giovedì 17 gennaio 2013

Musica

Le vibrazioni emesse dalle note racchiudono in sè un mistero profondo e solo parzialmente conoscibile, che è il mistero stesso della vita e dell'Universo.
L'espressione è la caratteristica che si abbina spesso alle sequenze di note, come se fosse determinante ma che non le qualifica. Il suono si qualifica da solo, il succedersi delle note, la formazione in tempo reale della melodia non ha bisogno di altro.
Certo, tutto ciò che contribuisce a rendere più gradito all'orecchio l'evento musicale è bene accetto, ma deve essere chiaro che la composizione è bella per come è stata ideata, che poi venga eseguita bene è un optional che non può che fare piacere.
È la musica che offre l'intuizione della creazione, il suono del "principio", la frequenza, la vibrazione, la presenza avvertibile, ma non visibile di Dio.
È la musica che sonda gli stati emozionali ed emozionabili della nostra fragile struttura chimica, tramutandola in anima, in puro spirito, avvicinandoci così all'essenza stessa di Dio.
E se è vero che Dio ci ha creati a sua immagine, cosa più della musica ci si cuce addosso, ci irrora ogni minimo poro, ci avvolge come un velo invisibile di energia. 
Come può Dio negare sè stesso, negare e mortificare la sua radice profonda nelle vibrazioni delle frequenze che lui stesso ha stabilito.
Dio è musica e la musica è Dio e ognuno di noi è Dio, ma non tutti sono musica.
 


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