venerdì 6 settembre 2013

Ma ci interessa davvero?

Era la terza strada a destra, era quella che non prendeva mai nessuno, quella che veniva sistematicamente ignorata dai locali, per le folle di media che diramavano nel mondo le immagini di quella bizzarria..
Non che fosse brutta o pericolosa, anzi tutt'altro, era una bella strada incorniciata fra pratini all'inglese e alberi di tiglio, belle case tutte uguali, nella migliore tradizione del luogo comune britannico.
Era "la" strada che caratterizzava al meglio il "british way of life", nel modo preciso in cui se lo immaginano coloro che britannici non sono.
Nulla di male a destinare un pezzo del proprio territorio al sostegno del luogo comune, quello che alimenta le differenze fra i popoli. Nulla di male a dare di sè l'immagine che gli altri pretendono, perchè l'ignoranza ha modellato dei criteri di riconoscimento, che la conoscenza non avrebbe neppure sfiorato. Ma è arcinoto che la realtà difficilmente supera la fantasia, quando quest'ultima sia bene coltivata.
Comunque sapevo che era la terza strada a destra e sapevo che non l'avrei percorsa, sapevo che avrei girato lo sguardo per osservare da un punto privilegiato quello che non è, ma che appare nell'immaginario offuscato dei cultori dell'ignoranza, il trionfo di quello che si dice, contrapposto a ciò che è veramente.
Non potevo perdere quell'occasione, era una delle poche che mi si era parata dinnanzi in quell'ultimo scorcio di primavera, quando il tepore cominciava  ad accompagnare con una certa regolarità i miei passi.
Ora posso dire che non la persi. Mi incamminai con la mia solita andatura, un po' lenta, un po' caracollante e, passo dopo passo, mi avvicinavo, lentamente ma inesorabilmente, all'intersezione della terza strada con la via principale..... il primo ramo di tiglio si affacciava curioso dall'angolo della prima casa.... una questione di primati.
Il moto rettilineo ha il pregio di portare il soggetto dell'azione sempre avanti sulla linea rappresentata dalla strada principale. La scelta non è complessa, vai, ti fermi; vai e ti fermi. Un codice binario dello spostamento, che non genera alcun conflitto interiore, se non quello della facile decisione che corre fra il sì e il no.
Il mio no arrivò non appena mi trovai nel bel mezzo dell'intersezione e interruppi con disinvoltura il movimento degli arti inferiori, per passare a una torsione del capo nella direzione della strada fasulla.
Era esattamente come me l'ero immaginata, uomini con ombrello e bombetta, tavole imbandinte con fette di pane tostato e jam volontà. Taxi d'epoca e cabine telefoniche rosse. Una goduria per lo sguardo e un riposo indicibile per il cervello che non si doveva sobbarcare di parametri anomali rispetto a quelli conosciuti.
Neppure per un istante mi venne in mente di girare la punta delle scarpe, ma gli occhi non potevo non girarli.
La domanda che ora dovevo farmi era se mi interessava o meno il luogo comune. La risposta reattiva era no, non mi interessava. È anche vero che vivo nel mondo dove vivono tutti gli altri, e gli "altri" si cibano quotidianamente di luoghi comuni, fino a farne una componente quasi religiosa della propria esistenza.
Insomma, per farla breve, dovevo conoscerlo, anzi, riconoscerlo e quella era una bella occasione per imparare a usare la testa, senza sprecare energie superflue, da impiegare in modo più consono in. altre attività.
Il viale principale sfociava nell'arteria nevralgica di Londra, fra le due giugulari e le vene varicose che il progresso aveva lasciato in scomoda eredità.
Mi fermai seduto su una panchina sulla sponda del Tamigi e mi chiesi con insistenza se ne fosse valsa la pena. Ero un po' infastidito dall'insistenza della domanda, ma mi risposi lo stesso e la risposta fu "sì", ne era valsa la pena anche se (forse) non a tutti interessava.


Nessun commento:

Posta un commento