Ma come parli?..... urlava Nanni Moretti alla ricerca di un corretto e diffuso utilizzo della lingua italiana.
Già, ma come parliamo e soprattutto siamo certi che la rifinutura dei significati e la richiesta di un cesello sempre maggiore, ci porti a una maggiore comprensione?
Che sia questo il mistero della biblica Babele: la parola.
I concetti fondamentali sono semplici e richiedono poche parole, per lo più dai significati allargati, ma universalmente riconosciuti come tali e così applicati alla vita quotidiana.
Lo svilupparsi delle civiltà, il raffinarsi di alcune società ha portato a quello che molti hanno definito un arricchimento della lingua, che ha sconvolto, se non sradicato la semplicità semantica degli antenati.
Anche il linguaggio, uno dei principali strumenti di comunicazione fra gli esseri, ha subìto una trasformazione che lo ha portato a essere appannaggio di pochi, quei pochi che avevano acquisito con gli studi, gli strumenti necessari per una corretta decodifica.
Le civiltà pastorali, nella loro semplicistica essenzialità, suscitano l'invidia di chi, come noi, deve barcamenarsi in fiumi di parole costantemente in piena logorroica. Nessun argine di buon senso può contrastare le esondazioni di chi si è trovato a gestire un potere, senza avere delle adeguate istruzioni per l'uso.
Ha ragione Moretti, le parole hanno un significato, per usarle con compiutezza occorre conoscere sia le une, che l'altro. Spesso e sempre più frequentemente così non è e l'ignoranza prende il sopravvento col suo bagaglio di isopportabile arroganza e prepotenza che è diventata la norma delle relazioni sociali dei nostri giorni.
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