E infine, l'aristocrazia intellettuale si rese conto del danno che era insito nel progetto "democrazia", ma solo quando il tempo dei rimedi era trascorso.
Avere improvvidamente concesso libertà di parola e di pensiero a chi non era in grado di elaborare e articolare né l'una né l'altro, aveva portato al baratro che era secondo solo a quello a cui aveva condotto un'economia avida e senza testa.
Un esempio nefasto a cui può condurre solo l'assenza di capacità progettuale di lungo respiro, che porta a soluzioni ispirate a una faciloneria di maniera, divenuta paradigma programmatico di troppa pessima politica.
Il quadro è desolante, specie se considerato nella consapevolezza che niente sarà come prima e che è inimmaginabile il percorso a cui questa insipienza ci condurrà.
Coloro che ripongono speranza in populisti rabberciati il cui impegno progettuale più significativo e di larghe vedute, può condurre alla scelta del film della serata, si rassegnino, non si esce dal labirinto senza il filo di Arianna e tale filo va tessuto con pazienza e umiltà, cosa che manca a ogni maggioranza.
Se la storia ci ha portato un insegnamento, come il buon Gramsci sosteneva, questo è che il popolo è nemico di sé stesso e della sua stessa nazione. Il popolo può indicare una strada sul filo di concetti di massima, poi sta all'aristocrazia intellettuale trovare i modi migliori per perseguire l'obiettivo generale e ricondurlo a soluzioni adatte allo specifico. Rincorrere il favore popolare su singoli temi porta al caos che tutti viviamo.