Solo un deficiente non si chiede se l'abbandono, quale che sia, possa arrecare più danno o più beneficio.
Non è una questione di mero calcolo opportunistico, ma un utile esercizio per evitare di prendere iniziative di cui ci si possa pentire quando ci si trovi a rifletterne, una volta trascorso l'impulso creativo e distruttivo.
Il tempo non è solo il miglior giudice, è anche il migliore corrosivo di qualsiasi attività umana che, come la letteratura ci ha insegnato, è caduca per definizione.
D'altronde il fisico umano è corrodibile, figurarsi l'animo che non è solo corrodibile, ma anche corruttibile e la corruzione non conosce frontiere, né ostacoli, riesce a forare ogni ostacolo con l'abilità di un supereroe.
Quando si vada a osservare il mare dall'alto di una scogliera, ci rende conto che l'energia è laggiù, insita nel movimento stesso delle onde, ma non sempre possiamo pensare di tornare nel mezzo dei marosi a lottare per una scusa qualsiasi, a volte si può decidere di stare in barca, tirando dentro i remi e affidando la sorte alla Sorte, oppure si può decidere di risalire la scogliera, ben sapendo che questo comporterà l'abbandono della barca, che proseguirà comunque le sue peripezie anche senza di noi.
Questo è il senso dell'abbandono, in una e cento delle sue manifestazioni.
Così vanno le cose del mondo, vanno con noi e senza di noi, mentre noi, senza di noi, non andiamo da nessuna parte.
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