sabato 26 aprile 2014

G.B.

Rientra nella normalità delle cose che arrivi il momento in cui bisogna separarsi in via definitiva?
Sì, abbiamo faticato molto per accettare che la condizione della vita è che prima o poi finisca.
E quindi dovremmo accogliere la fine con filosofia, con leggerezza, perchè è la componente complementare della vita e delle gioie che questa ci regala nel corso del tempo.
Ma ci sono giorni che è dura da mandare giù.
Ci sono persone con cui trascorri momenti importanti, fitti, densi e poi....... li perdi di vista, se non ritrovarli in qualche saltuario incontro casuale, durante i quali scambi le informazioni dei lunghi periodi di lontananza, in pochi minuti.
È un amorevole inganno di noi stessi, per non farci sentire distanti, lontani. 
Poi, trovi su un social network una foto con l'annuncio che non ti capiterà più di incontrarlo e ti rendi conto che il re è nudo.
Che altro si può fare, se non cercare consolazione nel periodo trascorso insieme a fare musica e a bere vino.... in misura direttamente proporzionale.... ed era tanta musica.
È così, che una foglia dopo l'altra, l'albero della vita libera lo spazio, seccando noi vecchie foglie, per le nuove gemme che formeranno la società delle foglie future.

venerdì 25 aprile 2014

Strategie e leggi di natura.

Un piraña da solo non ce la fa, per questo motivo si muove in branco.
(ovvero come Lilliput si illuse di aver sconfitto Gulliver)

Il deserto

La luce era accecante, intorno solo sabbia, dune e sabbia.
La sabbia veniva sollevata dal vento e andava a creare i nuovi profili delle dune.
Un eterno cambiamento mai uguale a sé stesso..
Non so da quanto tempo stavo camminando, ma era tanto, veramente tanto.
C'era stata, poche ore prima, una tempesta di sabbia che mi aveva fatto perdere bussola e orientamento.
Ogni tanto mi apparivano dei palmeti all'orizzonte, ma si era trattato, fino a quel momento, di miraggi.
Ero bene attrezzato coi rifornimenti d'acqua, non sapevo quanto sarei andato avanti, se non avessi ritrovato quanto prima la direzione corretta...
Mentre camminavo la speranza di ricevere soccorso era ancora forte, in fondo avevo lasciato l'oasi di Abdi diretto verso quella di Wasa el Lamal; le autorità sapevano della tempesta di sabbia e avrebbero dovuto intuire che ci sarebbero stati attraversatori del deserto in difficoltà.
Ma poteva anche darsi che la stanchezza acuisse il mio pessimismo e che, invece, tutta la macchina dei soccorsi era già in movimento.... tanta era la voglia di nutrire anche una flebile speranza di qualche via d'uscita.
La stanchezza era forte e stava mettendo a dura prova sia la resitenza fisica che quella psichica.... intorno il paesaggio dai colori pastello, che diventavano sempre più saturi e vivaci.... la vista cominciava a fare i capricci.
Decisi che la cosa migliore era creare un rifugio di fortuna facendo diventare una specie di tenda la coperta di lana. Avrei dormito di giorno e camminato la notte, contanto su una temperatura certamente più mite.
Dovevo razionare la poca acqua, finita la quale avrei dovuto ricorrere alle urine.
Che situazione.......
Dormì alcune ore, ripresi il cammino che il sole stava calando dietro le dune di occidente, fornendomi un valido punto di riferimento.
Camminavo da tre giorni e le forze erano allo stremo. Decisi che avrei dovuto dormire un poco.
Mi addormentai sognando la salvezza.
Devo il mio ritrovamente alla squadra del sergente Javier Pascal, un caso fortuito, un evento che succede una volta ogni diecimila, infatti l'estensione di sabbia era talmente sconfinata da rendere una chimera qualsiasi ipotesi di salvataggio.
Nel rapporto avevano scritto che ero finito 12 chilometri a est, rispetto alla pista che conduceva all'oasi e l'avevo superata (l'oasi), senza accorgermene, perchè ero passato dal lato più orientale della duna.
Una sorte perfida come non mai, avevo la salvezza a poco più di due ore di cammino e non avevo saputo individuarla, nonostante la mia convinzione di sapermi giostrare in tutte le situazioni. Questa volta ero stato smentito dai fatti e avevo dovuto chinare la testa e dichiarare apertamente la mia sconfitta.
Avevo letto spesso che il sergente Pascal e i suoi uomini non erano nuovi a esperienze del genere e che si erano sempre brillantemente cimentati, con successo, in operazioni di recupero.
Anche stavolta non avevano smentito la loro fama, a questo punto meritata, e avevano recuperato un corpo disidratato, mummificato dal sole.
Già, dopo 62 giorni, 62 lunghi, lunghissimi giorni e altrettante notti, avevano recuperato quei poveri resti, prosciugati dal sole e martoriati dal vento e dalla sabbia, i miei.
Il deserto non mi aveva perdonato neppure da morto.


sabato 5 aprile 2014

Mutazioni

..........ed è per questo che ho deciso di adottarmi, non ne potevo più di vedermi solo e abbandonato.
La razza umana aveva subito una profonda mutazione e i nuovi esseri si mostravano con canini lunghi e affilati e l'indice della mano destra particolarmente sviluppato. Dei veri mostri da film dell'orrore.
L'atrofia riguardava tutto il resto, i tratti erano segnati e, ormai, in modo irreversibile.
Da me sarei stato più sicuro che non altrove.
Questa era stata l'unica decisione che avevo potuto prendere.......
In una bolgia del genere,sempre meglio di nulla.