Quello che appare, non sempre è quello che è, ma è altrettanto vero che non sempre quello che è, appare.
Non è facile orientarsi in un mondo in cui la percezione della realtà è affidata a cinque sensi e quattro dimensioni.
Probabilmente è per questo che riteniamo (spesso presuntuosamente) di avere affinato un sesto senso, che è quello che ci guida in scelte istintive, quando non del tutto irrazionali.
In realtà, se ci soffermiamo un momento sull'analisi terminologica, l'istinto dovrebbe essere quella caratteristica animale che consente di salvaguardarci dai pericoli, ma se conduce a scelte irrazionali, cioè senza una corretta valutazione della loro pericolosità per il nostro essere, è decisamente avversa alle funzioni per cui la natura ce ne ha fatto dono.
È possibile, quindi, che l'anomalia umana, sia sfuggita alle leggi di natura, per creare un mondo che sia reale solo in funzione delle dimensioni e delle percezioni disponibili. Un mondo dimensionato su misura per la conoscenza, o l'ignoranza, che abbiamo a disposizione nel nostro bagaglio, ma che ben poco ha a che fare con la realtà complessiva.
La verità si basa sulle variabili della nostra conoscenza, è quindi molto opinabile considerare di esserne in possesso, a meno di non avere sondato tutte le componenti percettive esterne (o terze), che ci aiutino ad avere una panoramica più ampia di quanto non possa essere quella basata sulle sole nostre percezioni..
Questo porta a considerare un parametro che non era previsto: gli altri. Ma come possiamo appurare se i dati forniti da terzi siano corretti? In effetti, il problema è complesso, entrano in gioco fattori di relazione, poichè ci viene richiesto di fare uso, nel completare una considerazione, di elementi di presunta verità, che noi non abbiamo percepito, ma che provengono da una visione che non ci appartiene e che non sappiamo se riferita alle nostre stesse convenzioni.
La conoscenza deriva dalla capacità dell'individuo di fare tesoro dell'esperienza propria e di quella altrui, sta nei grandi numeri. Purtroppo il percorso è spesso tortuoso e vittima delle paure e delle incertezze che ogni umano deve affrontare quotidianamente, ma non c'è molta altra scelta, a meno che non si voglia correre il rischio di cantonate enormi (peraltro, rischio non escludibile aprioristicamente in ogni caso).
Occorre, inoltre, sottolineare che i grandi numeri partono dai piccoli numeri e i piccoli numeri sono maggiormente vulnerabili dalle paure e dalle superstizioni, oltre che dalla temibile arma del pregiudizio.
Ben poco possiamo fare, questa è la grande illusione.
Non è facile orientarsi in un mondo in cui la percezione della realtà è affidata a cinque sensi e quattro dimensioni.
Probabilmente è per questo che riteniamo (spesso presuntuosamente) di avere affinato un sesto senso, che è quello che ci guida in scelte istintive, quando non del tutto irrazionali.
In realtà, se ci soffermiamo un momento sull'analisi terminologica, l'istinto dovrebbe essere quella caratteristica animale che consente di salvaguardarci dai pericoli, ma se conduce a scelte irrazionali, cioè senza una corretta valutazione della loro pericolosità per il nostro essere, è decisamente avversa alle funzioni per cui la natura ce ne ha fatto dono.
È possibile, quindi, che l'anomalia umana, sia sfuggita alle leggi di natura, per creare un mondo che sia reale solo in funzione delle dimensioni e delle percezioni disponibili. Un mondo dimensionato su misura per la conoscenza, o l'ignoranza, che abbiamo a disposizione nel nostro bagaglio, ma che ben poco ha a che fare con la realtà complessiva.
La verità si basa sulle variabili della nostra conoscenza, è quindi molto opinabile considerare di esserne in possesso, a meno di non avere sondato tutte le componenti percettive esterne (o terze), che ci aiutino ad avere una panoramica più ampia di quanto non possa essere quella basata sulle sole nostre percezioni..
Questo porta a considerare un parametro che non era previsto: gli altri. Ma come possiamo appurare se i dati forniti da terzi siano corretti? In effetti, il problema è complesso, entrano in gioco fattori di relazione, poichè ci viene richiesto di fare uso, nel completare una considerazione, di elementi di presunta verità, che noi non abbiamo percepito, ma che provengono da una visione che non ci appartiene e che non sappiamo se riferita alle nostre stesse convenzioni.
La conoscenza deriva dalla capacità dell'individuo di fare tesoro dell'esperienza propria e di quella altrui, sta nei grandi numeri. Purtroppo il percorso è spesso tortuoso e vittima delle paure e delle incertezze che ogni umano deve affrontare quotidianamente, ma non c'è molta altra scelta, a meno che non si voglia correre il rischio di cantonate enormi (peraltro, rischio non escludibile aprioristicamente in ogni caso).
Occorre, inoltre, sottolineare che i grandi numeri partono dai piccoli numeri e i piccoli numeri sono maggiormente vulnerabili dalle paure e dalle superstizioni, oltre che dalla temibile arma del pregiudizio.
Ben poco possiamo fare, questa è la grande illusione.