Spingevo sui pedali con una certa foga da almeno 2 ore e avevo calcolato che ancora mancasse un paio di chilometri. Arrivare a destinazione avrebbe richiesto metà della mattinata.
In altri tempi sarebbe bastata un'ora e un po' di concentrazione alla guida dell'auto. Nulla era più come prima, il mondo aveva improvvisamente cambiato strada e con lui aveva cambiato direzione anche la mia vita. Succedeva così in quei periodi in cui i motori a scoppio sembravano incompatibili col contenuto del mio borsellino, come tante altre cose, del resto..
La mattina era cominciata la sera prima, anzi due sere prima, per essere precisi, e si era protratta per oltre 48 ore continuative. Una mattina lunga, insomma.
Le notizie arrivavano con maggiore lentezza, ma arrivavano. I primi tempi ci sembrava che tutto ci crollasse intorno, tanto eravamo abituati alla frenesia dell'esserci sempre e in tempo reale.... poi avevamo imparato che nulla di quanto avevamo era indispensabile e i telefonini, i computer, i pad (più o meno hi) si erano accatastati nelle discariche per materiali tecnici, formando montagne, in attesa di finire in briciole sotto le presse.
La lentezza aveva riconquistato il mondo e anche la nostra salute, sia fisica che mentale, era migliorata al punto che le giornate si erano dilatate e la percezione del tempo aveva subito una radicale trasformazione.
Lo scheletro dei vecchi impianti per la lavorazione del bicarbonato era comparso all'orizzonte e testimoniava che ero quasi arrivato. Erano ormai una testimonianza del bel tempo che fu, quando l'industria era florida e produceva profitti e sfruttamento, con parametri direttamente proporzionali fra loro. Era finita anche quell'epoca e si erano fatti i necessari passi avanti per tornare indietro e organizzare una società che avesse l'obiettivo primario del benessere delle persone.
Ero arrivato, e camminavo sulle spiagge bianche davanti alle secche di Vada. Nulla avrebbe potuto cambiare quella particolare colorazione, acquisita in anni e anni di scarico a mare degli scarti di lavorazione del bicarbonato di sodio. Ma il torrentello che avevo visto bianco per molti, moltissimi anni, ora portava a mare acqua del colore dell'acqua.
L'illusione dei Caraibi era forte qui, grazie a questa estensione di sabbia bianca, se non fosse stato per il fatto di essere a marzo.... un po' freddo, oltreutto, l'inganno sarebbe stato completo.
Venivo spesso qui a camminare e pensare. Ci venivo perchè non è vero che si può pensare ovunque.
Aveva ragione mia madre, chi può e ce la fa, deve andare a pregare in chiesa, quello è il posto dove pregare. Nel suo afflato di fede mi aveva informato della semplice verità, esistono posti adeguati, in cui fare le cose fare le cose è più semplice e, a parità di sforzo, si produce un risultato più soddisfacente.
Il pensiero è prodotto da una sinergia di fattori apparentemente indipendenti tra loro, ma che, in realtà, si concatenano gli uni con gli altri, fino a formare pensieri che la sola mente di chi pensa non avrebbe potuto produrre, e neppure ipotizzare di essere in grado di creare.
È vero, ero circondato da un paesaggio post-industriale decadente, le fabbriche erano abbandonate, ma non da un tempo sufficiente da permettere ai rampicanti di uniformarle al paesaggio, una sorta di atmosfera post-atomica, quasi irreale. Strutture metalliche e tralicci arrugginiti a testimonianza di una corsa che avevamo voluto organizzare, pensando che fosse il miglior modo di vivere.
La spiaggia bianca, il mare finto tropicale. Di fronte alle secche di Vada, non si poteva non pensare che i romani avevano conosciuto e sfruttato quello spicchio di mare come una delle più pescose zone dell'impero.
Poi, era arrivato il progresso e poi era andato via come era arrivato, con clamore, portandosi dietro urla rovinose di fallimenti e suicidi.
Eravamo stati obbligati a riconvertirci come esseri umani, a lasciare la perfezione della civiltà liberale, per regredire e tornare a respirare a pieni polmoni. Finalmente eravamo tornati ad aspirare di essere imperfetti.
In altri tempi sarebbe bastata un'ora e un po' di concentrazione alla guida dell'auto. Nulla era più come prima, il mondo aveva improvvisamente cambiato strada e con lui aveva cambiato direzione anche la mia vita. Succedeva così in quei periodi in cui i motori a scoppio sembravano incompatibili col contenuto del mio borsellino, come tante altre cose, del resto..
La mattina era cominciata la sera prima, anzi due sere prima, per essere precisi, e si era protratta per oltre 48 ore continuative. Una mattina lunga, insomma.
Le notizie arrivavano con maggiore lentezza, ma arrivavano. I primi tempi ci sembrava che tutto ci crollasse intorno, tanto eravamo abituati alla frenesia dell'esserci sempre e in tempo reale.... poi avevamo imparato che nulla di quanto avevamo era indispensabile e i telefonini, i computer, i pad (più o meno hi) si erano accatastati nelle discariche per materiali tecnici, formando montagne, in attesa di finire in briciole sotto le presse.
La lentezza aveva riconquistato il mondo e anche la nostra salute, sia fisica che mentale, era migliorata al punto che le giornate si erano dilatate e la percezione del tempo aveva subito una radicale trasformazione.
Lo scheletro dei vecchi impianti per la lavorazione del bicarbonato era comparso all'orizzonte e testimoniava che ero quasi arrivato. Erano ormai una testimonianza del bel tempo che fu, quando l'industria era florida e produceva profitti e sfruttamento, con parametri direttamente proporzionali fra loro. Era finita anche quell'epoca e si erano fatti i necessari passi avanti per tornare indietro e organizzare una società che avesse l'obiettivo primario del benessere delle persone.
Ero arrivato, e camminavo sulle spiagge bianche davanti alle secche di Vada. Nulla avrebbe potuto cambiare quella particolare colorazione, acquisita in anni e anni di scarico a mare degli scarti di lavorazione del bicarbonato di sodio. Ma il torrentello che avevo visto bianco per molti, moltissimi anni, ora portava a mare acqua del colore dell'acqua.
L'illusione dei Caraibi era forte qui, grazie a questa estensione di sabbia bianca, se non fosse stato per il fatto di essere a marzo.... un po' freddo, oltreutto, l'inganno sarebbe stato completo.
Venivo spesso qui a camminare e pensare. Ci venivo perchè non è vero che si può pensare ovunque.
Aveva ragione mia madre, chi può e ce la fa, deve andare a pregare in chiesa, quello è il posto dove pregare. Nel suo afflato di fede mi aveva informato della semplice verità, esistono posti adeguati, in cui fare le cose fare le cose è più semplice e, a parità di sforzo, si produce un risultato più soddisfacente.
Il pensiero è prodotto da una sinergia di fattori apparentemente indipendenti tra loro, ma che, in realtà, si concatenano gli uni con gli altri, fino a formare pensieri che la sola mente di chi pensa non avrebbe potuto produrre, e neppure ipotizzare di essere in grado di creare.
È vero, ero circondato da un paesaggio post-industriale decadente, le fabbriche erano abbandonate, ma non da un tempo sufficiente da permettere ai rampicanti di uniformarle al paesaggio, una sorta di atmosfera post-atomica, quasi irreale. Strutture metalliche e tralicci arrugginiti a testimonianza di una corsa che avevamo voluto organizzare, pensando che fosse il miglior modo di vivere.
La spiaggia bianca, il mare finto tropicale. Di fronte alle secche di Vada, non si poteva non pensare che i romani avevano conosciuto e sfruttato quello spicchio di mare come una delle più pescose zone dell'impero.
Poi, era arrivato il progresso e poi era andato via come era arrivato, con clamore, portandosi dietro urla rovinose di fallimenti e suicidi.
Eravamo stati obbligati a riconvertirci come esseri umani, a lasciare la perfezione della civiltà liberale, per regredire e tornare a respirare a pieni polmoni. Finalmente eravamo tornati ad aspirare di essere imperfetti.
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