martedì 28 maggio 2013

Le cose essenziali

Ci vogliono anni o esperienze particolari per capire cosa sia essenziale e cosa no.
Nei casi critici, e' essenziale procurarsi il cibo, trovare un riparo per dormire, avere addosso indumenti asciutti per non prendersi malattie e avere la possibilita' di lavarsi per lo stesso motivo.
Insomma, quanto sia essenziale il SUV o incontrare quella determinata persona, assumono prospettive diverse, cosi' come il telefonino di grido o lo stipendio che si percepisce.
Difficile a capire, ma l'essenziale e' cercare di conservarsi in buona salute e in buona presenza di spirito. Quello che i piu' delegano a terzi e' di fatto un'esclusiva prerogativa nostra, mantenersi vivi. A morire ci vuole un attimo e in quel momento non siamo piu' di peso a noi stessi, ma demandiamo ad altri lo smaltimento rifiuti. Ma fino a quel momento non e' possibile essere di peso agli altri per non gravare sulla nostra incapacita' gestionale di noi stessi.
Pesi di tutto il mondo, unitevi e andate a fanculo.

mercoledì 15 maggio 2013

Musica e denaro.

Una vera e propria categoria devastata quella dei musicisti che non hanno successo, avvinghiati al vittimismo e con l'anchilosi al dito indice, puntato verso tutti quelli che sono ritenuti i responsabili delle loro tristezze, a torto o a ragione. Mai uno specchio, una traccia, per quanto labile, di autocritica.
"Non fate studiare musica ai vostri figli" recita il titolo sciocco dell'ultima geremiade curata da un musicante  pieno di disappunto per il mancato riconoscimento in denaro del proprio valore.
Già, perchè a questo siamo. La musica non è un'arte, una disciplina, un moto dell'anima, un conforto, un rifugio dello spirito, no, per questa evoluta genia la musica è lavoro, impiego, che va riconosciuto in denaro sonante (dato l'argomento).
Il leit motiv è sempre lo stesso: ho studiato, sono un bravo esecutore, devo essere pagato, voglio che la musica sia il mio lavoro, siano soldi, siano entrate, sia ricchezza, sia sostentamento.
Comincia qui la creazione delle liste dei colpevoli, che, come dicevamo, sono sempre gli altri.
Come non rendersi conto che il peccato originale risiede nel voler fare dell'arte un mestiere. L'artista della musica non sarà mai un manovale artigiano, un musicante affamato di stipendio, ma seguirà la sua passione fino a che riuscirà a respirare, se poi questo gli porterà anche di che sfamarsi, meglio, molto meglio, ma non sarà mai la prima esigenza, né argomento di lamentele.
Tuttavia il nostro arido musicante individua il bieco colpevole: la schiatta odiosa è quella dei gestori di locali che disdegnano di corrispondere un obolo adeguato al professionista che si presenta per dare sfoggio della sua maestria, preferendogli talvolta artigianucoli improvvisati, che sostituiscono i veri musicisti con diavolerie elettroniche e chiedono una parcella assai inferiore.
Povero musico, frustrato dalla concorrenza sleale di semiprofessionisti, che magari hanno studiato svariati anni, ma si sono dedicati ad attività diverse.... e affrontano la musica come passatempo, quando non come entrata integrativa delle loro magre sostanze.
Povero musico, snobbato da un mondo perfido che vede la musica come riempitivo.... già, come riempitivo, come sottofondo.
E non si incazza perchè si suona la musica negli ascensori, nei ristoranti quando non nei cessi pubblici; no, lui si incazza perchè ha studiato per fare questo mestiere e un mondo organizzato in modo da non soddisfare questo bisogno elementare è un mondo che non merita nulla, poco importa l'uso improprio che si fa della musica.
Che questo mondo meriti poco, per motivi diversi da quelli del nostro amico, lo condividiamo sentitamente. Un mondo popolato da chi non apprezza l'arte (se non in misura ampiamente minoritaria) e non la colloca nello spazio che merita la cultura in una società evoluta, è un mondo che dovrebbe scomparire senza lasciare traccia e di cui non si sentirebbe la mancanza.
Ma da qui a esortare l'allontanamento dei fanciulli dallo studio di una qualsivoglia forma di espressione dell'anima, perchè non darà loro da mangiare, richiama alla mente l'infelice frase di un ministro della Repubblica, riguardo alla relazione che esiste fra arte e procacciamento del cibo.
Lasciate che i nostri figli studino la musica e le arti in genere, forse non ne faranno una professione, ma l'arricchimento spirituale che ne trarranno nel corso della loro esistenza, sarà assai più remunerativo di qualsiasi altra insignificante valuta terrena.

sabato 4 maggio 2013

L'imbarazzo

È che, a volte, mi sento in imbarazzo.