Era questo il mondo in cui sognavo di vivere da ragazzino?
Era questo il modo di vivere che sognavo da ragazzino?
L'esistenza di un essere umano è, in effetti, poca cosa rispetto alle idee e ai sogni, o aspettative, che queste generano.
Vieni al mondo e, se hai fortuna, cresci senza grossi problemi, compreso quello di capire come funziona il gioco, ossia venire a conoscenza delle istruzioni per l'uso. Non le conosce nessuno, se non quei pochi privilegiati che vengono allevati fin da subito per gestire le leve che muovono davvero qualcosa.
Tutto comincia sempre con informazioni, per lo più fuorvianti, che ti aprono la mente a ipotesi di miglioramento personale e collettivo, che sembrano a portata di mano, purché si agisca nel modo giusto, mai indicato nelle istruzioni sulla confezione.
Intanto, la macchina schiacciasassi ha continuato a macinare terreno e tempo in egual misura e ci ha condotto lentamente ma inesorabilmente, allo smantellamento della prospettiva incautamente costruita, per lasciare il posto alla disillusione senile, sul far della sera.
Sono saggi i vecchi? È come se lo fossero, si rendono conto che le energie per cambiare non le hanno più e che, quando le hanno avute, è mancata loro la forza necessaria per stravolgere i rapporti di forza a loro vantaggio.
Tuttavia, con mirabile istinto di contraddizione, ci siamo vestiti quasi tutti dei comodi panni della conformazione, dell'omologazione, perchè quelli del cambiamento ribelle li giudicavamo confacenti alle nostre esigenze solo a parole, devo dire con sincerità, anche grazie al convinto contributo di tanti pifferai di Hamelin, che ci hanno indicato ipotesi alternative e meno impegnative, sulla strada in cui era più pratica la nostra antagonista crudele: la democrazia.
Non stupisce, quindi, che , nei fatti, chi ha potuto ha cercato di privilegiare sé stesso e la sua ristrettissima cerchia, con varia fortuna, ma con il comune convincimento che il bene collettivo fosse una chimera da agitare davanti agli occhi dei sognatori irriducibili, mentre si creavano le premesse per la distruzione di tutto.
Ora che il cambiamento sembra quasi irreversibile e che la normalizzazione ha largamente vinto la sua guerra, non lasciando ai sognatori neppure un piccolo scontro in cui avere anche solo l'illusione della supremazia, ci lecchiamo le ferite di una vita buttata al vento, per quanto ci si cerchi delle attenuanti per sopportare il peso che tale conclusione porta nei nostri cuori.
L'occasione c'è sempre stata, da quando esiste il mondo, ma (nel nostro caso) è stata mal sfruttata a causa di nostra incapacità e per l'instancabile opera di cattivi maestri e pessimi esecutori, che non sono stati in grado di leggere correttamente la realtà, pur avendo (almeno in apparenza) lucidamente individuato la strada da seguire.
Quello che non avevamo compreso fino in fondo, perchè non avevamo strumenti per capirlo, era che la conoscenza, l'istruzione, la scalata alla ristretta cerchia dei sapienti con le loro stesse armi, avrebbe avuto molto più successo di una, cento, mille Smith & Wesson.
Quindi, eccoci qui, sul viale del tramonto, ad osservare con malcelata insofferenza il perpetuarsi della stupidità dei semplici, che avrà un corredo di sogni infranti e di panni collaterali, di cui verranno fatti vestire per deviare il percorso, secondo le modalità ormai secolarmente note.
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