martedì 26 febbraio 2013

Il giudizio

Il giudizio, quando arriva, non fa sconti, è netto e per questa sua particolarità scontenta necessariamente qualcuno. Oggi è uno di quei giorni in cui il giudizio è arrivato e ha reso palese quello che tutti sanno circa le nostre particolarità, ma tant'è.
La folla dei delusi e degli amareggiati da un esito che non li ha soddisfatti, è imponente, ma  anche la folla dei contenti ed entusiasti dall'esito che li ha favoriti, è imponente.
È sempre stato così, sempre divisi in due, a darsi le colpe gli uni con gli altri per le cose che non vanno e a prendersi i meriti anche delle giornate di sole.
D'altronde è così, nella nostra cultura di popolo il bene comune non esiste, esiste solo il personale, il privato e quello che è pubblico è lì solo per essere depredato.
E così siamo arrivati alla fine e nulla potrà essere fatto e nulla potrà essere deciso. Il pareggio che scontenta tutti e accontenta tutti è servito in un'urna d'argento.
Ho sempre pensato che la democrazia fosse il peggiore dei sistemi di governo, perchè si fonda sulla circonvenzione degli incapaci sia d'intendere che di volere..... ma oggi sono portato a pensare di essermi sbagliato, la democrazia è senza dubbio quella bieca forma di sopraffazione dei più deboli, ma è altrettanto vero che non ci meritiamo altro.


venerdì 15 febbraio 2013

L'arte di scegliere.

Poche altre cose sono scivolose come la parola scegliere.
Scegliere, si sdrucciola sin dall'inizio e si arriva in fondo quasi certamente sdraiati.
Forse è per questo motivo che questo suono con un equilibrio così precario è stato assegnato un significato così profondo, come quello di stabilire una predilezione, convogliare le proprie preferenze su un'unica opzione, l'eletta.
Già, scegliere, scivolare verso una posizione, uscire dall'anonimato, schierarsi.
E si può scegliere solamente scivolando, rischiando (magari) di cadere, ma occorre schierarsi sul campo.
Scegliere, sciogliere la riserva, scivolare sulla decisione, la scelta è sciolta.


lunedì 11 febbraio 2013

Una risata ci seppellirà.

Una risata vi seppellirà, questo era il minaccioso motto del movimento di tutta la gioventù che tentava, con estremo affanno, di uscire dal piombo di quegli anni. Una risata che avrebbe compiuto il suo dovere dando morte invece che vita.
Chi ascoltava queste parole all'epoca, non sapeva le origini anarchiche della frase, legata ai bui periodi ottocenteschi di persecuzioni nei confronti del libero pensiero e viveva la frase come un arguto, quanto innocuo paradosso.
Oggi sappiamo che così non è, la risata ci sta seppellendo tutti. Tutto è legato al moto del riso, dello sberleffo, alla voglia di dileggiare tutto il dileggiabile e anche quello che deridere non si dovrebbe.
Non è spiegabile altrimenti il successo che lo sberleffo ha presso tutti i livelli della popolazione.
Si ride e si muore di derisione e niente  ferma la valanga ormai lanciata verso valle. Le frasi dei politici, quando non i politici stessi, vengono derisi, invece che essere avvallati o contrastati con i dovuti argomenti.
Insomma, pare che non ci sia altro da fare che nascondere la propria ignoranza sotto uno spesso strato di dileggio..... ed è quindi probabile che una risata ci seppellisca, ci seppellisca tutti, ma proprio tutti.
 

lunedì 4 febbraio 2013

L'arrivo dell'inspiegabile perchè.

E poi, così, senza preavviso, arrivò il momento di chiedersi il perchè. 
Aveva cercato di imparare a sue spese che le domande di cui non si conosce la risposta sono inopportune, ma i risultati, come si vede, non erano stati dei più esaltanti.
D'altronde la sua stessa patetica carriera scolastica costituiva un bel riferimento per chi avesse voluto avere le idee più chiare sull'argomento... così andavano le cose in quel freddo febbraio di qualche anno fa.
Rimaneva da chiarire quale spinta avesse ricevuto il perchè, per trovarsi protagonista di una domanda, peraltro del tutto inaspettata.
In realtà solo gli stolti non vedono ciò che deve essere visto e guardano altrove,  come se la risposta di fronte ai loro occhi avesse parvenze troppo semplici, tali da sminuire la considerazione in cui essi stessi tenevano la portata del proprio spirito.
In quella specifica vicenda, le cose erano andfate diversamente e la domanda si era infiltrata nei territori delle risposte date malvolentieri, quando erano date.
Guardando bene le cose da un altro angolo, veniva voglia di non considerare la domanda, né, tanto meno, azzardare una risposta che avrebbe avuto il senso di non avere alcun significato, se non quello di procrastinare ulteriormente l'incontro col perché.
Non erano quelli i giorni favorevoli alle diagnosi, quelli erano i giorni del freddo dell'anima e del gelo nei paesaggi che la mente, di volta in volta, incontrava.
Fu facile distrarsi e ignorare il perché, d'altronde, una risposta non data lascia aperti spazi verso vie di fuga che possono sempre far comodo a chi vuol farsi domande, ma non vuole darsi risposte.
Una vita ripiegata in più parti, in atteggiamento di preghiera, inginocchiata davanti al simbolo del potere e davanti a quello della sconfitta, una vita degna di essere ignorata, solo in parte.
Quando si passa la vita a cercare di restare nell'anonimato, può capitare di chiedersi il perchè non si rincorra la fama, non c'è risposta, il tempo è la nebbia che avvolge la vita dei più, che, in una visuale ridotta, scompariranno presto dalle pagine della cronaca, senza riuscire aconquistare quelle della storia.