sabato 3 febbraio 2018

Stati fluidi


Ancora nuvole e pioggia, pioggia e nuvole, nuvole che diventano pioggia e, nonostante queste evidenze schiaccianti, pioggia che cade dalle nuvole e fornisce la sua versione di non colpevolezza, come ad affermare di essere inconsapevole che il proprio stato fisico le consente di bagnare tutto ciò che trova.

La pioggia sembra incurante dei malanni da raffreddamento che, inevitabilmente, si porta dietro, sottolineando come i benefici per l'agricoltura siano innegabili e valgano bene qualche spiacevole effetto collaterale. 
Che sarà mai una polmonite in confronto a un campo di grano, poesia di un amore profano? E in effetti più che la paura di essere presa per mano, la pioggia ha la consapevolezza di essere inafferrabile, sia nello stato di nuvola che in quello di goccia.
Forse, ha ragione lei, è solo pioggia, nuvole e pioggia, simile in modo imbarazzante alle lacrime, se non fosse per il diverso coefficiente di salinità, che farebbe pensare a una superiorità intellettiva delle lacrime, che (tuttavia) non è in alcun modo comprovata, così come non lo è l'origine emotiva sia dell'una, che dell'altra..
Solo pioggia, lacrime e nuvole che scuriscono gli orizzonti, già bui di per sé, per fortuna solo fino a quando tornerà il sole e il ciclo si ripeterà, addensando nuvole e pioggia, magari altrove, per quanto sarà comunque sul bagnato che la pioggia cadrà.

Spazi vitali

"Un altro giorno" è la categoria che ricorre più frequentemente nelle nostre esili vite, con una cadenza almeno quotidiana. 
Oggi è un altro giorno rispetto a ieri e anche rispetto a domani, ma anche domani è un altro giorno....e così le nostre giornate scorrono e si riempiono di inutili comparazioni e attese di futuri migliori, ma migliori rispetto a cosa? 
Al''oggi? Be' probabilmente sì, perchè se "del doman non v'è certezza", figuriamoci del dopodomani, quindi l'unico metro che abbiamo è il presente e persino il passato, almeno in taluni casi.
E poi siamo sicuri che le nostre città siano grandi abbastanza per contenere tutti noi col nostro corredo di dubbi, per tacere delle incertezze e delle cazzate che, con pervicacia inattesa alle menti più illuminate, ostinatamente proferiamo con imbarazzante periodicità quotidiana?
E se non lo fossero (grandi abbastanza) cosa dovremmo fare? perseguire un'ottimizzazione e recupero degli spazi vitali, affidandoci ad architetti del tempo e ingegneri dell'archiviazione delle speranze?