sabato 13 febbraio 2021

La difesa delle stelle.

Perché Travaglio difende i cinque stelle?

Com'è possibile difendere coloro che hanno firmato il decreto sicurezza quasi criminale del primo governo Conte?

Com'è possibile difendere coloro che hanno inneggiato all'onestà e alla trasparenze e poi hanno abusato del potere acquisito per sistemare parenti ed amici?

Com'è possibile difendere coloro che hanno creato, sulle spalle dei contribuenti italiani, migliaia di inutili posti di lavoro improduttivi, senza avere prima costruito un contesto in cui permettere loro di svolgere le mansioni per cui erano stati creati?

Com'è possibile difendere coloro che hanno distribuito a pioggia il reddito di cittadinanza senza alcun controllo, finendo per favorire la manovalanza della criminalità organizzata e gli evasori fiscali?

Ci deve essere un momento in cui l'onestà intellettuale ci porta a definire con un po' di attenzione e cura l'operato di quelli che pomposamente si sono autoproclamati "portavoce" dei cittadini nelle Istituzioni.

Le malefatte sono malefatte anche se operate da chi ci sta più simpatico.

Sembra incredibile che in questo Paese anche gli intellettuali che hanno tutti gli strumenti per un'analisi realistica, si affidino sempre e comunque alla logica del meno peggio.

Sarebbe stato meglio Berlusconi? certo che no.

Sarebbe stato meglio Monti? certo che sì, non oso pensare a un governo Conte nella stessa vicissitudine in cui si è trovato a operare il professore bocconiano, ma pare che questo ai faziosi intellettuali "oggettivi" sfugga. 

I cinque stelle sono stati una delle peggiori calamità del dopoguerra, non in ottima compagnia e nella scala del meno peggio, forse si pongono in posizione di vantaggio, ma quale differenza hanno portato rispetto a tutti coloro che li hanno preceduti?

Il nepotismo, la logica del favore a cui avrebbero dovuto essere immuni, li ha visti contagiati come tutti i precedenti gruppi di potere e la delusione non può che essere grande, specie se rapportata alle aspettative a cui ci avevano predisposto.

mercoledì 27 gennaio 2021

Proposta indecente

 Durante questo duro periodo di prigionia, in cui il consumo televisivo aumenta considerevolmente, può capitare vedere qualche film che avevamo rimosso dalla memoria per qualche motivo.

Così accade che "Proposta indecente", un film del 1993, scorra in un annoiato pomeriggio e venga visto con nuovi occhi e con nuova luce, rispetto alla commedia drammatica rosa che avevamo nel cassetto dei ricordi.

Il film muove due temi importanti per la vita dell'umanità, entrambi di ordine pratico ed etico, che vanno considerati, nell'economia del racconto, con la loro vera faccia, e non con quella della patina romantica che vuole in qualche modo diventare l'ottica "giusta" in cui vedere la vicenda che si sviluppa.

Primo tema: il denaro può comprare tutto? John Gage (Robert Redford) ne è convinto a tal punto che offre a una coppia (Demi Moore e Woody Harrelson) un milione di dollari per passare una notte con la donna.

La coppia ha bisogno di quel denaro come dell'aria che respira e i due decidono che  Parigi val bene una messa. La transazione avviene e le cose cambiano, alla lucidità del prima, si sostituisce un ventaglio di sentimenti che tormentano il maschio della coppia.

Il ventaglio è costituito dall'insicurezza, dalla perdita del possesso, dal senso di colpa per avere accettato tale genere di accordo, con lei che cerca in tutti i modi (senza successo) di rassicurarlo. 

Risultato: i due si lasciano e lei va a vivere col milionario. Fin qui il denaro e il suo potere hanno stravinto.

La seconda considerazione riguarda il ruolo della femmina nella società. Diana appare disponibile alla copula milionaria per amore del marito e per soddisfare la necessità di reperire soldi per realizzare un progetto immobiliare.

Questo è quello che appare in quanto enunciato chiaramente, ma qual è la verità? La verità non la sapremo mai, ma sappiamo che Diana, delusa dalla diffidenza del marito, si rifugia nelle comode braccia del multimilionario e si adatta benissimo al nuovo ruolo, pur mantenendo un scintilla d'affetto per il caro David, rappresentata nel film da uno sguardo che diviene casus belli per la rottura, voluta dal ricco Gage.

Insomma, quello che ne esce è che la donna cerca lo spazio per la sicurezza, il maschio cerca il possesso.

Il denaro non compra tutto, almeno in apparenza, perché la storia fra la donna e il riccone finisce, quando lui si rende conto che non può comprare il suo amorevole sguardo verso il marito.... ma è una svolta poco credibile, chi è abituato a comprarsi tutto, sa che anche gli sguardi hanno un costo, occorrerà stabilire se lui è disposto a pagarlo.

Una prova eccellente, che fra le righe del lieto fine insinua la tesi, purtroppo ampiamente dimostrata che sono tutti in vendita, è solo questione di trattare sul quid da corrispondere.

giovedì 21 gennaio 2021

Movimenti

 Un tempo passato, un sabotaggio dell'anima e un orizzonte che si sposta su posizioni diverse.