mercoledì 28 agosto 2013

Sono solo parole.

Ma come parli?..... urlava Nanni Moretti alla ricerca di un corretto e diffuso utilizzo della lingua italiana.
Già, ma come parliamo e soprattutto siamo certi che la rifinutura dei significati e la richiesta di un cesello sempre maggiore, ci porti a una maggiore comprensione?
Che sia questo il mistero della biblica Babele: la parola.
I concetti fondamentali sono semplici e richiedono poche parole, per lo più dai significati allargati, ma universalmente riconosciuti come tali e così applicati alla vita quotidiana.
Lo svilupparsi delle civiltà, il raffinarsi di alcune società ha portato a quello che molti hanno definito un arricchimento della lingua, che ha sconvolto, se non sradicato la semplicità semantica degli antenati.
Anche il linguaggio, uno dei principali strumenti di comunicazione fra gli esseri, ha subìto una trasformazione che lo ha portato a essere appannaggio di pochi, quei pochi che avevano acquisito con gli studi, gli strumenti necessari per una corretta decodifica.
Le civiltà pastorali, nella loro semplicistica essenzialità, suscitano l'invidia di chi, come noi, deve barcamenarsi in fiumi di parole costantemente in piena logorroica. Nessun argine di buon senso può contrastare le esondazioni di chi si è trovato a gestire un potere, senza avere delle adeguate istruzioni per l'uso.
Ha ragione Moretti, le parole hanno un significato, per usarle con compiutezza occorre conoscere sia le une, che l'altro. Spesso e sempre più frequentemente così non è e l'ignoranza prende il sopravvento col suo bagaglio di isopportabile arroganza e prepotenza che è diventata la norma delle relazioni sociali dei nostri giorni. 

martedì 20 agosto 2013

Solidi

La sua vita era trascorsa nella grande megalopoli per sua scelta. Non aveva mai sentito il bisogno della natura, di tornare alla terra. La grande città era la sua dimensione ideale, fatta di plastica, finzioni e velocità.
Ci si era adagiato in modo naturalmente artificioso, quasi che la vita fosse quella. 
Non mancavano donne, aperitivi mondanità a pacchi..... simboli di potere e trofei da esibire. 
I bisogni primari, secondari e terziari erano soddisfatti da una rete commerciale in grado di fornirti sia il ciuccio che la bara. Tutto era perfetto, tutto a disposizione, tutto circoscritto a quel perimetro abitato.
La rete e i libri costituivano il retroterra conoscitivo di quanto era al di fuori. Tutto era sotto controllo e rigidamente vagliato salvo il fatto che il tronco di piramide non era una pianta.

lunedì 19 agosto 2013

Volo

Volava molto velocemente e troppo radente sulla foresta in fiamme, ancora una volta troppo vicino al fuoco.... nessuno si meravigliò quando il fuoco si spense perchè gli mancò il respiro.

giovedì 15 agosto 2013

Solitudini.

E fu la volta che gli parve che la solitudine potesse essere debellata. Ci pensò con l'avventatezza che lo contraddistingueva, mentre le ali dell'aereo fendevano nuvole e cielo.
Già, come in molti umani la paura della solitudine diventa terrore quando ci si trovi a passare la vita senza una compagnia fissa, che condivida la casa e le incombenze quotidiane, quasi che il termine condivisione costituisse la panacea allo status reale e profondo in cui la solitudine ci relega.
La solitudine era l'incubo delle sue giornate migliori e il conforto di quelle peggiori.
Avrebbe camminato per mesi in cerca di una soluzione, eppure la soluzione non c'era, e non c'è, perchè il problema non esiste, la solitudine fa parte dell'essenza dell'essere e non può essere vinta, ne sconfitta, né lenita dalla compagnia di altre solitudini.
Lottare contro la solitudine è come lottare contro la morte, si sa che se ne esce sconfitti e che la battaglia è senza speranza, perchè la solitudine fa parte di noi e nessuno si può ribellare a ciò che è, chi lo fa paga un conto salato, poichè si è illuso di poter cambiare la propria essenza profonda.

Dita

Chi ha (come diceva De Andrè) il dito indice più lungo del dito medio, può infilarsi in quel posto quello, non siamo soliti avere preclusioni sull'argomento, anzi, siamo di ampie vedute.

mercoledì 14 agosto 2013

Il mondo falso e quello profano.

Diamo per acclarato che le famiglie del Mulino Bianco esistono solo nelle pubblicità. 
Tutto si basa su fondamenta fragili se non inesistenti. La riuscita di una coppia è un evento puramente casuale, determinato da fattori che ai più sono imperscrutabili, poichè predisposti solo dallo stato d'animo individuale del singolo componente della coppia verso il formarsi della stessa (In pratica se ha voglia o meno di caricarsi di quest'onere).
Chi crede nella vita di coppia sulla base di canoni quali l'amore, la complicità e tutto questo genere di cretinate e corbellerie, è libero di farlo, ovviamente, così come è libero di trovarsi a dover cambiare partner piuttosto spesso, data la rapida caducità dei riferimenti che ha scelto per costituire il fondamento del proprio rapporto di coppia. 
A rincarare la dose, contribuisce il fatto che il termine amore viene spesso confuso col termine attrazione, quello che anni fa Alberoni aveva intelligentemente indicato come innamoramento, sentimento in cui il confine con la curiosità è esteso a tal punto da costituire una sfumatura quasi impercettibile per aree inaspettatamente vaste.
Eppure, nella visione maggiormente diffusa e popolare, pare che la promiscuità sessuale sia il fattore più inviso a una società falsamente laica, formata da bacchettoni insopportabili, aperti solo a parole a un proliferare di incontri che non minano, né dovrebbero la vita della coppia originaria, ma che sono vissuti come minacce all'unicità del legame sancito dalla sacralità della coppia.
Ma il sesso costituisce il discrimine fra la qualità dei rapporti e dei sentimenti, gli amici non "consumano", gli innamorati sì. Il sesso è l'ingrediente che altera in modo irreversibile i rapporti. Due amici che fanno sesso e che in più hanno una loro normale vita di coppia, sono additabili al primo momento conveniente al pubblico ludibrio.
A pensarci bene, questo è un problema legato maggiormente al collocamento della femmina nella società, che non alla sfera dei rapporti interpersonali.. Già dal termine "matrimonio" (comprare una madre) si capisce come il fattore proprietà prenda possesso del normale incontro fra due persone. La femmina è proprietà del maschio che la ha comprata per assicurarsi la prosecuzione della sua specie, con tutto quello che ne consegue nella ordinaria quotidianità.
Appare in tutta evidenza come oggi questo schema sia antiquato e superato dai fatti, seppure ancora oggi la maggior parte dei rapporti sessuali vengono vissuti come atti di possesso, tanto da essere descritti in modo tale anche dalla medicina, dalla psicologia e dalla letteratura. Le femmine si danno e i maschi prendono. Non c'è che dire, un bel presupposto per la parità dei sessi millantata da tanti sedicenti rivoluzionari de noantri.
La "fedeltà" sessuale è diventata il parametro irrinunciabile di una società che si sta dissolvendo e che si attacca, arrancando, a criteri arcaici, secondo lo spirito del "si stava meglio quando si stava peggio", favorendo così un moto reazionario e arretrato dei rapporti fra le persone, su criteri falsi e bugiardi. 
Non esistono più, dunque, dedizione, attenzione, sostegno, affetto, pazienza, quegli elementi, cioè, che rendevano le coppie noiosamente solide. Solo passione e morte, bruci la fiamma finchè ci sia combulente, dopo di che si spenga per tornare a bruciare altrove..
La più diffusa critica è che il rispetto del proprio partner è in antagonismo col celebrare incontri diversi. Vero, forse una visione maggiormente monastica della propria vita sessuale contribuirebbe a diminuire la percentuale di separazioni, ma è pur vero che gli incontri avvengono e che non per questo si debba ogni volta cominciare da zero.
Ma qui intervengono fattori nuovi, la donna vive spesso l'atto come donazione per amore, sentimento viatico di assoluzione a un atto che sarebbe altrimenti visto dai più come assimilabile al meretricio e quindi condannabile agli occhi della società tutta.
Il maschio è per orribile definizione "cacciatore", portatore di un organo esterno penetrante, che assolve la sua funzione quando la femmina renda disponibili gli accessi del proprio corpo. Il circolo vizioso è tutto qui,
L'atto sessuale è stato caricato di responsabilità che non aveva e non avrebbe dovuto avere, ma siamo fatti così, rendere complicate le cose semplici è una delle nostre attività preferite, oltre a quella di giudicare e pensare che le regole valgano solo per gli altri e non per noi, innescando così una spirale di insopportabile ipocrisia nella quale siamo immersi fino al collo.

martedì 13 agosto 2013

Equivoci

"Sono dentro di te" disse lei, mentre lui pensava l'esatto contrario.