sabato 30 aprile 2016

Sette e dintorni

In questi giorni di dubbi e di contese amministrative, di posizionamenti dialettici settari e di contese in punta di ignoranza, la numerologia solleva e pone alla luce dell'attenzione, interrogativi che sembravano sopiti sotto la polvere delle strade della storia.
Erano davvero sette i re di Roma? Sette come i nani di Biancaneve e come i Vizi Capitali? Erano sette, o abbiamo stabilito così in ottemperanza a un'osservanza numerologica della cui ragione abbiamo perso financo la memoria?
E che dire delle sette virtù teologali che sono tre? Un trasformismo numerico che fa male all'anima e alla capacità di comprendere, o una necessità di fede per collimare virtù e trinità?
E tacciamo delle sette virtù cardinali, ridotte a quattro, forse in nome di un allineamento mentale e geografico con i punti dell'orientamento, cardinali anch'essi.
E alla fine di questo faticoso processo riscontrare che tre teologali e quattro cardinali fanno sette, per quanto non si possano sommare mele e pere, lascia seminata l'erba dell'incertezza nel nostro già confuso pensiero, come se intorno a noi si stesse combattendo una guerra numerica senza quartiere, perchè i quartieri sono solo quattro e non sette.
Solo il cielo ci può aiutare in questi momenti di profondo sbandamento, solo l'infinitamente grande può soccorrere il nostro ego, che soggettivizza la propria grandezza assumendola a unità di riferimento.
E può succede che ci rendiamo conto che ci sbagliamo, Dubhe, Merak, Phecda, Megrez, Alioth, Mizar e Alkaid ce lo testimoniano, sono le stelle dell'Orsa Maggiore e sono sette non settarie, che ci piaccia o no.