Sembrava che quella superficie porosa e arancione non finisse mai. Tutta uguale fino all'orizzonte, tutta uniformemente caratterizzata da piccoli pori fino a che l'occhio poteva vedere.
La possibilità di sopravvivenza era valutata con unità di misura non apprezzabili. Eppure, mantenevo tutta la calma di cui c'era bisogno e continuavo il mio disagiato cammino nella stessa direzione.
È questo il bello delle località desertiche, non ci sono indicazioni e tu vai avanti verso il punto d'orizzonte stabilito, senza avere indicazioni o altro che ti distraggano dalla meta.
La noia è uniforme, ma anche il deserto lo è, ciononostante, non possiamo classificarlo come noia, né come portatore di questo insano stato della mente.
Detta così sembra banale, ma in realtà, le dimensioni sono marginali, che sia una galassia, o un sistema, o una stella o un pianeta, le distanze saranno sempre succubi della nostra capacità di percorrere ampi tratti in piccole scansioni temporali.
È così che il mio pensiero puntiforme percorre avventurosamente la porosa superficie arancione di un'arancia, alla ricerca delle tracce di una civiltà preesistente che, se è esistita, non può essere stata integralmente cancellata.
La storia non si ripete, ma spesso ha svolgimenti la cui affinità lascia sconcertati.