picco, si ritroverebbero a chiudere per altri tre mesi, con la certezza - allora sì - di non riaprire mai più.
Tutto questo è comodo? No. È popolare? Nient’affatto. Porta voti? Neanche per sogno.
Ma è anche qualcosa di cui, in questa politica degli urli e degli slogan, c’eravamo drammaticamente dimenticati: è giusto. È complesso. È difficile. In una parola: è Politica.
Se ieri avesse detto agli italiani “Liberi tutti”, quest’uomo qui sopra oggi sarebbe un eroe nazionale, con punte di consenso del 90%.
Ma avrebbe perso il Paese che tanti sforzi e sacrifici ha fatto in questi due mesi.
Mancano tante risposte in questo decreto, non tutto è chiaro sulle strategie, durante la conferenza stampa non ci sono stati riferimenti ai test sierologici e a Immuni. Tutto vero. Tutto giusto.
Ma quello di cui oggi dobbiamo essere fieri e orgogliosi è di avere a guidarci qualcuno che ha avuto il coraggio - indicibile di questi tempi - di guardare al domani e non all’oggi.
Un giorno gli italiani lo ringrazieranno.
E ringraziamo ogni giorno anche che quei due sciacalletti lì sotto non governano neanche un condominio.
© Lorenzo Tosa
ex responsabile della comunicazione M5S
27 04 2020
Siamo certi che in questa stanza ci stiamo tutti? Lo chiedo perchè la mia intelligenza occupa tantissimo spazio.
lunedì 27 aprile 2020
La clausura
Dopo due mesi viene da chiedersi dove stia il buon senso e il senso di tutto questo.
Un allontanamento sociale (si chiama così), ha senso quando si cerchi di risolvere un problema, mentre quello che appare è solo la voglia di evitarlo (il problema), quasi a sostenere che se lo ignori, il problema scomparirà da solo.
Ed è così che ci ritroviamo al secondo mese, con la prospettiva del terzo e chissà se il quarto non ci sarà, insieme al quinto.
La sensazione è che in questi mesi non si sia fatto nulla per la Sanità pubblica, si sia cercato solo di dare respiro agli ospedali e agli ospedalieri, stremati da un periodo infame di iperlavoro, con qualcuno lasciato per strada, con amministratori che non hanno capito di cosa stiamo parlando, vedi il movimento di contagiati verso le residenze per anziani e così continuando, allegramente in totale incoscienza.
Le indagini cliniche sono veramente poco diffuse, numeri al limite dell'insignificanza, rispetto al totale della popolazione.
È surreale, l'unica cosa che sappiamo per certo è che siamo un popolo libero, senza libertà, immolata a vittima sacrificale sull'altare di un virus mediocre, che ha fatto poche vittime, ma troppe per le nostre delicate coscienze da happy ending.
Così andiamo avanti, anche perché indietro non si può andare.
Abbiamo anche la sfortuna di avere un'opposizione politica fatta in maggioranza da deficienti, senza il minimo senso dello Stato e della collettività, in perenne conflitto su qualsiasi cosa.
Questa disputa mai sopita fra guelfi e ghibellini non sortirà alcun effetto benefico, perché confinata e condannata a svilupparsi nei bar, con la logica che viene attribuita generalmente ai tifosi di calcio.
Chissà se vincerà la Destra o la Sinistra, al momento posso solo dire che le squadre in campo sono appartenenti allo stesso schieramento, ma ai più piace considerarli di campi opposti, in modo da poter scatenare il tifo.
Ci sarà un arbitro, ipotizzeranno i più. Certo che c'è ed è della stessa idea della parte schierata nelle due metà campo, in più ha una moglie, anch'essa della stessa parte, che pratica l'emancipazione femminile da un solo punto di vista, credo al solo fine di poter giustificare l'appellativo di cornuto, spesso inviato all'indirizzo del coniuge.
Eccoli i termini del discorso, la "dittatura della maggioranza" tanto cara ai finti democratici di Destra, ha cominciato a operare i suoi attacchi al bene più prezioso che ogni essere umano ha: la libertà.
Un allontanamento sociale (si chiama così), ha senso quando si cerchi di risolvere un problema, mentre quello che appare è solo la voglia di evitarlo (il problema), quasi a sostenere che se lo ignori, il problema scomparirà da solo.
Ed è così che ci ritroviamo al secondo mese, con la prospettiva del terzo e chissà se il quarto non ci sarà, insieme al quinto.
La sensazione è che in questi mesi non si sia fatto nulla per la Sanità pubblica, si sia cercato solo di dare respiro agli ospedali e agli ospedalieri, stremati da un periodo infame di iperlavoro, con qualcuno lasciato per strada, con amministratori che non hanno capito di cosa stiamo parlando, vedi il movimento di contagiati verso le residenze per anziani e così continuando, allegramente in totale incoscienza.
Le indagini cliniche sono veramente poco diffuse, numeri al limite dell'insignificanza, rispetto al totale della popolazione.
È surreale, l'unica cosa che sappiamo per certo è che siamo un popolo libero, senza libertà, immolata a vittima sacrificale sull'altare di un virus mediocre, che ha fatto poche vittime, ma troppe per le nostre delicate coscienze da happy ending.
Così andiamo avanti, anche perché indietro non si può andare.
Abbiamo anche la sfortuna di avere un'opposizione politica fatta in maggioranza da deficienti, senza il minimo senso dello Stato e della collettività, in perenne conflitto su qualsiasi cosa.
Questa disputa mai sopita fra guelfi e ghibellini non sortirà alcun effetto benefico, perché confinata e condannata a svilupparsi nei bar, con la logica che viene attribuita generalmente ai tifosi di calcio.
Chissà se vincerà la Destra o la Sinistra, al momento posso solo dire che le squadre in campo sono appartenenti allo stesso schieramento, ma ai più piace considerarli di campi opposti, in modo da poter scatenare il tifo.
Ci sarà un arbitro, ipotizzeranno i più. Certo che c'è ed è della stessa idea della parte schierata nelle due metà campo, in più ha una moglie, anch'essa della stessa parte, che pratica l'emancipazione femminile da un solo punto di vista, credo al solo fine di poter giustificare l'appellativo di cornuto, spesso inviato all'indirizzo del coniuge.
Eccoli i termini del discorso, la "dittatura della maggioranza" tanto cara ai finti democratici di Destra, ha cominciato a operare i suoi attacchi al bene più prezioso che ogni essere umano ha: la libertà.
mercoledì 22 aprile 2020
Amadeo Peter Giannini
Amadeo Peter Giannini (San Jose, 6 maggio 1870 – San Mateo, 3 giugno 1949) è stato un banchiere statunitense. Di origine italiana (Favale di Malvaro in provincia di Genova), fu tra i fondatori della Bank of America, il primo a servirsi della pubblicità, il primo a finanziare la vendita a rate delle automobili, ma soprattutto il primo a concepire la banca come un bene di largo consumo, un servizio per tutti, e non soltanto per ricchi. È considerato l'inventore delle moderne pratiche bancarie; fu il primo ad offrire servizi bancari, non solo alle classi alte ma anche alla classe media. Egli ha inoltre fondato anche la Transamerica Corporation.
I suoi genitori erano immigrati italiani, provenienti da Favale di Malvaro, comune nell'entroterra di Chiavari, in Liguria. Giannini aprì la Bank of Italy il 17 ottobre del 1904; i depositi il primo giorno ammontarono a 8.780 dollari. La prima difficoltà da sormontare fu il terremoto di San Francisco del 1906, ma proprio il terremoto aiutò Giannini a guadagnare il monopolio dei prestiti: quando il terremoto e l'incendio distrussero in tre giorni 50.000 abitazioni private, oltre agli uffici, agli alberghi ed agli edifici pubblici, Giannini, che faceva il banchiere da soli 4 anni e la cui clientela era formata da umili artigiani e commercianti di origine italiana, che non trovavano credito in nessun'altra banca, prese un tavolo, lo piazzò in mezzo alla folla dei sinistrati, ci mise sopra il cartello Banca d'Italia: aperto ai clienti, ed incominciò ad offrire soldi per la ricostruzione.
Il terremoto di San Francisco gli offrì quindi l'occasione di estendere anche al di fuori della colonia italiana la sua fiducia nel lavoro della gente semplice, nel dinamismo della vita economica americana e nella funzione di stimolo della banca. Il suo coraggio fu premiato: gran parte della ricostruzione di San Francisco fu finanziata attraverso i suoi sportelli. Dal 1916 aprì altre filiali: da San Francisco la sua attività si allargò a poco a poco a tutta la California, specie sotto forma di finanziamento dei piccoli agricoltori, in gran parte oriundi italiani. Successivamente, superati gli ostacoli anche legali che i concorrenti e le autorità locali opponevano alla sua penetrazione, ottenne la fiducia dei grandi uomini di affari e si espanse anche nel resto degli Stati Uniti.
Nel 1919 fondò la Banca d'America e d'Italia, succursale italiana della Bank of Italy. Nel 1927 cambiò il nome della Bank of Italy in Bank of America: il banchiere degli umili era ormai diventato il banchiere di tutti. Nel 1928 Giannini si avvicinò a Orra E. Monnette, presidente della Bank of America di Los Angeles per la fusione dei due istituti finanziari. Riuscì a convincerlo e perciò si formò il primo grosso gruppo bancario della California. Nel 1945 la Bank of America superò per entità di depositi la First National City Bank e la Chase Manhattan Bank, le due più grosse banche di New York, e diventò la prima banca del mondo, (ruolo ricoperto con alti e bassi e riconquistato nel giorno in cui Lehman Brothers dichiarò bancarotta, il 15 settembre 2008, con l'acquisto di Merrill Lynch per cinquanta miliardi di dollari). Sempre nel 1945 creò la Giannini Family Foundation con lo scopo di promuovere la ricerca medica.
Nel periodo bellico Amadeo Giannini incaricò il figlio Mario di occuparsi degli italiani confinati nei campi di concentramento e di adoperarsi al fine di evitare l'internamento di altri italo-americani. Subito dopo la fine della guerra volle che la banca partecipasse in prima persona alla ricostruzione dell'Italia accordandosi con Arthur Schlesinger, responsabile della gestione del Piano Marshall, per accelerare l'invio degli aiuti; visitando l'Italia aiutò con dei prestiti l'industria automobilistica FIAT. Giannini e la sua banca in California hanno aiutato inoltre in maniera determinante le industrie cinematografiche e del vino a consolidarsi. Giannini finanziò i primi film di Walt Disney, Charlie Chaplin e Frank Capra, autori con cui strinse un forte legame di amicizia.
A San Francisco una piazza vicina alla Bank of America della città è intitolata a suo nome, mentre il servizio postale americano lo ha onorato con l'emissione nel 1973 di un francobollo con il suo ritratto. La rivista Time ha qualificato Giannini come uno dei "builders and titans" (costruttori e titani) del XX secolo. Nel 2004 il governo italiano lo ha onorato con una esibizione e cerimonia nel Parlamento per ricordare il centenario della fondazione dalla Bank of Italy.
(Wikipedia)
Anarchia e Caos
Il termine anarchia deriva dal greco antico “ἀν, + ἀρχή”, e significa mancanza, rifiuto o assenza del potere. Anarchia, e il suo derivato anarchismo (il movimento che sostiene e auspica l’anarchia) sono dunque sinonimi, nella loro accezione storica, dell’opposizione all’autorità e al potere.
Sebbene la teoria anarchica si conosca molto poco, è continuamente bistrattata e disprezzata, criticata e adoperata impropriamente ignorando il contributo che ha dato nell’affermazione, anche se solo in parte, di principi e valori come libertà e uguaglianza. In realtà bisogna mettere in chiaro che non esiste un vero e proprio corpus codificato e condiviso dal punto di vista teorico, e che quindi è molto più facile definirla per contrasto con le altre ideologie politiche o considerarla di volta in volta sotto un punto di vista eminentemente storico. L’anarchismo è complesso, proteiforme, in alcuni casi contraddittorio, e ha diverse anime, ma sono ugualmente individuabili dogmi e principi che rispetta e tutela in modo assoluto. È essenziale chiarire questo punto, perché al contrario del pregiudizio diffuso, l’anarchismo non lascia nulla al caso ma si adopera attraverso i suoi principi nella costruzione di una società nuova ed etica, retta da valori libertari ed egualitari, e basata, questo è importante, sull’autodeterminazione e sull’autogestione dei singoli. Per questo motivo l’anarchia non ha niente a che fare con il caos ma è anzi la sua antitesi, un metodo preciso e rigoroso. La “A” inscritta nella “O” – il simbolo dell’anarchia – può essere considerata come un’ulteriore conferma di questa astrazione di fondo. Deriva infatti da una frase, pronunciata dal politico francese Pierre-Joseph Proudhon, (il primo ad autodichiararsi anarchico) che già nella prima metà del Diciannovesimo secolo, nell’opera Che cos’è la proprietà? (in originale What is Property? An Inquiry into the Principle of Right and of Government), affermava: “L’anarchie c’est l’ordre sans le pouvoir”, ovvero “L’anarchia è ordine senza potere”. Il senso dell’anarchia è quello di ritrovare l’ordine normale delle cose e della vita che si è perduto, o meglio, che è stato stravolto, nel tempo a causa dei soprusi e dell’oppressione dei più forti sui più deboli. Il suo fine è la produzione di un cambiamento sociale attraverso pratiche che rendano il mondo più giusto e armonico, senza che vi siano un alto e un basso, un ricco e un povero, un dominante e un dominato
Per quel che concerne l’organizzazione sociale, l’anarchia prevede che individui e collettività scelgano di relazionarsi tra loro in modo non gerarchico e non-autoritario, combattendo le gerarchie verticali di sfruttamento, nelle quali Proudhon individua l’origine dei mali, delle guerre, e delle sofferenze e delle morti ingiustificate, e alle quali oppone un modello societario armonico e orizzontale. Per l’anarchia lo stato è un’aberrazione in quanto non ha nulla di “sociale” perché mira a preservare solo se stesso utilizzando i suoi cittadini in funzione del proprio mantenimento. A differenza di altre forme di organizzazione sociale, quella anarchica ha uno spettro valoriale molto ampio, e prende in oggetto non solo la gestione economica e politica della società ma l’intera vita umana e gli individui, dei quali esalta la singolarità e le peculiarità. In effetti, quando si parla di egualitarismo anarchico non bisogna confonderlo con l’egualitarismo così come lo abbiamo conosciuto attraverso la predicazione marxista, in cui l’uguaglianza è appiattimento e rende impossibile distinguere il singolo dalla massa. Possiamo considerare l’egualitarismo anarchico come una sorta di uguaglianza dei diversi che mira ad esaltare la diversità e la specificità di ciascuno. Altri capisaldi del pensiero anarchico sono la libertà dallo sfruttamento, il rifiuto dello stato e delle frontiere (“Senza frontiere non ci sono stranieri”, è un altro slogan anarchico) e del potere in ogni sua forma istituzionale e in ogni sua struttura repressiva.
© Federica Passarella "The Vision" 21/04/2020
sabato 11 aprile 2020
Il Caso
Le possibilità che un evento si verifichi, sono soggette a un numero di variabili che non è filosoficamente calcolabile. Il Caso è questo, un insieme di tessere che possono arrivare a comporre svariati mosaici, tutti con soggetti diversi e tutti con protagonisti diversi, in scenari mai uguali, per quanto simili.
Dobbiamo ammetterlo, la verità è questa, non è il Caso che decide delle nostre vite, sono i piccoli accadimenti, che si combinano fra di loro in modo sempre diverso e che determinano l'andamento delle cose, in eventi talvolta simili, ma mai uguali.
Abbiamo sempre pensato che il significato, questo genere di operatività, potesse essere racchiuso nel termine "casuale", a specificare come l'artefice di tutto fosse il Caso, il Destino.
È questo il nostro problema, la figura del demiurgo, di un dio che pianifica e dà esecuzione alle nostre vite, che ci semplifica la difficoltà di scegliere, liberandoci di ogni responsabilità, ci è sempre piaciuta molto.
Altro pensiero o riferimento, in alternativa, è, era e rimane troppo complicato; Dio è Entità e nella nostra mente è difficoltoso ridurlo a composizione random di piccoli infinitesimali attimi, quasi che anche l'Eterno possa trasformarsi in una macrocomposizione molecolare.
E così la vita scorre secondo un disegno che è casuale anche per Dio, che tutto sa, o dovrebbe sapere, ma non essendo un mago e non avendo la sfera di cristallo, a dispetto dell'onniscienza, è soggetto, suo malgrado al capriccioso movimento delle nanoparticelle che compongono non solo Lui, ma anche l'intero Universo che lui pensa erroneamente di aver creato con un progetto personale, in cui l'incontrollabile è il Demone suo antagonista.
Piano piano di fa strada il sospetto che l'ordine nel Caos sia un'idea che ci siamo creati, inventati apposta perché mal sopportiamo che un Caos che non comprendiamo, né controlliamo, possa essere l'artefice di ogni cosa e che tutto ruoti, non intorno ed Esso, ma cerchi di barcamenarsi all'interno di esso.
È in tal modo che la nostra scomposizione dopo la vita non si riallinea con Dio o con l'idea che di Lui ci siamo fatti, ma con le micro/nano/particelle che compongono il Caos, in una combinazione sempre diversa e irripetibile, per quanto simile a miliardi di altre combinazioni..
Non è il Caso, è il Caos
Dobbiamo ammetterlo, la verità è questa, non è il Caso che decide delle nostre vite, sono i piccoli accadimenti, che si combinano fra di loro in modo sempre diverso e che determinano l'andamento delle cose, in eventi talvolta simili, ma mai uguali.
Abbiamo sempre pensato che il significato, questo genere di operatività, potesse essere racchiuso nel termine "casuale", a specificare come l'artefice di tutto fosse il Caso, il Destino.
È questo il nostro problema, la figura del demiurgo, di un dio che pianifica e dà esecuzione alle nostre vite, che ci semplifica la difficoltà di scegliere, liberandoci di ogni responsabilità, ci è sempre piaciuta molto.
Altro pensiero o riferimento, in alternativa, è, era e rimane troppo complicato; Dio è Entità e nella nostra mente è difficoltoso ridurlo a composizione random di piccoli infinitesimali attimi, quasi che anche l'Eterno possa trasformarsi in una macrocomposizione molecolare.
E così la vita scorre secondo un disegno che è casuale anche per Dio, che tutto sa, o dovrebbe sapere, ma non essendo un mago e non avendo la sfera di cristallo, a dispetto dell'onniscienza, è soggetto, suo malgrado al capriccioso movimento delle nanoparticelle che compongono non solo Lui, ma anche l'intero Universo che lui pensa erroneamente di aver creato con un progetto personale, in cui l'incontrollabile è il Demone suo antagonista.
Piano piano di fa strada il sospetto che l'ordine nel Caos sia un'idea che ci siamo creati, inventati apposta perché mal sopportiamo che un Caos che non comprendiamo, né controlliamo, possa essere l'artefice di ogni cosa e che tutto ruoti, non intorno ed Esso, ma cerchi di barcamenarsi all'interno di esso.
È in tal modo che la nostra scomposizione dopo la vita non si riallinea con Dio o con l'idea che di Lui ci siamo fatti, ma con le micro/nano/particelle che compongono il Caos, in una combinazione sempre diversa e irripetibile, per quanto simile a miliardi di altre combinazioni..
Non è il Caso, è il Caos
mercoledì 1 aprile 2020
L'Europa e l'Italia
Ma davvero l’Unione Europea sta abbandonando l’Italia a sé stessa?In realtà se il nostro Paese non è ancora saltato per aria sotto i colpi della speculazione sul debito è proprio grazie all’Unione Europea. In particolare grazie alla BCE (la banca centrale dell’UE) che, mettendo in campo quasi 1.000 miliardi di euro (250 dei quali sono per l’Italia), sta tenendo bassi i tassi di interesse.
Non solo. molti paesi dell’UE come Spagna, Francia, Portogallo, Slovenia, Grecia, Irlanda, Belgio, Lussemburgo e altri sostengono apertamente l’Italia. Quindi è falso dire che l’UE sia contro l’Italia.
In realtà a non sostenere l’Italia sono solo alcuni Stati.
Anzi: solo alcuni governi (visto che le opposizioni in quei Paesi si sono dimostrate più ragionevoli) come Olanda e Germania.
Anzi: solo alcuni governi (visto che le opposizioni in quei Paesi si sono dimostrate più ragionevoli) come Olanda e Germania.
Qual è il loro problema?
Il punto è questo.
Siccome l’Italia è indebitata a livelli spaventosi, perché gli italiani hanno sempre preferito politici che fanno debito e tutelano gli evasori fiscali, cacciando e lapidando quelli che hanno provato ridurre il debito e combattere l’evasione, ora l’Italia non è pronta alla crisi in atto. Non ha messo da parte nulla. Altri sì.
Siccome l’Italia è indebitata a livelli spaventosi, perché gli italiani hanno sempre preferito politici che fanno debito e tutelano gli evasori fiscali, cacciando e lapidando quelli che hanno provato ridurre il debito e combattere l’evasione, ora l’Italia non è pronta alla crisi in atto. Non ha messo da parte nulla. Altri sì.
E cosa chiede (anzi, pretende) ora l’Italia?
Che gli altri popoli che hanno ridotto il debito e combattuto evasione e sprechi, ci diano i loro soldi (non quelli dell’UE, ma i loro).
Pretendiamo gli eurobond.
Pretendiamo cioè che loro garantiscano per noi con i creditori.
Pretendiamo gli eurobond.
Pretendiamo cioè che loro garantiscano per noi con i creditori.
Davvero, davanti a questo, vogliamo pensare che la Germania abbia così torto?
Noi ci comporteremmo diversamente?
Noi ci comporteremmo diversamente?
Le nostre destre si sono strappate le vesti perché l’altro giorno l’Italia ha prestato (non donato, prestato!) appena 50 milioni (esattamente la cifra rubata dalla Lega Nord) alla Tunisia.
Però pretendiamo che gli altri diano a noi i miliardi.
Il sovranismo, bellezza.
Il sovranismo, bellezza.
Il paradosso è che se la Germania non ha torto, non ha nemmeno ragione.
La Germania (non l’UE, che non c’entra nulla) sbaglia perché non si rende conto che un eventuale tracollo dell’Italia, comunque, travolgerebbe anche lei. E per risparmiare 10 oggi, rischia di pagare 1000 domani.
La Germania (non l’UE, che non c’entra nulla) sbaglia perché non si rende conto che un eventuale tracollo dell’Italia, comunque, travolgerebbe anche lei. E per risparmiare 10 oggi, rischia di pagare 1000 domani.
Ci sono poi migliaia di morti di mezzo, dolore, sofferenza. E questa non può esserci imputata come una colpa.
E allora la Germania si faccia due conti.
E li faccia fare pure all’Olanda che da anni, col suo regime fiscale “paradisiaco”, drena scorrettamente investimenti dagli altri Paesi.
E li faccia fare pure all’Olanda che da anni, col suo regime fiscale “paradisiaco”, drena scorrettamente investimenti dagli altri Paesi.
Se la Germania non vuole gli eurobond non ostacoli almeno l’utilizzo da parte dell’Italia dei soldi del MES, eliminando però le condizioni. O altre soluzioni per affrontare questa emergenza.
La Germania ha l’occasione di salvare l’Italia, l’Europa, di mettere a tacere i nazionalismi stupidi e cambiare la sua immagine. Se il governo tedesco non vuol farlo per generosità, lo faccia almeno per tutelare sé stesso.
E lasciate in pace, per cortesia, l’UE.
Soprattutto voi sovranisti. Che se l’UE non ha oggi i poteri di bypassare la Germania è anche e soprattutto grazie a voi e alla vostra propaganda.
Soprattutto voi sovranisti. Che se l’UE non ha oggi i poteri di bypassare la Germania è anche e soprattutto grazie a voi e alla vostra propaganda.
Quindi muti. Per cortesia.
E decenza.
E decenza.
di Emilio Mola
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