Ci risiamo, come ogni anno polemiche a non finire sulla festa della Liberazione che il "non pensiero" dominante della destra italiana, in qualsivoglia declinazione, ha imparato a bollare come festa dei "comunisti" e quindi da non celebrare.
Questo voler ostinatamente mettere sullo stesso piano i morti che la guerra ha provocato, denota una pochezza intellettiva, oltre che intellettuale.
Di certo il 25 aprile è festa per i comunisti, almeno per quei pochi rimasti, ma lo è per i liberali, per i repubblicani e per tutte quelle forze che contribuirono a sconfiggere la follia mussoliniana e il nazifascismo.
Ma, soprattutto, è la festa dei liberati, di coloro che poterono, finalmente, tornare a esprimersi liberamente, dopo due decenni di persecuzioni.
Ma, soprattutto, è la festa dei liberati, di coloro che poterono, finalmente, tornare a esprimersi liberamente, dopo due decenni di persecuzioni.
Nel secondo conflitto mondiale si verificò quello strano connubio per cui le forze statunitensi, britanniche, francesi e di tutti gli altri Paesi del mondo occidentale, si allearono con l'Unione Sovietica e, grazie a questo incredibile accordo, riuscirono nello sconfiggere una bestia che avrebbe infettatto l'Europa tutta.
Non furono di certo i quattro gatti delle brigate partigiane, a cui va solo riconosciuto il coraggio e il valore di aver combattuto strenuamente un totalitarismo insopportabile, furono gli eserciti che misero in ginocchio la macchina bellica di Hitler, così, giusto per rammentarlo.
La Russia dei Soviet, quella degli "sporchi" comunisti, ha contribuito con vite umane a sconfiggere il nazifascismo, esattamente come gli Stati Uniti d'America, la Gran Bretagna, l'Australia il Canada e tanti altri.
A tutti loro, nessuno escluso, non può che andare il nostro ringraziamento per avere difeso la NOSTRA terra dall'oppressione, risultato che, da soli, i nostri eroici partigiani non avrebbero poturo conseguire
Sarebbe bene che i rappresentanti del popolo se lo ricordassero, prima di bollare con inopportune etichette la libertà che il sangue di altri ha conquistato, anche per consentire loro di dire stronzate
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