martedì 6 gennaio 2015

La sconfitta

È così, la linea di caratterizzazione della mia generazione è la sconfitta, quella brutta, quella senza appello, quella le cui colpe non sono attribuibili a nessun altro.  La povertà di spirito e di pensiero che accompagnato la sua parabola è l'elemento principe di questa rovinosa debacle.
La generazione che ha fatto diventare visione, prospettiva, un sogno, convincendosi di poterlo realizzare, senza avere né la forza né l'intelligenza di focalizzarlo come obiettivo e scelta strategica..... quasi che la storia fosse un susseguirsi di eventi preordinati da chissà quale demiurgo, invece che atti pensati, decisi e posti in essere da esseri umani, con tanto di "coscienza critica" (almeno questo pensavo).
Si sono spesi fiumi d'inchiostro e di parole per descrivere il profilo della generazione che ha sognato e inseguito, per almeno una fetta di vita, l'illusione che che potesse esserci una società diversa, il sogno di un'umanità diversa. Quella generazione che ha prodotto qualche piccolo insignificamente mutamento a fronte di una grandiosità che ne delineava le aspirazioni, che è naufragata nella scogliera della normalizzazione..
Una generazione che non ha creduto in sé stessa fino in fondo, che si è lasciata abbindolare dagli ipnotizzatori professionisti e che ha creduto che le parole e non lo scontro, avrebbero potuto cambiare il mondo.
Eppure quella era la sottile linea rossa da oltrepassare, quella dello scontro, della violenza, sia verbale che fisica. Se una chance c'era, era da giocare con astuzia per sbaragliare il nemico e colpirlo sia nelle idee che nel fisico.
Non ne siamo stati capaci, io per primo, immersi nella cultura Hippy del "peace and love", non avevamo dato corretto dimensionamento alla forza dirompente delle azioni, non necessariamente violente e armate. Non abbiamo rifiutato la trappola della democrazia, non abbiamo combattuto la creazione artata di nemici, non abbiamo lottato contro l'imperatore che divideva e dominava, ci siao lasciati infinocchiare come dei bambini inesperti.
Eppure sarebbe bastato poco, la totale disobbedienza civile, non avrebbero potuto imprigionare un intero popolo. Sarebbe bastato definire minimi e comuni orizzonti, ma anche su quelli siamo riusciti a frastagliarci, d'altronde, non abbiamo la stessa idea neppure quando chiediamo un caffè e ce ne siamo inventati almeno quindici varianti.
Che poi disobbedienza sarebbe pure un termine inappropriato, avremmo potuto ignorare il mondo dei "vecchi" e vivere secondo i nostri nuovi schemi e le nostre aspirazioni, creando situazioni di vita a noi congeniali, rifiutanto le cose che volevamo combattere, semplicemente ignorandole, costruendo una società parallela. scardinando il sistema dall'esterno, facendo sì che la proposta alternativa fosse ben visibile a chi si fosse voluto avventurare per sentieri diversi da quelli che la società aveva fino ad allora proposto.
Incredibilmente, già Mogol aveva portato all'attenzione delle masse "il denano ed il potere sono trappole mortali...." proprio lui, araldo dell'industria discografica, uno dei pilatri armati dal potere medesimo, che cercava così di imbrigliare il corso della protesta e delle cose, per ricondurre tutto a un corso più controllabile e gestibile.
L'inganno, ecco quale fu la carta vincente. Il convincimento che bastasse essere giovani per avere lo stesso pensiero, gli stessi intenti, lo stesso sogno. Non era così, ovviamente, ma molti di noi sono rimasti intrappolati in questo equivoco e hanno impostato la loro vita non tenendo conto che non esisteva un vangelo delle idee, ma che ognuno aveva la propria e spesso questa era assai meno nobile delle nostre.
(continua)

L'asceta

L'asceta scettico dubita delle proprietà dell'acido ascetico.

lunedì 5 gennaio 2015

La lotta della Befana

A seguito di un'agitazione sindacale, si informa l'umanità che la Befana consegnerà le calze dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 19.30, presso la sede del Circolo del Sindacato dei Minatori, nella sala riunioni grande.
Il provvedimento si è reso necessario a causa della sospensione di tutte le prestazioni straordinarie in scopa e camino, per sollecitare il rinnovo del contratto, bloccato da ormai cinque anni.

Pino Daniele

Pino Daniele..... lo avevo incontrato a Lucca, dove si esibiva davanti a qualche centinaio di persone, nel 1980, quando l'onda napoletana stava conquistando con fatica e duro lavoro, i favori del pubblico giovane.
Era stato per breve tempo (1978) il bassista di un gruppo che avevo molto apprezzato, Napoli Centrale, nel frattempo aveva fatto qualche canzoncina con delle intonazioni un po' blues, un po' jazz e si era messo a fare il cantante solista, con una voce molto particolare, ai limiti dell'afonia (per non dire della sgradevolezza), ma questo era..... aveva ragione lui e stranamente, aveva incontrato il successo di pubblico e non solo di quello partenopeo.
In realtà due, tre dischi di buona fattura, forse li ha realizzati, poi anche lui, come gli Stones (e come moltissimi altri) ha cantato per anni la stessa canzone, sempre uguale a sé stessa, sempre uguale a sè stesso, senza portare nulla di nuovo a quel sentiero che aveva coraggiosamente (ma forse casualmente) cominciato a tracciare, in un momento in cui il punk trionfava..... un promettente avvenire scioltosi in una noia mortale.....
Ma è ovvio che in un mondo di ciechi un guercio faccia un figurone e così il nostro ha avuto i suoi momenti di gloria anche strumentale, affiancandosi a Metheny, Yellow Jackets e compagnia cantante, così com'è ovvio che nell'industrializzazione della musica sia il pubblico e il denaro che porta (ac pecunia ferentes), a decretare la bontà, o meno di un artista, con un salto di paradigma inquietante, legato non più alla produzione artistica, ma alla quantità delle vendite....e in questo caso, il successo clamoroso di "artisti" come Biagio Antonacci e Gigi D'Alessio, la dice lunga.
R.i.p. Pino onesto musicista e ottimo artigiano.