lunedì 9 settembre 2013

L'analisi

L'infermiera lo aveva squadrato sommariamente, con l'aria distratta che hanno tutti coloro per cui intervenire sulle persone è diventata una routine. Lui l'aveva invece osservata bene, nei minimi dettagli, come tutti quelli che si trovano di fronte alla persona da cui dipende il buon esito di qualsiasi operazione.
In realtà, si trattava di un banale prelievo, niente di speciale, un ago in una vena del braccio e un'aspirazione per riempire la provetta. Una procedura standard che a seconda della parte del tavolo ove si sta assume valore ordinario o straordinario.
"Scopra il braccio" era stato l'invito assente, detto senza alcuna variazione nel timbro e nel tono. Ma gli occhi cambiarono espressione, come lesse la prescrizione e, mentre lui si sedeva col braccio bene in mostra, lei afferrava il telefono per chiedere conferma se avesse compreso bene. Ottenne la conferma e le istruzioni puntuali di come avrebbe dovuto operare. 
Lo guardava con occhi diversi, adesso, ma lui non se ne accorse, tanta era la tensione per quello che è considerato da tutti una banalità nell'accertamento annuale dello stato di salute.
Lei gli avvolse il laccio emostatico intorno al braccio e lo legò in modo da produrre quel gonfiore dei vasi, che le avrebbe facilitato l'introduzione dell'ago.
La punta dell'ago, col taglio rivolto verso l'alto, penetrò la pelle con una certa facilità e si introdusse nella vena che lei aveva scelto. Lui le sorrise, aprendo la bocca carnosa. I denti sembravano ancora più bianchi in contrasto con  la pelle scura. Lei ricambiò il sorriso tiepidamente, sciolse il laccio emostatico, finì di riempire la provetta e coprì il foro d'entrata dell'ago con un batuffolo di cotone umido, mentre estraeva la siringa.
Mise un cerotto e versò il sangue in due provette con strane sigle.
Lui si alzò e si ricompose il braccio, coprendolo con la manica della camicia e la salutò.
Lei sorrise e ricambiò il saluto, era la prima volta che le capitava di fare il prelievo a un nero ed era come meravigliata nello scoprire che il suo sangue aveva lo stesso colore di tutti gli altri campioni che prelevava quotidianamente da diversi anni, da quando lavorava lì. 
Il disorientamento era semmai dovuto alla richiesta del medico curante del nero, atta ad accertare se nel sangue di Alì vi fossero tracce di musica o di ritmo... o di entrambi.


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