mercoledì 2 dicembre 2015

La libertà ai tempi dell'Isis

Il concetto di libertà è come un organismo unicellulare; al pari di esso, si adatta ai momenti e alle situazioni in cui si trova a dover vivere. Al pari di esso cerca nell'adattabilità e nella capacità di essere flessibile un proprio spazio vitale, incurante del passato e del futuro, uno spazio che sia fruibile solo nel presente.
Il nostro pensiero è assuefatto a una visione della libertà come valore assoluto, unico e immutabile. In realtà, non sappiamo se sia effettivamente così, o se a fronte di una negazione totale dei privilegi che insieme formano il nostro essere liberi, si possa considerare il concetto di libertà come un'entità invariabile, immutabile, senza limiti o confini: che c'è, o non c'è.


Il comune denominatore

Non è difficile cercare di instaurare rapporti umani, purchè non ledano i confini che ciascuno si crea nello spazio prospiciente il territorio comune. In altre parole, ciascuno tenta di allargarsi finché gli viene concesso.
Questo dimostra che non esiste una benchè minima volontà di autoregolamentazione degli esseri umani.
Tutti sono propensi a usare parole come rispetto, attenzione, ma solo a parole, nei fatti le cose sono ben diverse.
La tendenza a sconfinare in territori illeciti è comune a entrambi i generi, sia i maschi che le femmine possono vantare questa peculiarità come loro tratto intimo, salvo poi negare le evidenze, come spesso succede, poiché a nessuno piace assumersi le proprie responsabilità e anni di pessimo riflusso, ci hanno insegnato che è molto gratificante prendersi i meriti, specie se di qualcun altro, mentre le responsabilità sono costantemente da ricercare altrove, sicuramente lontano da noi. 
I rapporti conflittuali, quindi, si sprecano e ciascuno ritiene di avere la logica della ragione dalla propria parte, spesso a supporto di posizioni indifendibili.
Mi è stato fatto osservare di recente, che se uno è il comune denominatore di tutta una serie di rapporti conflittuali, sarebbe opportuno che si facesse delle domande, prima di chiamarsi fuori da ogni responsabilità.
Mi piacciono poco queste chiamate a correo, che tanto ricordano quel Craxi che in Parlamento asseriva che le sue pratiche venivano seguite da tutti e che quindi non era da condannare.
Ma nel caso delle relazioni umane, non ci sono Craxi che tengano. 
Tuttavia, per onestà intellettuale la considerazione maligna e maliziosa è stata ammessa, per quanto rifacentesi a una discutibile logica dei grandi numeri e cioé: se tutti si comportano con te in modo conflittuale, è estremamente probabile che sia tu il problema e non gli altri.
Questo teorema risponde a pieno alla logica della maggioranza che fa legge. Purtroppo, sappiamo bene che non sempre è così, anzi la massificazione dei comportamenti e dei sentimenti sta portando a un graduale, ma inesorabile imbarbarimento dei costumi, che è sotto gli occhi di tutti.
Sono stati sterminati sei milioni di ebrei in nome di una logica di maggioranza e la storia offre innumerevoli spunti per confutare in modo drastico e definitivo la tesi che giustifica la maggioranza a danno della virtù.
È vero che in un mondo dove tutti siano ladri, il furto potrebbe essere depenalizzato, cionondimeno resta un atto riprorevole e se una minoranza, per quanto sparuta, lo sostenesse, non sarebbe da considerare in modo negativo solo poiché i più rubano.
Essere il comune denominatore di una serie di comportamenti sbagliati di terzi, non significa necessariamente essere in torto, ma solo che si ha a che fare con un'umanità che si rifiuta di crescere e di prendersi le proprie responsabilità.
La smania di espandere i propri confini in territori altrui è così forte nella maggioranza delle persone ed è probabilmente legata alla voglia di correre e non fermarsi, poichè la sosta favorisce il pensiero e questo non piace a molti, anche a quelli che ci sarebbero portati (a pensare).
Ciascuno dovrebe limitarsi a pensare al proprio territorio, ai propri atti e ai propri pensieri, evitando di proiettare le proprie contraddizioni, addossandole ai pensieri di altri, la cui unica colpa è darci ascolto anche nei momenti in cui sarebbe più utile ed educativa una scrollata di spalle e un repentino allontanamento.
Ma mi rendo conto di come questo concetto sia troppo sofisticato, è quindi meglio continuare nella conflittualità che tanto piace alle menti semplici, a quelli che si sento ai margini, a quelli che si sento esclusi, a quelli che si sentono violati, a quelli che si sentono incompresi, a quelli che pensano di avere compreso tutto.
Quella stessa conflittualità da cui ci si può chiamar fuori in ogni momento, in nome di quella inviolabilità del proprio spazio vitale, sancita dalla volontà divina.

lunedì 9 novembre 2015

Le avanguardie 2

Penso di poterlo dire a cuor leggero, siamo stati fortunati, abbiamo avuto una formazione invidiabile, elitaria, ma invidiabile. Abbiamo incontrato un periodo di creatività che non ha eguali nella storia dell'Uomo.
Tutto ha deposto a nostro favore, la musica, la cinematografia, il teatro, la pittura e la scultura.
Aveva azzeccato un bel titolo Mario Capanna, nel presentare il suo libro "Formidabili quegli anni" Già, formidabili perchè facevano paura. Perchè c'era il rischio dello sconvolgimento del mondo
Il nostro torto? Quello di convincerci che non fosse elitaria (che brutta parola) ma che tutti avesero assorbito quegli insegnamenti e ne avessimo fatto tesoro, come noi avevamo fatto.
Una leggerezza nella valutazione che ha consentito di distruggere una generazione.
Volevamo e potevamo cambiare il mondo, ma eravamo pochi, troppo pochi, siamo stati tratti in inganno dalle piazze, dal convincimento che le classi proletarie avessero ben chiaro il progetto e il cammino da percorrere.
Non avevano capito un cazzo, o non eravamo stati capaci di parlare un linguaggio comprensibile, o banalmente il proletariato è un'entità conservatrice che, avendo meno, lotta con tutte le sue forze e cerca di ghermire con avidità ogni singola microscopica briciola che lo avvicina al suo ideale di benessere che è quello imposto da chi combattono (o fanno finta di combattere).
È stato fuorviante, ma è l'opera sublime che il riflusso degli anni 80 ha messo a punto, ha affascinato le masse e le indotte a bersi Milano, le ha convinte che la vera equità sociale è avere l'automobile dei ricchi, la barca dei ricchi, la vacanza dei ricchi, insomma l'ugualianza è aspirare a quel mondo.
L'incapacità critica di vedere il tranello, ha fatto il resto. Alle falci e ai martelli si sono sostituiti i simboli di una pseudo "terra di libertà" chiamata impropriamente Padania, o hanno preso il sopravvento i "forconi".
L'errore di credere che il mondo dell'oppressore fosse emendabile e spendibile in un allargamento dello stato del benessere egualitario agli alti livelli, ha dato il colpo di grazia a un progetto che richiedeva tempo e lavoro, ma, soprattutto di non sognare a occhi aperti.
Questo era il compito che spettava alle "avanguardie", questo era il compito che è stato abbandonato a favore di una scorciatoia che sembrava più facilmente percorribile e che, purtroppo, era tutt'altro che facile e tutt'altro che percorribile.
Ma non possiamo che essere contenti di essere vissuti in quel periodo di forti tensioni creative, in cui le forme d'arte popolare e elitaria hanno conosciuto vette paragonabili solo al Rinascimento. 
Inoltre, non ci sono state guerre, i nemici non erano lontani, erano nascosti nelle pieghe del Potere e mettevano bombe, facevano attentati contro inermi e uccidevano politici. 
"Servizi deviati" li chiamavano.
Non sapremo mai se erano deviati davvero e soprattutto, da chi erano deviati. Sta di fatto che il nemico erano i pezzi dello Stato che si accaniva contro i cittadini per riportarli al comodo rango di sudditi, come prima della guerra mondiale.
Le avanguardie non hanno saputo combattere ad armi pari con quel nemico e invece di organizzare le classi povere per la spallata definitiva, hanno preferito tergiversare e dare modo al potere di riorganizzarsi. E da lì è stato tutto un declino, ma non possiamo lagnarci. Non tutti i sogni si realizzano.
Ora sono cambiati i paradigmi, ora non abbiamo più movimenti attenti al sociale, abbiamo un arco di rappresentanza che è diventato un segmento di linea retta, abbiamo partiti e movimenti razzisti, classisti, con progetti di destra ultraconservatrice. Abbiamo movimenti ispirati al fascismo che si dichiarano oltre, abbiamo movimenti forcaioli che si dichiarano rappresentanti delle persone perbene. questo abbiamo adesso e l'arte fa schifo.
Ci sarà una correlazione.

domenica 8 novembre 2015

Centro

Le categorie di destra e sinistra vengono dichiarate superate dai più.....non esistono più, neanche per chi aveva avuto degli ideali che lo avevano, in qualche modo, aiutato a crescere.
Tutto finito. non ci sono più valori di destra o di sinistra, tutto è stato abbandonato in nome di un variegato qualunquismo di centro sindestra, ispirato all'insignificante parola di "onestà".
Eppure, le categorie erano state create per individuare correnti di pensiero divergenti, quando non in conflitto, che fungevano da catalizzatore per visioni diverse della vita e della società. La differenza c'era, eccome e, per quanto ne dicano alcuni soloni dei tempi nostri, non può essere ignorata, non si può andare oltre, come non si può prescindere dallo schierarsi, dall'avere un pensiero che aiuti la composizione di una visione di quello che per noi rappresenta "l'Utopia", la società ideale.
Stabilire se il mondo in cui aspiriamo a vivere abbia determinate caratteristiche, non è un progetto che può mettere tutti d'accordo, è argomento di discussione e compromesso, altro che onestà.
L'onestà è il requisito minimo richiesto per qualsiasi persona aspiri a vivere in una società civile. Oppure sono ladri solo quelli che amministrano e quelli che rifuggono i loro doveri verso la collettività sono da considerare con indulgenza?
Un vecchissimo detto popolare recitava che "il bue diceva cornuto all'asino" a significare in modo più incisivo il motto evangelico della pagliuzza e del trave.
Ecco, oggi siamo a questo punto, con un malaffare diffuso fin dai gradini più bassi della società. che ignora i più elementari comportamenti di convivenza civile, eppure, tutti guardano il dito, invece della luna, allo stesso modo con cui contemplano le pagliuzze negli occhi altrui.
È di tutta evidenza che una siffatta società esprima una classe dirigente a propria immagine e somiglianza, ma questo pare sfuggire ai giacobini contemporanei, che vedono il male nei potenti e non lo vedono nel loro popolo, che quei potenti contribuì a insediare, perchè il viatico del ripensamento e del pentimento, cancella tutti i peccati, di qualsiasi natura essi siano.

mercoledì 21 ottobre 2015

Gli esperti

Vedo che le discussioni politiche sono diventate il nuovo cult di questo Bar Stadio virtuale.
Una volta eravamo tutti preparatissimi sulla migliore formazione della nazionale da far scendere in campo per vincere il mondiale, o l'europeo o l'amichevole.
Le sconfitte erano colpa dell'allenatore che aveva lasciato a casa il nostro pupillo e......
Poi Lui "scese in campo" e le mezzale si trasformarono in onorevoli e siamo, improvvisamente, diventati un popolo che sa di politica economica, finanziaria, estera, interna, che sa di scuola e di esercito, che sa di sanità e che saprebbe come ribilanciare il deficit dello Stato nel giro di un amen.
Siamo un popolo agguerrito che avrebbe dichiarato guerra all'India per liberare due militari.
Siamo un popolo determinato che avrebbe zittito la potente Germania, mandando in frantumi il tavolo del Cancelliere con un pugno.
Siamo un popolo laico, sempre pronto a zittire chi dissente dalla CEI o dal Papa o dal Parroco.
Siamo il popolo del "ghe pensi mi" applicato a qualsiasi sfaccettatura della Cosa Pubblica......
L'ascesa inarrestabile di MasterChef e altri programmi di cucina fa ben sperare che l'attenzione si sposti e che, poco alla volta, da navigati politicanti ci trasformiamo in esperti di ingredienti e spezie e piatti prelibati, sempre pronti a dimostrare di che pasta siamo fatti.......
Il Bar Sport non chiude mai.

sabato 5 settembre 2015

Il racconto

E quindi? dopo i viaggi ci sono i racconti e poco importa se i luoghi e le persone e le cose di cui si narra siano realmente esistiti o siano solo frutto della nostra immaginazione, peraltro molto fertile in certi momenti.
Si racconta per intrattenere, si racconta perchè, alle volte, il confine tra realtà e immaginazione è estremamente labile, quasi impercettibile, se non, addirittura, inesistente..

Quello che era successo.

Non c'era stato nessun reato, era semplicemente accaduto un incidente, di quelli che vanno messi in preventivo nelle pieghe della vita, fra le cose che succedono nostro malgrado.
Nessuno poteva prevedere lo sciogliento della cera che faceva da collante alle ali di Icaro, non possiamo parlare di errore di progettazione e cercare una qualche negligenza nell'idea di Dedalo.
Forse i materiali non erano i più consoni, ma usati con la dovuta accortezza avrebbero assolto egregiamente ala loro funzione.... ma è andata diversamente.
Il mondo è proprio cambiato, prima era mosso dalla curiosità della scoperta, dell'avventura; ora da poveri legulei in cerca di soldi facili e da un popolo becero, zotico,stupido e ignorante in cerca solo di un colpevole a cui addossare il proprio disagio di vivere.

venerdì 7 agosto 2015

Potere

Chi pensa di avere controllo o influenza sullo svolgimento degli eventi,si rassegni, il Caso muove come pedine lo svilupparsi dei fatti e fa sì che le cose si realizzino a proprio piacimento secondo il suo umore.

La felicità

Il concetto di felicità è di per sé volubile e volatile, per quanto ognuno lo vorrebbe solido e duraturo.
La felicità si calibra sulle specifiche dettate da ciascuno e a queste cerca di adattarsi nei limiti, comunque, della propria essenza aleatoria, di cui, però, sembra che nessuno voglia tenere conto.
Il concetto di felicità, come la felicità medesima è un attimo, una particella spazio temporale che dura quanto un click.....e non è detto che lo scatto di un meccanismo di precisione non riscaldi il cuore, oltre che la canna.fumante della pistola

(grazie a John Lennon per essere esistito)

sabato 1 agosto 2015

Attimi

Un attimo prima la superficie era intatta.
Questione di attimi.
Un attimo dopo un click impercettibile, un foro sulla siperficie e un fiotto di fluido rosso che si  espandeva con inaspettata forza verso l'esterno.
Il prima e il dopo, regola base di tutte le cose.
Il terribile e definitivo sistema binario che decide il tutto.
In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In Out, In


OUT

mercoledì 17 giugno 2015

Nostalgia?

I segni del tempo sono solo quelli che caratterizzano la nostra fisionomia col passare degli anni, o qualcosa di diverso scolpisce la nostra mente e ci fa vedere i profili degli eventi attraverso occhi che hanno muitato in modo inesorabile la loro capacità di elaborazione?
E perchè, a un certo punto pare che il passato sia migliore del presente? Molti spiegano il fenomeno affermando che il tempo trascorre e sbiadisce i ricordi cattivi, mentre colora in modo vivace quelli positivi, che restano, quindi, nella memoria, come verità assoluta.
Il fatto che mi ha spinto a pensare è stata una manifestazione molto suggestiva che si svolge una volta l'anno in città, nell'occasione del festeggiamento del Santo Patrono Ranieri Scacceri.
La sera della viglia della festa, i profili dei palazzi che si affacciano sul fiume, vengono marcati con delle strutture in legno (biancheria) in cui vengono collocati lumini di cera accesi, dando origine a uno spettacolo che definire suggestvo è poco. I miei ricordi di ragazzo scellerato riportano un relativo silenzio, per quanto potesse essere silenziosa la folla che si riversava sui lungarni per ammirare la città, in attesa dello spettacolo pirotecnico, che si chiudeva coi tre colpi tanto somiglianti alle salve di cannone.
Ovviamente noi ragazzi eravamo un pochino più turbolenti, ma....... ricordo che aspettavo pazientemente le due, per poter fare le foto de lungarni deserti
Nulla a che vedere con l'attuale manifestazione, accompagnata dal fastidioso suono dela discoteca privata, di cui ogni esercizio commerciale ha ritenuto di doversi dotare.
Il brusio della folla che passeggia sui lungarni è un soffio rispetto al ritmo pulsante della musica che ciascuno propone davanti al proprio negozio.
Una scelta musicale degna delle sale da ballo (una volta si chiamavano così) della Versilia.
La folla si è riempita di giovani sempre più ubriachi, quando non "stonati" da altro.
Uno potrebbe pensare a un eccesso di moralismo, non lo è. Per quanto mi riguarda, ognuno, quando fa sul suo, si può anche buttare nel fiume e scegliere se affogare o tornare a riva.
No, è che si è snaturato il significato profondo dell'evento, che ha perso il suo fascino originario, per trasformarsi in fiera paesana, perlatro venuta male, perchè non viene proposto il gioco del porcellino.
È vecchiaia? È nostalgia? È rabbia o dolore per il tempo che passa? 
È che il passare del tempo cambia le cose e cambia anche le nostre capacità di percezione e la nostra capacità di condivisione. 
Lo vediamo come un'involuzione peggiorativa del come eravamo, mentre è solo e banalmente un cambio di paradigma che solo la vita può determinare.



sabato 25 aprile 2015

25 aprile

Chi ha poca memoria parla di guerra civile.
Chi ha poca memoria parla di foibe.
Chi ha poca memoria parla di partigiani comunisti.

Non c'è stata una guerra civile, c'è stato un popolo che grazie all'aiuto di altre nazioni libere si è emancipato da un potere oppressivo, razzista e sanguinario, alleato del genocida Hitler.
C'erano due parti, una sbagliata e una giusta e il fascismo non stava dalla parte giusta.

Chi parla delle foibe non conosce, o non rammenta per disonestà intellettuale, le atrocità commesse dagli italiani fascisti nella Yugoslavia fra il 41 e il 43. I poveri morti delle foibe del Carso hanno pagato per quei crimini, giusto o sbagliato che fosse.

Chi parla di partigiani comunisti non ricorda che le formazioni partigiane annoveravano fra le proprie fila ogni sorta di colore politico. Non fu Stalin a guidare la Liberazione dal nazi-fascismo, furono le idee di libertà a cui facevano riferimento tutti gli uomini liberi o che aspiravano a diventarlo.

mercoledì 15 aprile 2015

Le bassezze della politica.

La stampa, sempre attenta a tutto quello che può muovere le bassesfere del pettegolezzo, si è soffermatqa sullo scontro dell'aristocratica radical chic Boldrini, col fascista (ipse dixit) onesto e tribuno della plebe Di Battista.
I resoconti filmati dell'intervento di quest'ultimo nell'aula mostrano un demostene nostrano nel pieno svolgimento di una filippica, i cui contenuti sono pure condivisibili, se non fosse per l'aridità a cui l'invettiva porta se non è accompagnata da idee e atti conseguenti.
La tematica è sempre la stessa, chi non è con me è contro di me....e ci ricorda tempi bui per la nostra libertà, sia individuale che collettiva.
Il dito indice puntato, a significare lo scarico della responsabilità di essere complice paritario dei rei additati... come se bastasse individuare le criticità per assurgere al livello di risolutore delle tematiche.
Purtroppo non è così. Anche da noi la Cosa Pubblica è diventata un campo di calcio, nel senso stretto del termine e sugli spalti si accalcano orde di ultras pronti a sostenere il proprio idolo e a fischiare quello nemico, perchè di nemico si tratta.
Quindi assistiamo a una feccia osannante questo figuro.... perchè "gliele canta chiare".... come se fosse un merito. Il merito, semmai, arriva quando fai qualcosa che indichi una strada a tutti, anche a quelli diversi da te, ma non rientra nelle logiche culturali dei depositari della verità.
Dall'altra una statua di marmo, scolpita nel suo ruolo di difesa del diritto alla parola, tanto per ispirarsi manieristicamente a Voltaire.
Uno spettacolo degno solo di essere coperto dai conati di vomito.
Ennesima dimostrazione dell'inefficacia della democrazia, unico sistema che permette all'oligarchia al potere di convincere la maggioranza ignorante a consentirle di curare l'interesse collettivo, pacciando il proprio illecito arricchimento per Bene Comune.

lunedì 23 marzo 2015

Poveri Lupi

La gogna a cui i cialtroni prestati alle idee altrui hanno sotto posto il "povero" Maurizio Lupi reo di non aver fatto nulla, se non di avere chiesto una sistemazione per il figlio, pone seriamente il problema della buona informazione e della moda dei tribunali del popolo, in cui l'ultimo dei cialtroni, al soldo di chi, dichiaratamente, vuole che rabbia e "eventuale" violenza siano ricondotti ai canali istituzionali del nulla.
I tribunali del popolo hanno inveito contro il povero ciellino perchè cercava un lavoro al figlio....tutti puri, nessuno di loro avrebbe fatto lo stesso a parti invertite, tutti avrebbero avviato la fastidiosa trafila dei curriculum e delle porte a cui bussare.
Tutti questi mentecatti dell'onestà che vogliono vedere praticata, ma che in massima parte non praticano. E così scendono in campo le menti più illuminate, per spiegare alla feccia cosa deve pensare.
E così che si getta il Paese nel vuoto, un Paese opportunista, corporativo, in cui il merito è sostituito da sempre dagli "amici degli amici", siamo il popolo del "latore della presente", quello che ha sostenuto a ogni pie' sospinto il voto di scambio e che ha succhiato nell'illecito finchè ha potuto.
Oggi i cialtroni scoprono la corruzione, il malaffare.... eppure questi comportamenti nascono dalle piccole cose, dalla mancia non dovuta all'infermiere per un occhio di riguardo al nostro caro, al regalo all'impiegato che deve apporre il timbro su quella determinata pratica.....siamo noi o no? Quelli che si fanno levare le multe dall'amico e che approfittano sempre dell'amico per avere prima l'accertamento clinico o la visita specialistica? Siamo sempre noi?
La maggior parte delle attività quotidiane è gestita dalla rete di conoscenze, senza, ci sarebbe solo da pagare.....e a nessuno piace pagare, lo si vede bene dall'atteggiamento che abbiamo nei confronti del fisco.
Tutti urlano....ma se fossero più basse, se fossero al due per cento, ci sarebbe comunque la corsa all'evasione, è un fatto culturale, da noi chi frega lo Stato è un furbo, in altri Paesi un delinquente da perseguire.
Nonostante ciò, pretendiamo una classe dirigente che sia diversa da noi, che ci moralizzi e che ci redargiosca quando sbagliamo, ma senza sanzioni, per carità.
Povero Lupi, reo di niente se non del fatto di essersi comportato da italiano medio.

lunedì 16 marzo 2015

Puttana

Puttana (grazie a Giovanni Andreoli)

Il termine «puttana», che nell'italiano popolare acquisisce un grave tono offensivo, deriva da puteus, con cui in latino s'intendevano originariamente o una cavità naturale o un buco scavato appositamente[1] (nei puticuli, i pozzi, intesi come grembi ipogei di rinascita, i Romani del popolo seppellivano i morti). Nell'Avesta,[2] il testo sacro del mazdeismo, mediante la parola putika ci si riferisce invece ad un lago mistico di acqua rigenerante. In entrambi i casi, come è facile notare, siamo legati concettualmente a qualcosa che sfiora l'idea di un sentimento religioso. Non a caso la radice sanscrita presente nei Veda, puta, entrata anche nelle lingue romanze con tutt'altro senso (cfr. spagnolo puta, francese pute) allude a ciò che è «puro» o «santo», e significativamente in ebraico la parola Kaddosh vuol dire sacro mentre Kaddeshà prostituta.[3] Detto brevemente, in contesti storici o culturali diversi, il sostantivo «puttana» implica inizialmente, sul piano strettamente etimologico, il concetto della sacralità. Tuttavia, porre in relazione la sessualità all'idea di sacro, crea oggi uno scomodo paradosso per molte persone.[4]
           Eppure, anticamente, il sesso era considerato una vera e propria liturgia, a dire un mistico atto sacramentale (ierogamia) che permetteva ad entrambi i partner di trascendere i propri sensi comuni per entrare in una nuova dimensione spirituale. Essenzialmente si trattava di un rito di passaggio e di trasformazione interiore: di qui la ierodula, la serva-amante, veniva chiamata pertanto «Grande Prostituta» (assumendo l'epiteto della dea al cui servizio era addetta), ed eseguiva ogni volta un particolare atto sessuale di coitus reservatus, un intenso e prolungato orgasmo di tutto il corpo senza emissione di fluido seminale, il quale avrebbe condotto l'uomo all'horasis,[5] l'illuminazione spirituale o Sophia, che equivaleva in sostanza ad una forma suprema del rinnovamento interiore raggiunta attraverso la sublime esperienza erotica del Femminile (in India questa speciale tecnica sessuale è conosciuta dalla dottrina tantrica come maithuna, un raffinato procedimento di sensi che permette all'uomo di assimilare appunto dentro di sé l'innata sapienza magica della donna).[6] «L'atto sessuale tra un uomo e la sacerdotessa era il mezzo per ricevere la gnosi, per fare esperienza del divino [...] Il corpo della sacerdotessa diventava, in modo impensabile per il mondo occidentale contemporaneo, letteralmente e metaforicamente una via per entrare in rapporto con gli dei [...] Per i pagani, infatti, le donne erano naturalmente in contatto con il divino, mentre l'uomo, da solo, non poteva raggiungere questo obiettivo».[7] E commentando nella sua raffinata prosa d'antan uno studio sulla sessualità sacra assira, Julius Evola (Metafisica del sesso, cit., p. 213) precisa:
Erano queste giovani [sacerdotesse, ndr] che avevano, anche, il nome di «vergini» (parthénoi ierai), di «pure», di «sante» - qadishtumugigzêrmasîtu; si pensava che incarnassero, in un certo modo, la dea, che fossero le «portatrici» della dea, da cui traevano, nella loro specifica funzione erotica, il nome - ishtaritu. L'atto sessuale assolveva così per un lato la funzione generale propria ai sacrifici evocatori o ravvivatori di presenze divine, dall'altro aveva una funzione strutturalmente identica a quella della partecipazione eucaristica: era lo strumento per la partecipazione dell'uomo al sacrum, in questo caso portato e amministrato dalla donna.
          Si noti che alle ierodule era solito attribuirsi gli epiteti di «Vergine Santa» o «Grande Prostituta», titoli che in ogni caso nel paganesimo matriarcale si riferivano comunemente ad una sacra sacerdotessa depositaria dell'oscuro segreto femminile relativo alla gnosi magica del divino, essendo costei l'incarnazione terrena della Dea sotto la cui benedizione amministrava nei templi il culto religioso: di fatto, lo stesso termine harlot che nell'inglese letterario odierno designa una prostituta, trae origine, attraverso il francese medievale, proprio dalla parola greca "ierodula" (lett. serva sacra). Ora, tra le incombenze liturgiche delle Sante Vergini o ierodule, le serve sacre del tempio, c'erano i doveri di somministrare la grazia celeste della Dea, di far guarire dalle malattie attraverso lo sputo medicinale e le secrezioni della vagina,[8]di profetizzare,[9] di eseguire le sacre danze in onore della divinità[10] nonché di intonare le lamentazioni funebri e di diventare «Spose» del dio-sacerdote nei riti prestabiliti del matrimonio sacro. L'appellativo Vergine Santa non stava però ad indicare verginità fisica in senso stretto, ma piuttosto acquisiva il significato di «ragazza nubile»: pertanto le ierodule erano sia vergini in quanto non vincolate da alcun legame matrimoniale, e sia sante perché manifestavano pubblicamente la funzione sacerdotale, essendo la rappresentazione terrena delle varie dee nei cui confronti amministravano il culto religioso, basato sulla sessualità sacra. Sicché, qualora fosse stato generato un figlio, per logica a costui si conferiva un epiteto che allora non poteva dar luogo ad equivoci, ove nel caso particolare dei Semiti suonava come bathur e per i Greci parthenoi, cioè il «nato da vergine».[11] Sia chiaro che lo stesso termine che in lingua latina esprimeva una ragazza illibata non era virgobensì virgo intacta: il primo vocabolo veniva riferito comunemente ad una giovane nubile, ovvero non ancora sposata, mentre l'altra voce connotava decisamente la mancanza di esperienza sessuale.[12]

[1] Il termine puteus si accosta all'idea di vagina, grembo, utero, ovvero ai concetti di ricezione e di contenimento. Non a caso la parola italiana "cunicolo", buco o passaggio stretto, deriva dal latino cunnus, vagina. In ogni caso la radice cunproviene dalla Grande Dea orientale Cunti o Kunda, la yoni dell'Universo, divinità "cunni-potente", che detiene cioè la magica vagina della nascita. Cfr. Barbara G. Walker, The Woman's Encyclopedia of Myths and Secrets, cit., pp. 197-198.
[2] Originalmente in 21 parti, esso ci è pervenuto in redazione incompleta e tarda (III-VII d.C.), scritto in iranico antico (avestico) e in lingua pahlavi. Ancora oggi rappresenta la "Bibbia" dei Parsi.
[3] Cfr. Laura Rangoni, La Grande Madre, cit., p. 49. Anche il termine ebraico hor(affine all'etimo delle Horae greche, le sacerdotesse di Afrodite) valeva come sinonimo sia di buco (o pozzo) sia di sacra prostituta e della dea che serviva, la cui yoni, cioè la vagina, era rappresentata metaforicamente da un pozzo o da una vasca d'acqua situata al centro del tempio.
[4] Cfr. A.T. Mann e Jane Lyle, Sacred Sexuality, cit., p. 6.
[5] Cfr. Peter Redgrove, The Black Goddess and the Sixth Sense, London, Bloomsbury, 1987; anche Barbara G. Walker, op. cit., p. 821. Il termine horasis, l'illuminazione spirituale, appare anche nel Nuovo Testamento (Atti degli Apostoli 2,17) ma è erroneamente tradotto con "visioni".
[6] Il Tantra è un'antichissima dottrina incentrata sulla yoni, la venerazione sessuale del principio femminile, che si dice sia stata elaborata migliaia di anni fa in India da una setta segreta chiamata Vratyas, composta di sole donne (a ben vedere una sorta di ierodule in grado di partecipare in congiunzione col loro principio opposto, illinga, dell'armonia universale). 
[7] Lynn Picknett e Clive Prince, La Rivelazione dei Templari, cit., p. 198. Cfr. anche Nancy Qualls-Corbett, The Sacred Prostitute, cit., p. 105 (la prostituta sacra come mediatrice tra il divino e l'umano).
[8] Un vecchio proverbio sufi recita: "La cura è nella vagina della donna". L'idea invece che lo sputo sia salutare per guarire dalle malattie affiora persino nel Nuovo Testamento, come per esempio nel passo di Marco 8,23 dove Gesù pone la saliva sugli occhi del cieco di Betsàida per ridargli la vista. Tale intervento curativo appartiene alla tradizione medicinale matriarcale:Barbara G. Walker, op. cit., p. 820 e più oltre a p. 885, ricorda che in una tavoletta d'argilla proveniente dall'antica Ninive si sostiene che le malattie oftalmiche possono essere curate con latte misto allo sputo di una prostituta sacra.
[9] Il termine ebraico zonah sta ad indicare sia una prostituta sia una profetessa. "Sperare nella Provvidenza", cioè nell'assistenza benevola di Dio, significa in realtà affidarsi alla magia divinatoria e profetica del femminile. In latino provideo vuol dire "prevedere", per cui la Provvidenza è personificazione delle capacità mantiche del Femminile, come appunto le antiche matriarche che erano in grado di disporre dei beni agricoli necessari alla comunità prevedendo i movimenti degli astri ed i repentini cambi climatici di stagione. "Gli antichi Germani ritenevano che le donne avessero in sé qualcosa di sacro, e a loro si rivolgevano per i vaticini. E queste donne consacrate, si dice, osservavano i fiumi turbinosi, ascoltando il mormorio o il mugghiare delle acque e, da ciò che vedevano e sentivano, traevano gli auspici. [...] Sotto il regno di Vespasiano, per esempio, una certa Veleda, della tribù dei Brutteri, era da tutti considerata una dea e, come tale, regnava sul suo popolo, e il suo dominio era ovunque riconosciuto", James Frazer, Il ramo d'oro, cit., pp. 125-126.
[10] "I portoghesi tradussero il termine devadâsi, che si incontra già in Buddhagosa, autore buddista del V secolo d.C., con bajadère (ballerine), le danzatrici sacre dei templi indiani; il concetto si ritrova anche nel Vecchio Testamento [Deuteronomio23,18]", Ambrogio Donini, Breve storia delle religioni, cit., p. 196.
[11] Cfr.M. Esther Harding, Woman's Mysteries, cit., p. 102.
[12] Cfr. Nancy Qualls-Corbett, op. cit., p. 58.

A ciascuno il suo.

"È inutile che mi guardiate male, le vostre donne sono insopportabili, bisbetiche, egocentriche, egoiste, superficiali, stronze e persino zoccole e non perdono occasione per dimostrarlo! Questo sono le vostre donne"
"Le nostre? e la tua, allora?"
"Carlo è una persona meravigliosa."

mercoledì 11 marzo 2015

Amore? Ma mi faccia il piacere!

Le ferite si rimarginano sempre, non sappiamo quanto tempo ci mettono, ma si rimarginano.... soprattutto quelle che fingiamo siano state provocate dai sentimenti passionali, quelle che ci fanno sentire autorizzati a comportarci da vittime, dissimulando con abilità meschina i panni del carnefice.
Ma tutto scorre e passa, come ci hanno insegnato i grandi padri del pensiero umano. Tutto passa, ma non è vero che non lascia traccia.
La terra mischiata all'acqua genera un tipo di composto che ti avvolge e penetra tutti i punti, anche quelli più remoti e lascia sempre una traccia di disagio, anche tempo dopo essere stato lavato via.
Perchè quello che non si attenua è il gusto di amaro che resta di fronte alle delusioni, agli inganni, ai racconti romanzati di protagonisti di quart'ordine dei più improbabili racconti che la storia della vita ci propone.
Poveri esseri, vittime della propria incapacità di dare corrette definizioni e collocamento nel bene o nel male delle passioni che agitano l'animo umano, condizione che li pone a gestire male, anzi malissimo quel poco di bene che è dato loro di esprimere.
Eppure la domanda è semplicissima, la passione è un bene o un male, e se è un bene, come può giustificare il male che viene fatto in suo nome?
Già, l'essere umano inneggia all'amore, come più alta espressione del genere, come chiave di volta della perpetuazione della specie, come supporto reciproco per superare i momenti di difficoltà.
Ma l'inganno e la menzogna sono dietro l'angolo, perchè in troppi equivocano il sentimento candido e altruista dell'amore con la passione, la carnalità e il possesso, il dominio, la prevaricazione dell'uno sull'altro. 
Tutti atteggiamenti passionali mirati alla sopraffazione dell'altro. Ma allora la domanda vera è: sono atteggiamenti positivi, benevoli o in nome dell'amore si può giustificare qualsiavoglia malefatta e scempio?
Rammentiamo che il delitto d'onore è stato depennato dal nostro codice penale negli anni 80. Un delitto non può essere annoverato fra gli atti positivi, ma al di là di questo, era dettato dall'orgoglio ferito o dalla cecità in cui le passioni inducono gli esseri umani?
E quanto può essere giustificabile il male che viene fatto in nome dell'amore? 
Può una persona sminuire in modo significativo il male fatto, adducendo la propria condizione di "innamorato" come assoluzione preventiva di qualsiasi efferatezza commessa?
Interviene in nostro aiuto la religione del perdono, che fa dire al proprio massimo esponente di perdonare 70 volte 7, ponendo una precisa misura oltre la quale la molestia diventa intollerabile.
Quindi abbiamo l'onere evangelico di perdonare 490 volte e dopo?
E dopo dovremo cominciare a educare coloro che non hanno capito nulla dei sentimenti, se non i bassi istinti a cui li induce la propria pancia, il sentimento cieco, egoista ed egocentrico, che pone sè stessi al centro dell'universo conosciuto, quasi a stabilire in tal modo la regola di priorità.
La verità, per quanto poco digeribile, è che le passioni sono male, anzi, sono Il Male, a meno che ciascuno non se le viva in assoluta e desolata solitudine.
D'altronde una buona educazione sentimentale non vi è mai stata e abbiamo imparato e insegnamo che amore è una cosa meravigliosa, lo scambio di due anime che si annullano per confluire insieme in una nuova unica entità.
Quindi abbiamo imparato e insegnato che amore è possesso, è acquisizione territoriale, è sottomissione dell'altro, è imposizione con ogni mezzo dei nostri desiderata, in ultima analisi è l'esaltazione della supremazia che riusciamo a imporre sull'oggetto delle nostre presunte e vantate attenzioni.
Che succede se l'incantesimo si rompe e l'amato bene si defila? Apriti cielo, si va in un territorio in cui è tutto consentito, in barba ai nobili sentimenti a cui ostinatamente affermiamo di fare riferimento.
E il tutto, con una particolare predisposizione all'umorismo paradossale, lo millantiamo per amore.
Quindi la nuova domanda è il sentimento è passione o pensiero?
Se il sentimento è passione, come abbiamo visto, colpisce alla cieca e ci fa commettere atti infami, indegni delle relazioni fra umani. E allora?
E allora anche i sentimenti che regolano le relazioni interpersonali sono soggetti allo stretto controllo del pensiero che non può e non deve mai abbandonare l'essere umano, pena il decadimento in un limo che tutto sporca e tutto uniforma.
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martedì 17 febbraio 2015

Contro il potere dell'ipocrisia.

Ed è così che le avanguardie democristiano-leniniste cingono d'assedio il potere.
In giro si trova un numero sempre crescente di persone pronte a scendere in piazza per la rivoluzione.
Strana metamorfosi.
Un intero popolo di opportunisti, si raggruppa contro il potere da essi stessi creato e sostenuto nei tempi delle vacche grasse, sotto l'egida del nuovo valore fondante dell'apparire italiano: l'onestà.
L'onestà (degli altri) è la parola d'ordine di tutti i nuovi farabutti, grassatori e millantatori, che siano essi stellati o affratellati o legati o forzati o renzati o montati o qualsiasi altra cosa.
Una virtù, in verità, di cui sono piene le fantasie e le letterature, ma che è sempre stata poco praticata.
Ed è in tutta evidenza che un popolo di truffatori, ladri, malversatori, bugiardi e chi più ne ha più ne metta, non può che scegliere di farsi governare da propri simili..... salvo poi, quando la torta finisce, o si assottiglia sensibilmente, ribellarsi puntando l'indice contro i corrotti, i malfattori.
D'altronde i farabutti sono sempre gli altri, noi abbiamo solo comportamenti virtuosi, da quando lasciamo l'auto nello spazio riservato ai portatori di handicap, a quando approfittiamo delle nostre conoscenze per prenotare visite saltando file, o quando cerchiamo raccomandazioni per primeggiare in un concorso, o quando cerchiamo l'amico per farci cancellare una multa o quando decidiamo di non ritirare una ricevuta in cambio di uno sconto, o quando portiamo dal commercialista la nostra dichiarazione di redditi da fame a bordo del nostro suv da decine di migliaia di euro...... e potrei continuare.
Brutta malattia l'ipocrisia e non ne siamo imbevuti.
Ma forse ha ragione chi sostiene che si tratta di peculiarità umane, è uno dei nostri libri più impoprtanti che riporta storie di occhi, di travi e di pagliuzze.

martedì 6 gennaio 2015

La sconfitta

È così, la linea di caratterizzazione della mia generazione è la sconfitta, quella brutta, quella senza appello, quella le cui colpe non sono attribuibili a nessun altro.  La povertà di spirito e di pensiero che accompagnato la sua parabola è l'elemento principe di questa rovinosa debacle.
La generazione che ha fatto diventare visione, prospettiva, un sogno, convincendosi di poterlo realizzare, senza avere né la forza né l'intelligenza di focalizzarlo come obiettivo e scelta strategica..... quasi che la storia fosse un susseguirsi di eventi preordinati da chissà quale demiurgo, invece che atti pensati, decisi e posti in essere da esseri umani, con tanto di "coscienza critica" (almeno questo pensavo).
Si sono spesi fiumi d'inchiostro e di parole per descrivere il profilo della generazione che ha sognato e inseguito, per almeno una fetta di vita, l'illusione che che potesse esserci una società diversa, il sogno di un'umanità diversa. Quella generazione che ha prodotto qualche piccolo insignificamente mutamento a fronte di una grandiosità che ne delineava le aspirazioni, che è naufragata nella scogliera della normalizzazione..
Una generazione che non ha creduto in sé stessa fino in fondo, che si è lasciata abbindolare dagli ipnotizzatori professionisti e che ha creduto che le parole e non lo scontro, avrebbero potuto cambiare il mondo.
Eppure quella era la sottile linea rossa da oltrepassare, quella dello scontro, della violenza, sia verbale che fisica. Se una chance c'era, era da giocare con astuzia per sbaragliare il nemico e colpirlo sia nelle idee che nel fisico.
Non ne siamo stati capaci, io per primo, immersi nella cultura Hippy del "peace and love", non avevamo dato corretto dimensionamento alla forza dirompente delle azioni, non necessariamente violente e armate. Non abbiamo rifiutato la trappola della democrazia, non abbiamo combattuto la creazione artata di nemici, non abbiamo lottato contro l'imperatore che divideva e dominava, ci siao lasciati infinocchiare come dei bambini inesperti.
Eppure sarebbe bastato poco, la totale disobbedienza civile, non avrebbero potuto imprigionare un intero popolo. Sarebbe bastato definire minimi e comuni orizzonti, ma anche su quelli siamo riusciti a frastagliarci, d'altronde, non abbiamo la stessa idea neppure quando chiediamo un caffè e ce ne siamo inventati almeno quindici varianti.
Che poi disobbedienza sarebbe pure un termine inappropriato, avremmo potuto ignorare il mondo dei "vecchi" e vivere secondo i nostri nuovi schemi e le nostre aspirazioni, creando situazioni di vita a noi congeniali, rifiutanto le cose che volevamo combattere, semplicemente ignorandole, costruendo una società parallela. scardinando il sistema dall'esterno, facendo sì che la proposta alternativa fosse ben visibile a chi si fosse voluto avventurare per sentieri diversi da quelli che la società aveva fino ad allora proposto.
Incredibilmente, già Mogol aveva portato all'attenzione delle masse "il denano ed il potere sono trappole mortali...." proprio lui, araldo dell'industria discografica, uno dei pilatri armati dal potere medesimo, che cercava così di imbrigliare il corso della protesta e delle cose, per ricondurre tutto a un corso più controllabile e gestibile.
L'inganno, ecco quale fu la carta vincente. Il convincimento che bastasse essere giovani per avere lo stesso pensiero, gli stessi intenti, lo stesso sogno. Non era così, ovviamente, ma molti di noi sono rimasti intrappolati in questo equivoco e hanno impostato la loro vita non tenendo conto che non esisteva un vangelo delle idee, ma che ognuno aveva la propria e spesso questa era assai meno nobile delle nostre.
(continua)

L'asceta

L'asceta scettico dubita delle proprietà dell'acido ascetico.

lunedì 5 gennaio 2015

La lotta della Befana

A seguito di un'agitazione sindacale, si informa l'umanità che la Befana consegnerà le calze dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 19.30, presso la sede del Circolo del Sindacato dei Minatori, nella sala riunioni grande.
Il provvedimento si è reso necessario a causa della sospensione di tutte le prestazioni straordinarie in scopa e camino, per sollecitare il rinnovo del contratto, bloccato da ormai cinque anni.

Pino Daniele

Pino Daniele..... lo avevo incontrato a Lucca, dove si esibiva davanti a qualche centinaio di persone, nel 1980, quando l'onda napoletana stava conquistando con fatica e duro lavoro, i favori del pubblico giovane.
Era stato per breve tempo (1978) il bassista di un gruppo che avevo molto apprezzato, Napoli Centrale, nel frattempo aveva fatto qualche canzoncina con delle intonazioni un po' blues, un po' jazz e si era messo a fare il cantante solista, con una voce molto particolare, ai limiti dell'afonia (per non dire della sgradevolezza), ma questo era..... aveva ragione lui e stranamente, aveva incontrato il successo di pubblico e non solo di quello partenopeo.
In realtà due, tre dischi di buona fattura, forse li ha realizzati, poi anche lui, come gli Stones (e come moltissimi altri) ha cantato per anni la stessa canzone, sempre uguale a sé stessa, sempre uguale a sè stesso, senza portare nulla di nuovo a quel sentiero che aveva coraggiosamente (ma forse casualmente) cominciato a tracciare, in un momento in cui il punk trionfava..... un promettente avvenire scioltosi in una noia mortale.....
Ma è ovvio che in un mondo di ciechi un guercio faccia un figurone e così il nostro ha avuto i suoi momenti di gloria anche strumentale, affiancandosi a Metheny, Yellow Jackets e compagnia cantante, così com'è ovvio che nell'industrializzazione della musica sia il pubblico e il denaro che porta (ac pecunia ferentes), a decretare la bontà, o meno di un artista, con un salto di paradigma inquietante, legato non più alla produzione artistica, ma alla quantità delle vendite....e in questo caso, il successo clamoroso di "artisti" come Biagio Antonacci e Gigi D'Alessio, la dice lunga.
R.i.p. Pino onesto musicista e ottimo artigiano.