sabato 21 dicembre 2013

Risalire

Non è difficile scendere sul fondo del pozzo, difficile è fare le dovute considerazioni per razionalizzare al meglio i passi successivi, che potrebbero far valutare correttamente le possibilità di risalire.
Il problema più articolato non è tanto dato dalla profondità del pozzo e, quindi, dalla distanza fra la i due punti di appoggio, quello basso e quello alto, il problema, dicevamo, è dato dal valutare con la necessaria precisione quanto sia ripida la via del ritorno e se ci siano i dovuti punti di appoggio che ci consentano di fare il percorso inverso.
Credo che sia per questo motivo che i nostri nonni affermavano che per cadere ci vuole poco, per rialzarsi ci potrebbe volere tutta la vita.

venerdì 20 dicembre 2013

Fondo

Il fondo è un concetto astratto, subordinato alla filosofia dell'inesistenza, assimilabile alla fine che non c'è mai, tanto da dubitare che abiti veramente lì, nello stesso fondo del fondo.
Il fondo assume forma e sostanza sono nel caffé, in tal caso diventa plurale e oggetto di lettura, ispiratore dl pluralismo di fondo. 
Spesso il fondo è in materiale scavabile, fra due punti di uno stesso fondo esistono infinite pale. Stabilire confini al fondo è praticamente impossibile.
Se pieno d'acqua, a fondo si affonda, col fioretto si "a fondo".
In fondo anche il fondo non è così fondo come si vuol far credere, a volte lo è di più, a volte di meno. Questa peculiarità incommensurabile, lo rende astratto....
Fondo è anche il presente indicativo della liquefazione dei metalli..... voce di una lamentela sociale per il passaggio da uno stato all'altro, senza che quseto comporti cambiare cittadinanza.
Non degni di nota sono coloro che affermano di aver toccato il fondo, il fondo non si tocca, fra la mano e il fondo sono presenti infiniti punti. 
Ma, in fondo, se si vuole veramente sopravvivere è meglio riferirsi a uncioccolato fondente, piuttosto che a un dubbio fondante.

martedì 17 dicembre 2013

Visioni cosmiche


Esistono forme di vita anche più in là del mezzo metro che ci circonda....

lunedì 16 dicembre 2013

Preavvisi

Ho visto un uomo che moriva per amore..... glielo avevo detto di starne alla larga...

Sincerità

Mi piacerebbe conoscere quel cretino che ha stabilito che la sincerità sia annoverata fra le virtù.
Come tutte le caratteristiche comportamentali, anche la sincerità ha una lama doppia, che rischia di portare tagli alla nostra anima, oltre che alla nostra vita.
La sincerità è un mito strettamente correlato a un altro mito fortissimo della nostra decadente società: il mito della verità. Pare che tutto ciò che appartiene a queste due categorie sia bene.
La netta divisione fra bene e male e le categorie accataste quando all'una, quando all'altra, quando non agli esatti contrari, che però passano per entità negative, poichè contrapposte a quelle benevole, tale divisione, dicevamo, rischia di generare integralismi che sono indegni dell'essere umano.
Oltretutto, la sincerità vanta la presunzione di descrivere la verità, come se si trattasse di un bene assoluto la cui univocità è indiscussa e indiscutibile.
Come sanno ormai anche i bambini, la verità è un fatto talmente soggettivo che anche nella giurisprudenza si parla di verosimile, poichè la raccolta degli elementi che la compongono non risponde mai a parametri assoluti.
La sincerità è quindi una categoria che mina la verità con la propria interpretazione di ciò che appare, contrapposto a ciò che è, ma non si sa.... o quanto meno non si può decifrare in senso assoluto, ma solo relativo.
Non che gli antagonisti godano di privilegi migliori, ma in questo momento il focus è orientato verso il falso bene generato dalla sincerità.
Non è un caso che fin da epoche remote, si invitava a fare esercizio comportamentale cum granu salis, a definire l'impossibilità di un approccio perfetto, peculiarità riconducibile solo agli dei, che non avevano fatto dono della perfezione ai mortali.
Con buona pace dei buoni sentimenti, dovremmo prendere atto che la verità è sempre relativa e che di solito facciamo nostra quella che sentiamo più vicina, ma solo perchè risponde meglio alle nostre esigenze del momento..... col mutare delle esigenze anche le verità si adeguano.

Uno e più.

Chi non è mai restato affascinato dagli echi monodiaci del canto gregoriano è un babbeo.
In realtà la spiritualità correlata al'andamento dell'unica linea melodica di queste preghiere in musica coinvolge l'ascoltatore con la sua semplicità tematica e lo avvicina a schemi che sollevano lo spirito oltre la normale soglia delle miserie umane, per nutrire con pascoli più lussureggianti l'anima.
L'uno è fatto così, avvicina alla meditazione, alimenta il pensiero alto e la capacità di elaborarlo.
Ma poi l'uomo creò la polifonia, la lode a Dio a più voci, ciascuna che seguiva una sua propria linea, che realizzava una perfetta armonia, impastandosi con le altre voci, portando godimento al corpo, oltre che nutrimento allo spirito.
Laddove le singole note tutte uguali per tutte le voci che componevano il coro, incoraggiavano la preghiera per il fine comune, allo stesso modo la polifonia mascherava da preghiera un sordido desiderio di piacere individuale, mediante accoppiamenti illeciti di voci, taluni contro natura. 
Un appetito che non fu più possibile saziare e che, anzi, generò composizioni sempre più ardite a quattro, cinque, sei e più voci..... una vera orgia di suoni, lasciva e peccaminosa.
La polifonia ha invaso le orecchie e i cuori di tutti col suo fascino di sfida di un ordine immutato nei secoli, che si era ritenuto, fino ad allora, immutabile.
Il fascino delle deviazioni che concorrono comunque a un risultato finale degno, forse ha allontanato l'umanità da quel dio assoluto, ma forse (e dico forse) ha posto l'uomo in una posizione molto più vicina alla propria essenza, fornendogli un metodo in più per conoscersi e capire che non esiste una sola strada.



domenica 8 dicembre 2013

Parametri

Se il vuoto è ignoranza, il pieno è un lusso.

Dei buoni sentimenti.

Perchè non le credo?
È una buona domanda, me lo sono domandato spesso anche io.
Ma la risposta è semplice: perchè non è un maschio.

Il gioco è un azzardo

Le anfrettamine gli avevano accelerato il cuore oltre il limite consentito dalle leggi della California e lo avevano costretto a emigrare in Nevada, un esodo d'azzardo, in fretta e furia, non avendo con sé denari sufficienti per pagarsi un appartamento, era costretto a vivere nella sua roulette.... le carte si erano tutte scombinate. Lasso giaceva l'asso...
Sette o undici non faceva differenza alcuna, la verità era diventata scottante e ustionava tutte le fredde bugie, mal celate e ben mostrate.  Per troppo tempo il fuoco si era preso cura di lei.... la febbre era un saliscendi imprevedibile, in modo irregolare si affacciava nelle varie parti del corpo, ai piedi scendeva, in bocca saliva.
Tutto era uno, due, tre e quattro, solo alcune volte la tessera era anche stella.
Più spesso la solitudine era pronta sullo zero e non c'erano piatti per nessuno, né pari né dispari, rossi o neri.
Tutto era alternativo, anche la corrente.alternata.
Quei tempi passavano, all'imperfetto, ma passavano. Tutto era indicativo della situazione, più raramente congiuntivo, se non quando confezionava i pacchi postali da spedire.
Le congiunzioni nasali si giocavano su sinusoidi e sinusiti, ma nulla poteva essere immediato se non l'imperativo.
In fondo era nascosto tutto lì, il Re era nudo e doveva essere maggiore.