sabato 15 aprile 2017

L'agnello

Che il mondo sia impazzito, lo si sa da tempo.
Alla ribalta arriva la strage degli agnelli umanizzati dalle frotte di animalisti da supermercato.
Certo, l'industrializzazione non porta acqua al mulino del buon senso, ma la pastorizia ne porta eccome.
Siamo così certi che ci si possa dimenticare che il lavoro dei pastori, ancora molto presenti nei nostri territori, si svolge secondo una scansione di tempi che sono immutabili dalla notte dei tempi?
Magari qualche cosa è cambiata, ai pascoli si sono aggiunti anche i mangimi (si sono aggiunti, non sostituiti) e alle mani si sono aggiunte le mungitrici meccaniche, ma l'attività è sempre quella e il ciclo delle nascite è funzionale alla produzione del latte, da cui si ricavano gli ottimi formaggi ovini, e ha ovviamente un seguito di soppressione di una parte degli agnelli, senza la quale le greggi si amplierebbero in modo esponenziale e ingestibile.
Pavoneggiarsi nell'atto di dare il biberon a un agnello significa negare e disprezzare la dura vita di chi, da secoli, si guadagna da vivere allevando greggi e seguendo le pesanti dinamiche che la pastorizia richiede.
E non è diverso chi critica l'industrializzazione, demonizzzando di conseguenza, l'usanza dell'agnello sul tavolo delle festività. Contrastare il consumo della carne d'agnello, quale rappresaglia contro le malefatte dell'industria alimentare, e Dio sa se ne sono, equivale a buttare il bambino con l'acqua sporca; una pratica demenziale della quale non riusciamo a rassegnarci.

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