Passata è ora la festa,
odo grande richiesta.
E finalmente siamo arrivati alla tanto attesa campagna elettorale, per eleggere il Parlamento degli onesti che, stavolta, rispecchi davvero il popolo immacolato che lo vota.
Le prospettive sono sempre le stesse, la vagante sinistra tace, in attesa di trovare un modo ragionevolmente plausibile per perdere le elezioni; l'odiosa categoria dei viscidi "moderati" che fanno coorte intorno all'incantatore di serpenti, si ripropone nel vecchio cavallo di battaglia di salvatori della Patria e la "novità" civica, costituita dal vecchio e colto professore, che (probabilmente) ha davvero salvato l'Italia dal tracollo in cui l'aveva trascinata la follia-antistato del Cavaliere di Arcore, ma lo ha fatto in un modo da accentuare le già ampie disegualianze che caratterizzavano l'italico popolo, riuscendo laddove anche i più feroci golpisti avevano fallito: mettere una nazione in ginocchio.
Il nodo è sempre quello, dall'inizio dei tempi e non ci sarà alcuna possibilità di scioglierlo; le tasse, ovvero come convincere le genti italiane a pagarle, come instillare nel nostro incosistente popolo il senso di Nazione e quindi far nascere all'interno di ogni individuo l'obbligo morale di attiva e spontanea partecipazione alla "cosa pubblica", anche con pagamenti in denaro.
Già, "morale", che termine desueto, che inutile pensiero.
In realtà, la morale italiana è famosa nel mondo. È vero, siamo geniali, forse come pochi altri popoli, siamo attenti e troviamo soluzioni creative a ogni pie' sospinto, ma quanto parlano di noi, i non italiani sorridono.
Non hatto torto del tutto, noi siamo i voltagabbana, siamo quelli pronti a saltare sul carro del vincitore, siamo quelli la cui Nazione finisce giunti sulla soglia di casa, dal marciapiede in là è "terra di nessuno", siamo quelli che la colpa o i doveri sono sempre di qualcun altro, meglio se del Governo, come se non ci rappresentasse..
Tutti i miei conoscenti e amici evasori giustificano appassionatamente il loro operato, chiamando in causa il livello elevato della pressione fiscale, che li fa sentire autorizzati a un comportamento considerato legittimo (del resto recentemente avvallato da autorevoli "statisti"), cioé quello di non pagare il dovuto, ma il minimo che consenta loro di non subire i temuti accertamenti dell'Agenzia delle Entrate.
Difficilmente si può contrastare un argomento così fondato, come dar loro torto, la pressione è realmente notevole. D'altra parte, è risaputo che anche un'aliquota minima, sarebbe comunque troppo, sarebbe contrario alla logica dominante, per qual motivo versare una parte dei propri soldi, al fine di mantenere una struttura di servizi collettivi? Già, perchè dare dei soldi faticosamente guadagnati e avere in cambio "solo" una Nazione, è troppo poco.... non fu d'altronde Wiston Churchill, l'aristocratico vittoriano, considerato da molti un grande statista, che, al domani della sconfitta elettorale nell'immediato dopoguerra, esclamò con disappunto "17% di tasse, dove andremo a finire di questo passo..."? C'è poco da fare, anche gli statisti più illustri pagano mal volentieri il tributo dovuto allo Stato, che hanno contribuito a formare.
E allora diamo il via alla pantomima, che è sempre quella, tutti si lanciano a rotta di collo per la discesa delle facili promesse, non pagheremo tasse, o ne pagheremo in modo significativamente inferiore, avremo maggiori servizi, perché lo Stato e i suoi dipendenti diverranno improvvisamente virtuosi, la lotta all'evasione fiscale sarà dura e implacabile, fino a divenire non necessaria perchè lo Spirito Santo scenderà sugli italiani e li renderà fieri di partecipare alla spesa collettiva; anche la malavita avrà le ore contate e sarà bellamente sgominata dai propri simili in divisa nell'arco di una sola legislatura
Pensandoci bene, sono certo che sarà così, come dicono loro.......
..... almeno fino al 24 febbraio.